Lei è considerata una delle persone più influenti nel finanziamento privato della cultura svizzera. Questo significa anche compiere scelte di grande responsabilità. A quali principi etici e criteri culturali si ispira quando compie le sue scelte?

«A tutti gli effetti, la portata della promozione culturale del Percento culturale Migros segue molto da vicino quella degli enti pubblici. Noi e le nostre cooperative regionali siamo consci della responsabilità che comporta questa sorta di ruolo di fornitore primario di servizi culturali per la Svizzera. Vogliamo consentire a tutta la popolazione un ampio accesso alla cultura assicurando al contempo offerte di elevata qualità. Collaboriamo con specialisti/e e definiamo criteri chiari per il nostro sostegno. Le nostre linee guida di promozione, inoltre, sono consultabili da chiunque lo desideri. Negli ultimi 20 anni, in generale, ho percepito una forte professionalizzazione dell’intero settore. La trasparenza è diventata di fondamentale importanza».

Nel 2015 è stata votata European Cultural Manager of the Year. Quale marcia in più sono in grado di offrire le donne nel mondo della filantropia e del mecenatismo?

«Ci sono moltissime donne che profondono un grande impegno mecenatesco, ma risultano poco visibili a livello pubblico. Se manca questa visibilità, non possiamo venire a conoscenza della dedizione esemplare di queste persone. Ma la visibilità manca anche alle artiste: per questo sosteniamo numerosi progetti di rete che diano visibilità alle donne, come Helvetiarockt in ambito musicale o SWAN nel settore cinematografico. Bisogna inoltre incrementare la tolleranza nei confronti di altri progetti di vita. Si tratta di un concetto che va oltre il classico tema della conciliabilità tra lavoro e famiglia».

Prima di essere a capo della Federazione delle cooperative Migros come responsabile del dipartimento culturale ed aver poi creato il fondo di sviluppo Engagement Migros, lei ha rivestito importanti incari pubblici sempre in ambito di promozione culturali (Basilea,). Che differenze e quali difficoltà (o vantaggi) ha rilevato nel passaggio dal pubblico al privato?

«Ho avuto la fortuna di apprendere i rudimenti di questo “mestiere” nel settore pubblico: l’elaborazione di modelli di promozione, l’orientamento all’efficacia, gli obblighi verso i/le contribuenti e l’interesse ai processi politici. Ho inoltre avuto l’opportunità di partecipare a progetti speciali come la “Expo.02” o il “Mese europeo della cultura”. Durante queste esperienze ho conosciuto il valore della cooperazione, scoprendo quanto sia entusiasmante prendere iniziative e renderle popolari. Presso la Federazione delle cooperative Migros ho poi constatato con grande gioia che il margine di manovra è ancora più ampio. Questa libertà, tuttavia, implica anche un impegno. Abbiamo il dovere di anticipare e sperimentare le nuove tendenze».

Il Percento culturale Migros ha avviato un grande processo di riforma dei criteri di sostegno della cultura. Di che cosa si tratta? Può spiegarcene i dettagli?

«Nel 2012 abbiamo sviluppato e lanciato il Fondo pionieristico Migros. Successivamente, dopo aver rielaborato la strategia nel settore affari sociali, è stato logico riesaminare anche la strategia di promozione culturale. In questo ambito volevamo intraprendere un nuovo percorso e rompere gli schemi. Con la nuova strategia non promuoviamo più soltanto classiche divisioni come il teatro o la danza, ma operiamo a livello interdivisionale. Questo approccio prevede un orientamento al processo artistico: ci impegniamo nella prima fase di raccolta delle idee che precede la produzione, nell’ideazione e nella divulgazione al pubblico dopo la produzione (diffusione). Questo modello è stato creato dopo un confronto approfondito con i/le rappresentanti di tutte le divisioni e dopo l’analisi di numerosi budget di produzione. Ci consideriamo un soggetto che integra il settore pubblico. Ogni anno, inoltre, mediante bandi a tempo forniamo alla produzione culturale svizzera due o tre impulsi tematici, ad esempio per modalità di lavoro co-creative».

Come giudica l’attuale situazione della cultura alla luce della pandemia. Che politiche sta attuando Migros al riguardo?

«La pandemia ha messo alla prova la nostra nuova strategia di promozione sin dal suo lancio, dimostrandone la validità. Senza dover stravolgere la nostra promozione, in questi tempi difficili siamo riusciti a offrire un supporto efficace. Le operatrici e gli operatori culturali hanno avuto tempo per sviluppare le idee. Noi li sosteniamo nelle loro ricerche promuovendo la fase di ideazione. Per quanto riguarda la diffusione, già in fase di sviluppo abbiamo compreso chiaramente che desideriamo sostenere canali nuovi e innovativi. Guardandoci indietro, possiamo dire di avere colpito nel segno: durante la pandemia, infatti, i canali tradizionali non erano praticabili. Inoltre siamo stati molto flessibili per quanto concerne la cancellazione delle manifestazioni: non abbiamo mai richiesto rimborsi».

Qual è la strategia nel prossimo anno?

«In ambito culturale, il prossimo autunno lanceremo il nostro nuovo progetto di promozione delle giovani leve: anch’esso si baserà su un approccio interdivisionale. In linea generale ritengo che la pandemia avrà un impatto di lungo periodo sulla scena culturale. La cultura sta diventando più ibrida, più flessibile. Questo però significa che anche la nostra strategia di promozione deve essere più elastica». 

Il Percento culturale Migros ha rafforzato le sue strategie di comunicazione verso gli operatori culturali in difficoltà? Se sì in quali forme?

«Sin dal principio abbiamo comunicato chiaramente che non richiediamo il rimborso dei fondi assegnati. In virtù dell’introduzione della nuova strategia di promozione, abbiamo comunque già dialogato intensamente con la scena culturale. I cambiamenti hanno sempre bisogno di una comunicazione empatica. In tale ottica, questa è stata per noi una doppia opportunità».

Molti ritengono che oltre al denaro serva dotare gli operatori culturali di nuove competenze? È d’accordo e se sì di quali competenze?

«Attirare soltanto con i finanziamenti non è una pratica sostenibile nel lungo periodo. Il Percento culturale Migros esiste dal 1957 e da noi lavorano esperti/e di tutti i settori. Sarebbe un peccato se non sfruttassimo questo know-how. Per questo tutti i nostri progetti danno grande importanza alla mediazione e al networking. La piattaforma di mentoring “double” mette in contatto in modo mirato talenti promettenti ed esperti/e di letteratura. A sorprendermi sono state anche le cifre dell’edizione di quest’anno di m4music. Logicamente, il festival della musica pop svolto in streaming ha avuto un pubblico inferiore rispetto al festival vero e proprio. Tuttavia, quasi 1000 musicisti/e si sono registrati sulla nostra piattaforma di rete: si tratta di un numero pari a quello degli accreditamenti per le edizioni in presenza». 

Qual è la sua visione del ruolo della Migros per il futuro della cultura svizzera?

«Il nostro futuro è legato alla tradizione. Continueremo a garantire la fruizione della cultura da parte della popolazione secondo la filosofia del fondatore della Migros Gottlieb Duttweiler. Questo implica anche che dobbiamo promuovere nuove prospettive e imprimere impulsi.  Insieme al Fondo pionieristico Migros e al Fondo di sviluppo Migros, anche in futuro il Percento culturale Migros porterà avanti l’impegno sociale del Gruppo Migros».

Hedy Graber

Dal 2004 Hedy Graber è responsabile della Direzione Affari culturali e sociali presso la Federazione delle Cooperative Migros. La sua funzione comprende l’orientamento nazionale del Percento culturale Migros anziché del fondo di sostegno Engagement Migros. È presidentessa dell’associazione Forum cultura ed economia, fa parte di diverse commissioni, giurie, consigli di fondazione e di amministrazione, ed è stata premiata come manager europea della cultura 2015.