Come è stata coinvolta nella Fondazione e quale è il suo ruolo principale?
«La Fondazione nasce da un’idea filantropica dei miei nonni, Silvio e Marianne Tarchini, che tre anni fa hanno deciso di coinvolgere tutti i nipoti in questo progetto. Insieme ai miei fratelli e cugini, abbiamo lavorato per circa un anno alla ricerca di maggiori informazioni in merito al mondo della filantropia ed in particolar modo delle fondazioni attive in Ticino, ponendo così le fondamenta per l’attività della Fondazione. Attualmente, poiché i miei fratelli e cugini sono ancora impegnati negli studi, sono io a occuparmi della gestione della Fondazione.
Il mio ruolo principale include la supervisione del sito web, la creazione del bando di concorso, la redazione dei comunicati stampa e tutte le attività legate alla ricezione e alla prima fase di valutazione delle candidature per l’assegnazione delle borse di studio».
Qual è stata l’iniziativa o il progetto che l’ha appassionata di più?
«Tra le varie iniziative della Fondazione, il progetto che mi ha appassionato di più è stato quello legato alla creazione del concorso per le borse di studio. Mi ha dato l’opportunità di approfondire diverse tematiche, dalla ricerca di informazioni utili allo sviluppo del bando ed alla sua comunicazione. È stato stimolante vedere come il lavoro svolto insieme ai miei fratelli e cugini abbia preso forma concreta con lo scopo finale di fare la differenza per alcuni giovani che desiderano investire nel proprio futuro. Questo progetto non solo mi ha permesso di crescere a livello personale, ma mi ha anche fatto sentire parte di un progetto importante e duraturo».
In che modo la sua esperienza personale ha influenzato la vita della Fondazione?
«Sono giovane e ho vissuto ancora poche esperienze personali, quindi non penso che nessuna di essa abbia influenzato la vita della Fondazione, ma piuttosto l’inverso. Infatti in pochi anni la Fondazione sta crescendo e ogni anno stiamo incrementando il numero delle borse di studio che vengono assegnate e questo traguardo mi arricchisce personalmente e soprattutto tiene fede all’idea filantropica dei miei nonni».
Quali sono le sfide e i vantaggi di lavorare a stretto contatto con un familiare in un contesto filantropico?
«Lavorare a stretto contatto con familiari in qualsiasi contesto presenta sia sfide che vantaggi. Tra i vantaggi, c’è sicuramente la condivisione di valori ed obiettivi comuni, che rafforza il senso di unità e motivazione nel portare avanti ogni singolo progetto. Le sfide, invece, riguardano soprattutto la necessità di bilanciare i ruoli familiari con quelli professionali. È importante riuscire a mantenere un approccio professionale e separare eventuali dinamiche personali dalle decisioni legate al lavoro. Tuttavia, con il dialogo e la condivisione, queste difficoltà possono essere superate, trasformando le sfide in opportunità di crescita, sia personale che collettiva».
Che cosa sente di avere appreso da suo nonno nell’affrontare questa sfida?
«Dai miei nonni, in particolare da mio nonno, ho imparato molto riguardo alla dedizione, alla visione a lungo termine e all’importanza di operare con integrità e fedeltà. Affrontare questa sfida filantropica mi ha insegnato che il vero impatto non risiede solo nella generosità immediata, ma nella capacità di creare iniziative che continuino a crescere nel tempo, generando un effetto positivo duraturo sulle persone e sulla comunità. Un altro valore importante che ho appreso è la discrezione che vogliamo mantenere nel fare del bene senza cercare visibilità».
Come vede il futuro della Fondazione e quali sono le sue speranze per essa?
«Il futuro della Fondazione Silvio e Marianne Tarchini si fonda sulla continuità dell’impegno filantropico che i miei nonni hanno iniziato. Le nostre speranze per la Fondazione sono quelle di ampliare il sostegno ai giovani meritevoli e continuare a sostenere altri nuovi progetti. Spero che la Fondazione possa diventare un punto di riferimento sempre più solido nel campo dell’educazione e della cultura in Ticino, garantendo opportunità concrete a chi ha il talento e la voglia di crescere, ma non ha sempre i mezzi per farlo».
Quale consiglio darebbe ad altri giovani che desiderano entrare nel campo della filantropia?
«Di iniziare con umiltà e dedizione, senza cercare risultati immediati o visibilità. La filantropia richiede un impegno costante e una visione a lungo termine. È importante identificare cause che ci stanno veramente a cuore e che riflettono i nostri valori. Infine, è essenziale mantenere una certa discrezione, come hanno fatto i miei nonni, evitando di fare della filantropia un’opportunità di visibilità».