Andreas Burckhardt, Lei è riconosciuto a Basilea come un visionario, un talentuoso dirigente d’azienda e un mecenate delle arti. Cosa l’ha spinta a dedicarsi con tanto fervore alla società civile?
«Il mio impegno personale si basa sulla convinzione che sia nostro dovere restituire qualcosa in cambio del molto che riceviamo e che una comunità possa prosperare solo se ciascuno contribuisce al bene comune».
Lei proviene da una famiglia di lunga tradizione: in che modo la famiglia Burckhardt ha contribuito allo sviluppo culturale di Basilea nel corso del tempo e quali progetti o iniziative specifiche sono stati particolarmente importanti per la sua famiglia?
«In effetti, il nostro capostipite, Christoph Burckhardt, giunse a Basilea dalla vicina Germania nel XVI secolo. Oggi i suoi discendenti sono così numerosi e diversificati che in realtà dovremmo parlare di più famiglie, anche se tutte portano lo stesso nome. I Burckhardt sono coinvolti in molti settori diversi, non solo a Basilea. Tra loro ci sono scienziati, politici, artisti e amanti dell’arte, ma anche persone impegnate nel sociale. Ci sono anche persone che non amano affatto apparire in pubblico. In sintesi, direi comunque che molti dei Burckhardt sono in qualche modo impegnati nella res publica».
Quali rappresentanti della famiglia hanno dato un contributo particolarmente significativo a Basilea?
«Alcune donne di grande spessore della nostra famiglia si sono distinte per il loro impegno in ambito sociale. Anna Elisabeth Burckhardt-Vischer, per esempio, gettò le basi dell’Ospedale pediatrico di Basilea nel 1846, mentre Margarethe Merian, nata Burckhardt e moglie di Christoph Merian, fu all’origine della Fondazione Christoph Merian, un’istituzione di grande importanza per Basilea.
Negli ultimi duecento anni meritano certamente una menzione anche altre figure quali lo storico e professore Jakob Burckhardt e suo figlio Carl Jakob Burckhardt, anch’egli storico e commissario della Società delle Nazioni a Danzica. Vorrei anche ricordare i sette membri della famiglia che fecero parte del governo di Basilea, del Consiglio nazionale di Basilea-Città e i sei membri del Consiglio nazionale. Tra gli artisti, hanno dato un interessante contributo il pittore Paul Burckhardt e lo scultore Carl Burckhardt, al quale è stata recentemente dedicata un’esposizione in Ticino».
Cosa la stimola personalmente a impegnarsi come mecenate in ambito artistico e culturale?
«Alla fine degli anni Ottanta, per citare degli esempi, in qualità di Segretario generale della Basilese Assicurazioni, avevo un compito che mi interessava molto, quello di rispondere a tutte le richieste di donazioni. In seguito, come Presidente, ho potuto portare avanti il Baloise ART Prize ad ART BASEL, creato dal mio predecessore. Ogni anno la Basilese Assicurazioni assegna a due giovani artisti un premio di 30.000 franchi svizzeri ciascuno e acquista le loro opere. Ho anche avuto la possibilità di partecipare alla Baloise Session, di cui la Basilese è sponsor principale e Naming sponsor. È un compito appagante ed entusiasmante sostenere in stretta collaborazione con specialisti accreditati gli artisti e le artiste».
In che misura il mecenatismo continua, al giorno d’oggi, a promuovere gli artisti e le iniziative culturali e artistiche a Basilea?
«Il mecenatismo continua ad avere un impatto significativo sulla città. Il nuovo teatro è stato in gran parte finanziato da un gruppo di donne basilesi. Le aziende sostengono i musei o li fondano, come il Museo Tinguely di Roche, e promuovono e addirittura organizzano concerti ed eventi culturali. Le sculture esposte negli spazi pubblici sono spesso frutto di donazioni. Anche il mecenatismo su piccola scala, oggi noto come “crowd funding”, funziona, anche se non più in modo così spettacolare come nel 1967, quando venne organizzata una festa popolare e una votazione dei cittadini per l’acquisto di alcuni quadri di Picasso».
Quali sono le sfide che vede oggi per il mecenatismo a Basilea, soprattutto in una società come la nostra in rapida evoluzione?
«Purtroppo, in generale, l’atteggiamento di farsi carico dei problemi della collettività, contribuendo sia con il proprio lavoro volontario che attraverso donazioni, sta svanendo. Sempre più persone pensano solo o principalmente a se stesse e ai propri interessi. Questo si può notare in molti settori. Basilea non fa eccezione. Anche a Basilea infatti, le battaglie ideologiche e i provvedimenti governativi mossi da interessi meschini stanno spaventando molti cittadini, soprattutto quelli che possono contare su un certo patrimonio finanziario, spingendoli a ritirarsi. Lo stesso vale per le aziende».
Come possono le generazioni future essere ispirate dagli attuali mecenati di Basilea a sostenere a loro volta l’arte?
«Ogni iniziativa filantropica a favore della comunità, sia essa in forma di lavoro, di volontariato o, per quanto possibile, di sostegno finanziario, ha origine nel contesto familiare. È lì che si promuove o meno la comprensione della cultura e si introduce la nuova generazione all’arte. Ogni iniziativa filantropica a favore della comunità, che si manifesti attraverso il lavoro, il volontariato di natura personale, o, quando le circostanze economiche lo consentano, mediante donazioni, trae origine nel contesto dell’educazione famigliare. Aggiungo infine che sono importanti i modelli di riferimento: una musa ispiratrice può rivestire un ruolo cruciale anche nel mecenatismo».
Dr. Elisa Bortoluzzi Dubach, consulente di Relazioni Pubbliche, Sponsorizzazioni e Fondazioni, è docente presso varie università e istituti superiori in Svizzera e Italia e co-autrice fra gli altri di La relazione generosa-Guida alla collaborazione con filantropi e mecenati.