«Donare non significa soltanto sostenere una buona causa, ma anche apprezzare le persone, scommetterci, investirci e promuoverle: i mecenati mostrano un’ampia varietà di motivazioni, a volte non riconoscibili, ma che costituiscono il motore vero di una relazione filantropica. Ha quindi senso esaminare e comprendere più da vicino il legame tra sentimenti, motivazione e azione. Come scrive la filosofa Martha Nussbaum (Nussbaum, M. C., Upheavals of Thoughts, The Intelligence of Emotions, 2003, Cambridge, Cambridge University Press), i sentimenti plasmano i nostri pensieri e influenzano la nostra psicologia, anche se siamo esseri razionali. Perché condizionano le nostre decisioni. Ma anche le decisioni determinano i nostri sentimenti. È un flusso incessante, circolare, che cerca di dare un senso logico alle emozioni che ci guidano e che danno forma alla nostra realtà. Emozioni, pensiero cognitivo e comportamento sono strettamente interconnessi, soprattutto in un campo ricco di emozioni come quello della filantropia».
Come collaborare al meglio con un mecenate?
«Oggi, lavorare con un mecenate significa non solo avere un benefattore al proprio fianco, ma soprattutto un partner. I mecenati sono ormai lontani dall’elargire passivamente le proprie risorse economiche, o dal mettere a disposizione reti e know-how a qualche sconosciuto beneficiario. Vogliono essere parte dell’esperienza, coinvolti personalmente e avere influenza affinché la propria visione diventi realtà, viva e cresca.
Ciò spesso avviene anche quando questi ultimi decidono di mantenere l’anonimato nei confronti dell’opinione pubblica. Vogliono comunque essere, dietro la quinte, parte essenziale del successo del progetto o dell’iniziativa che sostengono. Capire questo significa basare il lavoro su due grandi pilastri: la componente umana e quella cognitiva e razionale.
Personalmente, non ho mai creduto alla filantropia strategica come una forma rigida e asettica, di analisi dei costi, dei ricavi e dell’impatto di un progetto filantropico, ma come un’esperienza umana gratificante che fa crescere tutti: filantropi, beneficiari e l’ambiente in cui i vari progetti si realizzano.
All’origine di questa esperienza umana, stanno comprensione e ascolto profondo, attento e rispettoso delle esigenze di entrambi i partner. Comprendere le motivazioni soggettive del filantropo, condividere riflessioni e pensieri e sviluppare una visione comune, sono elementi essenziali che chi dona valuta ancora prima che diventi rilevante l’analisi di costi e benefici di un impegno. In questo senso, i desideri, le sfide e l’impegno personale, sono per il mecenate altrettanto importanti, se non di più, delle risorse finanziarie necessarie per realizzare un progetto».
Quanto è condizionante per la filantropia la situazione internazionale attuale?
«Artisti e operatori del sociale si trovano in un contesto che, a seguito del Covid-19, delle guerre in corso, della crisi energetica, di quella legata al cambiamento climatico, ha modificato importanti condizioni quadro per la raccolta di fondi e lo sviluppo di progetti culturali e sociali.
Le lacune nei bilanci pubblici hanno incrementato in modo massiccio la necessità di un sostegno privato, ma l’instabilità politica internazionale non favorisce certamente la filantropia. Malgrado ciò, notiamo che i filantropi fortemente impegnati sono sempre più disposti a mettersi in gioco e a fare investimenti a beneficio della comunità.
La filantropia si è professionalizzata: oltre a supplire alla mancanza di fondi di questa o quella organizzazione, è fortemente cresciuta la volontà dei mecenati di trovare soluzioni concrete alle grandi sfide sociali, di superare la logica della filantropia riparativa, che si concentra sulle «emergenze», ignorando spesso a pié pari, che i problemi sono complessi e richiedono uno specifico know-how professionale.
Si tratta per i mecenati nel cosidetto « capacity building », vale a dire il trasferimento di know-how, un decisivo fattore di successo nel mecenatismo contemporaneo. Inoltre, sono nati nuovi strumenti finanziari come ad es. i « social impact bond », la tipologia dei progetti è sempre più spesso oggetto di riflessioni attente da parte dei mecenati e dei loro consulenti e la filantropia tende sempre di più a essere proattiva. L’invito alle singole organizzazioni a mettersi in rete, per sviluppare iniziative comuni che possano risolvere le infinite sfide sociali del momento, è l’imperativo categorico del mondo filantropico.
È prevedibile che in futuro la diversificazione e l’integrazione dei vari strumenti filantropici avranno un ruolo importante nell’organizzazione della solidarietà nel prossimo millennio. Basti pensare alle numerose possibilità che oggi offre l’intervento concertato delle fondazioni, nonostante il mecenatismo individuale sia l’area che sta subendo i cambiamenti più radicali».
Come entrare in contatto con i filantropi?
«Una buona idea è importante, ma non basta a suscitare l’interesse di un mecenate. È necessario inserirla in un progetto concreto, con relativi piani e una documentazione dettagliata. Per ottenere risultati che compensano le energie investite, chi pianifica una raccolta fondi deve considerare tappe precise, tempi e strumenti che includono la disponibilità di informazioni sui potenziali filantropi e la verifica che la reputazione della propria organizzazione e dei propri rappresentanti siano ottimali.
È indispensabile identificare poi il mecenate più adatto, riconsiderando la propria analisi della situazione e gli obiettivi, perché lo scopo è trovare non solo il partner che abbia i mezzi necessari ma anche la passione e la gioia di condividere quel progetto.
La selezione tocca diversi stadi: identificare i potenziali filantropi; classificarli in base alla probabiltà di adesione al progetto; creare la strategia di contatto; espandere la propria notorietà in quel mondo e motivare i potenziali grandi donatori; formulare la richiesta di donazione e, a donazione avvenuta, avviare le attività di ringraziamento, informando il partner su tutti i dettagli (cfr. La relazione generosa-Guida alla relazione con filantropi e mecenati, Franco Angeli Editore, p.60).
A seconda dell’organizzazione, della situazione delle scadenze e del progetto, si stabiliscono priorità che possono essere molto diverse. Inoltre, si è rivelato utile rimanere flessibili, perché può accadere che un mecenate importante sostenga un progetto con una prima piccola donazione e, solo in seguito, faccia investimenti più consistenti. Agli individui e alle organizzazioni che intendono rivolgersi a questo mondo, è oggi possibile ricorrere anche a banche-dati specializzate quali WealthX (https://www.wealthx.com/).
Quali consigli dare per mantenere un buon rapporto nel tempo con il mecenate?
«Mantenere viva la relazione significa alimentare il ricordo dell’atto di donazione e delle emozioni positive a esso associate, e capire che questo richiede impegno, dedizione, energia e fantasia. La gioia di donare, la soddisfazione di aver investito il proprio denaro in un’attività a beneficio di altri, l’orgoglio di essere riconosciuti e amati come benefattori sono tutti elementi importanti per la costruzione di una relazione appagante e di successo.
Le organizzazioni cercano mecenati che condividano essenzialmente gli stessi valori e principi. La realizzazione di un progetto è quindi un percorso unitario che idealmente porta a una partnership profonda. È un viaggio in cui il filantropo non vuole sentirsi solo, ma essere accompagnato, informato e sostenuto ed è un’opportunità per approfondire il rapporto umano con lui.
Come in ogni circolo virtuoso, l’aspetto umano è sempre da privilegiare e alla base di ogni rapporto, sia personale che di affari. Non si può prescindere infatti, dal conoscere a fondo una persona e soltanto così si riesce a capirne i sentimenti e le passioni e, quando e dove possibile, provare a condividerli. La relazione tra mecenate e beneficiario è certamente sfaccettata e complessa, ma la ricerca di una reciproca conoscenza può rendere più appagante ogni tipo di rapporto e stimolare la reciproca fiducia, a favore di tutta la società».
L’esperta in mecenatismo
*Dr. Elisa Bortoluzzi Dubach, consulente di Relazioni Pubbliche, Sponsorizzazioni e Fondazioni, è docente presso varie università e istituti superiori in Svizzera e Italia e co-autrice fra gli altri di La relazione generosa-Guida alla collaborazione con filantropi e mecenati .
Letture e studi di riferimento
- MESCH, D, PACTOR, A, https://philanthropy.iupui.edu/research/research-publications/index.html (besucht am: 29.11.2017);
- Andreoni, J. / Brown, E. / Rischall, I., Charitable giving by married couples: Who decides and why does it matter? in: The Journal of Human Resources, 2003, 38 (1), S. 111 ff., Madison, WI, The University of Wisconsin Press, Journals Division;
- Bekkers, R., Measuring altruistic behavior in surveys: The all-or-nothing dictator game, Survey Research Methods, 2007, 1 (3), 139 ff., Konstanz, University of Konstanz;
- Bekkers, R., Charity begins at home: How socialization experiences influence giving and volunteering, Paper prepared for the 34th Arnova Annual ConferenceWashington DC, November 17-20, 2005, besucht am: 30.11.2017;
- Bekkers, R. / Wiepking, P., A literature review of empirical studies of philanthropy: eight mechanisms that drive charitable giving, in: Nonprofit and Voluntary Sector Quarterly, 2011, 40 (5), S. 924 ff., United States Sage Publications;
- Wilhelm, M. O. / Bekkers, R., Helping behavior, dispositional empathic concern, and principle of care, Social Psychology Quarterly, 2010, 73 (1),11 ff., Washington, DC, Amercian Sociological Association;
- WIEPKING, P. / EINOLF, C., Cross-national gender differences in giving: An international perspective, Paper presented at the 22nd Annual Symposium of the Center on Philanthropy at Indiana University, 2011, Chicago;
- WIEPKING, P. / BEKKERS, R., Does who decides really matter? Causes and consequences of personal financial management in the case of larger and structural charitable donations, Voluntas, 2010, 21, S. 240 ff., Springer US;
- Barclays in association with Ledbury Research, Global Giving: The Culture of Philanthropy, Barclays Wealth white paper, 2010