Signor Andreazzi, perché Credit Suisse ha deciso di costituire un centro di competenze per fondazioni di pubblica utilità?

«Da un lato, ci siamo resi conto che un numero sempre crescente di persone sente il desiderio di essere coinvolto in iniziative benefiche, devolvendo una parte del proprio patrimonio a sostegno di una buona causa. Sappiamo inoltre che, da un punto vista normativo e sociale, la Svizzera offre delle condizioni quadro ottimali; è quindi uno dei Paesi più interessanti per la filantropia e di conseguenza per le fondazioni di pubblica utilità. Dall’altro lato abbiamo constatato come, negli ultimi anni, siano cresciute rapidamente le sfide per una gestione efficiente delle fondazioni sia da un punto di vista della governance, che da quello della gestione del patrimonio, in linea con gli obiettivi che si prefigge ogni fondazione. Questo ha portato numerose fondazioni di pubblica utilità a ricercare sostegno da parte di professionisti. Credit Suisse ha quindi deciso di rispondere a queste necessità costituendo un centro di competenze che convogliasse le conoscenze interne della banca nella gestione e nelle normative delle fondazioni, così come nell’ambito degli investimenti sostenibili. Ciò ci permette di sostenere in maniera professionale le fondazioni di pubblica utilità nel promuovere e raggiungere i propri obiettivi filantropici».

 

Quali sono i motivi per cui il vostro istituto può essere considerato un partner credibile da parte di una fondazione?

«Il rapporto tra Credit Suisse e il mondo delle fondazioni di pubblica utilità vanta una lunga tradizione e si sviluppa su più livelli. Da un punto di vista istituzionale, ad esempio, Credit Suisse «possiede» numerose fondazioni proprie, come ad esempio la Fondazione del Giubileo di Credit Suisse fondata nel 1981 e che da allora sostiene progetti selezionati in Svizzera. Credit Suisse ha inoltre instaurato negli anni una serie di importanti partnership con oltre 100 organizzazioni senza scopo di lucro in Svizzera, nonché partnership strategiche di lunga data con Pro Juventute e Croce Rossa Svizzera. Tutto ciò ci ha permesso negli anni di accumulare una notevole esperienza nel campo delle fondazioni, ma più in generale in quello della filantropia. Ai nostri collaboratori offriamo da cinque anni un corso di formazione specialistico per consiglieri di fondazione. In questo modo anche i nostri collaboratori possono assumere un ruolo attivo apportando la propria professionalità ed expertise nei consigli di fondazioni in cui siedono».

 

Signor Inian, lei e il signor Andreazzi siete gli ambasciatori regionali del centro di competenze per fondazioni di utilità pubblica di Credit Suisse. Concretamente qual è il vostro ruolo?

«Il nostro ruolo principale è quello di fungere da ponte tra le esigenze dei nostri clienti in Ticino e le competenze che come Credit Suisse abbiamo a disposizione. La prossimità e la vicinanza con la nostra clientela sono fondamentali, ma in un mondo sempre più complesso è altrettanto indispensabile poter contare sull’expertise che unicamente un istituto globale come Credit Suisse può mettere a disposizione della propria clientela. La nostra aspirazione non è esclusivamente quella di sostenere le fondazioni nell’ambito degli investimenti, ma è anche quella di accompagnare le fondazioni nelle varie fasi della loro esistenza. Forniamo una prima consulenza nella fase di costituzione di una fondazione e nella creazione o nella revisione del regolamento di investimento. Possiamo aiutare le fondazioni esistenti nel caso vogliano introdurre una contabilità titoli oppure avvalersi della contabilità titoli di Credit Suisse. Infine, supportiamo le fondazioni presenti sul nostro territorio a creare una vasta rete di contatti con specialisti e con altre organizzazioni senza scopo di lucro. Per questo motivo, nel corso del 2020, organizzeremo in Ticino diversi eventi con relatori di spicco».

 

Signor Inian, che valore aggiunto potete offrire alle fondazioni per quel che concerne la gestione patrimoniale?

«La gestione patrimoniale è ovviamente il nostro core business. Abbiamo constatato come un numero sempre crescente di fondazioni desideri integrare criteri ambientali, sociali e di governance nel proprio processo di investimento al fine di conciliare la strategia d’investimento con lo scopo perseguito dalla fondazione stessa. In questo modo non solo è possibile ridurre i rischi di reputazione, ma anche contribuire a cambiamenti sociali e ambientali positivi. Sulla base dei valori e degli obiettivi dei clienti, offriamo soluzioni conformi ai criteri di sostenibilità di Credit Suisse, che puntano a conseguire rendimenti finanziari con un impatto sociale ed ecologico positivo. Più nel dettaglio offriamo una consulenza strategica in questo ambito, così come il nostro «Sustainability Portfolio Check» per fondazioni di una certa dimensione, che permette di riportare in maniera chiara al cliente la situazione corrente del suo portafoglio».

 

Signor Andreazzi, qualora una persona decidesse di restituire parte del proprio patrimonio alla società, lo può fare unicamente attraverso una fondazione indipendente?

«Quando si dispone di un patrimonio importante e si vuole essere completamente liberi nella scelta e nelle modalità dei progetti da sostenere, ciascuno può costituire la propria fondazione indipendente di pubblica utilità. Noi affianchiamo i nostri clienti in questo percorso; dalla costituzione della fondazione stessa sino alla costruzione di un portafoglio che garantisca un investimento di capitale conforme allo scopo. Non tutti i clienti sono però disposti e in grado di costituire una fondazione indipendente, sia perché non dispongono del know-how specialistico necessario, sia perché una simile attività è ritenuta troppo onerosa e impegnativa in termini di risorse. Le fondazioni mantello di pubblica utilità possono allora rappresentare un’interessante alternativa al riguardo. Nell’ambito di queste fondazioni mantello, i donatori possono costituire una subfondazione, che offre possibilità simili a quelle di una fondazione indipendente».

 

E Credit Suisse può fare qualcosa in questo ambito?

«Quasi 20 anni fa Credit Suisse ha creato le fondazioni mantello Accentus, Empiris e Symphasis proprio per offrire ai clienti una piattaforma che permettesse loro di impegnarsi in modo mirato ed efficace in attività filantropiche. Come in una fondazione indipendente, è il fondatore a decidere quale scopo dovrà perseguire la subfondazione, il suo nome e le modalità di distribuzione. Le fondazioni mantello vantano un’esperienza pluriennale nella ricerca, nella selezione e nel controllo di progetti di pubblica utilità. In questo contesto va sottolineato che i costi per la costituzione e la gestione della subfondazione sono sostenuti in larga misura dalla fondazione mantello di Credit Suisse. Grazie ai costi ridotti vi sono più mezzi disponibili per la realizzazione dello scopo di pubblica utilità».

 

Signor Inian, le fondazioni con le quali interagite si aspettano anche un supporto per quel che concerne la raccolta fondi?

«Quello della raccolta fondi è certamente un tema ricorrente nei nostri colloqui con i rappresentanti di fondazioni di pubblica utilità. Anche se non possiamo condurre attivamente raccolte fondi, possiamo indirizzarle alla piattaforma di crowdfunding Copalana lanciata nel 2018 (www.copalana.org). La piattaforma si occupa esclusivamente di raccogliere fondi volti a sostenere iniziative benefiche in linea con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’ONU. Inoltre le organizzazioni benefiche ricevono il 100% delle donazioni grazie a partnership pro bono e all’assenza di commissioni, coperte da Credit Suisse».

 

Signor Andreazzi, signor Inian, un’ultima domanda. Quali sono state le vostre prime esperienze dal lancio del nuovo centro di competenze di Credit Suisse?

«Ci siamo resi conto che, nel nostro Cantone, le fondazioni di pubblica utilità rappresentano un’importante realtà. Secondo l’Autorità di vigilanza sulle fondazioni e LPP della Svizzera orientale vi sono 561fondazioni in Ticino nonché numerose fondazioni che sottostanno alla sorveglianza federale e questo ci porta ad avere una delle più alte medie pro-capite a livello nazionale. Molte fondazioni di piccola e media dimensione devono affrontare, con mezzi relativamente contenuti, un crescente onere normativo e amministrativo. Vedere con quanta passione, dedizione e visione i donatori e i membri dei vari consigli portano avanti lo scopo delle diverse fondazioni ci ha colpito molto. Noi ci sentiamo privilegiati di poterci interfacciare con questo mondo. Questo ci permette di vedere un ambito differente del nostro lavoro quotidiano e di relazionarci con il cliente in un contesto dove la finalità è altamente nobile».