Lei, André Hoffmann, fa parte di una famiglia dedita alla filantropia da generazioni. Che significato ha avuto crescere in un ambiente in cui la generosità personale è sempre stato uno dei valori portanti?
«Penso spesso con grande gratitudine alla mia infanzia e all’influenza dei miei genitori, di cui – come ogni bambino – mi sono reso conto solo da adulto. I nostri genitori ci hanno mostrato cosa significa assumersi una responsabilità sociale».
Si può dire che c’è un «sapere famigliare» che grazie alla tradizione filantropica si tramanda di generazione in generazione e se sì, come?
«Parlare di sapere famigliare mi sembra troppo, ma naturalmente ciò che si discute a tavola in famiglia condiziona l’intera vita di una persona. Per questo io e mia moglie abbiamo cercato di mostrare ai nostri figli le realtà sociali e umane e di sensibilizzarli su queste tematiche».
C’è una figura che l’ha particolarmente ispirata e perché?
«Naturalmente mio padre, Lukas Hoffmann, che nel corso della sua lunga vita ha lavorato instancabilmente e con grande successo in favore della nostra società civile ; basti pensare al suo lavoro come co-fondatore del WWF e come promotore della salvaguardia di importanti zone umide in tutto il mondo».
Lei si è molto impegnato a favore della natura con un largo dispiegamento di mezzi e un impegno personale molto importante che prosegue in varie forme. Che cosa può compiere un filantropo che le autorità pubbliche non riescono a fare ?
«Non credo che su questi temi l’impegno dello Stato e quello dei privati si contrappongano. Alla nostra società serve semplicemente l’impegno di entrambi, dellle istituzioni pubbliche e dei privati».
Qualche mese fa in una intervista alla NZZ am Sonntag ha affemato che «la filantropia tradizionale ha fallito». Potrebbe precisare meglio questa affermazione, che cosa intendeva veramente ? Parlava della filantropia a favore della natura e dell’ambiente o di tutta la filantropia anche quella al servizio delle arti, della musica, della ricerca ecc ?
«In realtà, sono stato molto chiaro: la filantropia è e rimane necessaria, anzi indispensabile. Ma fallisce quando i beneficiari che sono stati sostenuti da filantropi per anni diventano permanentemente dipendenti dal punto di vista finanziario e non riescono ad assicurarsi un finanziamento indipendente per le loro attività a lungo termine. Spetta a noi, che li supportiamo insieme alle istituzioni pubbliche, garantire il successo di questi finanziamenti a lungo termine».
Sta parlando della filantropia a favore della natura e dell’ambiente o della filantropia nel suo complesso, compresa quella al servizio dell’arte, della musica e della ricerca?
«Sto parlando della filantropia nel suo complesso. Ma, ancora una volta, promuovere progetti concreti in campo sociale, culturale e scientifico è più che mai una necessità. Tutti coloro che possono dovrebbero contribuire, ma cercando forme di cooperazione che non portino i beneficiari a dipendenze inopportune».
Quali sono le alternative concrete che lei vede alla filantropia tradizionale: gli investimenti nella finanza sociale, le benefit corporations, altri ?
«Non è importante di fatto quali siano le terminologie utilizzate. Ciò che conta a mio parere è che si tratti davvero di partenariati che non si limitano soltanto al fatto che uno paghi e l’altro incassi».
Che cosa pensa che sia utile che un filantropo come lei faccia per ottimizzare gli investimenti filantropici ?
«Due cose sono fondamentali: il controllo dei risultati e una solida base di fiducia nella cooperazione. Oggi non è più possibile per i mecenati donare denaro e poi non preoccuparsi di come queste somme vengono utilizzate».
In Svizzera ci sono oltre 15.000 fondazioni, due terzi delle quali erogative e gran parte di loro attive nella filantropia tradizionale. A suo parere, quale tipo di dibattito dovrebbe essere avviato a suo parere per ottimizzare gli investimenti filantropici di queste realtà ?
«Voglio spezzare una lancia a favore del lavoro svolto all’interno dei consigli di amministrazione delle fondazioni. Di norma, non si tratta più da un pezzo di « feel-good club » i cui membri sono più interessati al pranzo successivo che ai temi trattati. Al contrario, i consiglieri di amministrazione di fondazioni ben gestite lavorano sodo per raggiungere gli obiettivi e implementarli concretamente. Anche la professionalizzazione degli uffici operativi delle fondazioni ha un influsso positivo sulla qualità dell’attività».
Con i suoi figli lei sta lavorando ad una nuova visione dell’impegno a favore della società civile. Come li ha coinvolti in questo importante progetto comune e che ruolo concreto hanno ?
«I nostri figli sono ormai adulti e sono nel pieno della vita. Per questo motivo, da molto tempo, le nostre conversazioni li coinvolgono direttamente. È certo che mia moglie e io rendiamo i nostri figli partecipi delle decisioni, e naturalmente soprattutto dei nostri interventi a favore della società civile».
La crisi dell’ambiente e della natura è anche eminentemente una responsabilità dei governi dei singoli stati. Crede personalmente a un giving pledge europeo che diventi un partner stabile dei governi ?
«Viviamo in tempi drammatici, con la guerra in Europa, la pandemia tutt’altro che finita, l’inflazione a livelli record e altre difficoltà. In questo contesto, è estremamente difficile stabilire una relazione stabile, come quella di cui lei parla, fra filantropi e governi».
In caso contrario quale percorso innovativo potrebbero intraprendere i filantropi per avviare un dialogo costruttivo con le amministrazioni pubbliche ?
«Le rispondo con il proverbio “la goccia continua scava la pietra”. Personalmente, colgo ogni occasione per parlare con i rappresentanti dei governi e creare un rapporto di fiducia ogni volta che è possibile. Si tratta di un approccio che funziona bene, anche quando i cambiamenti di governo rendono necessario ricominciare da capo».
André Hoffmann, lei ha mai pensato di impegnarsi in politica personalmente ?
«Sì, sono stato coinvolto nella nostra comunità locale per diversi anni. Ho molta ammirazione per quelle persone che si mettono a disposizione per mandati politici per un lungo periodo di tempo».
Da ultimo se dovesse esprimere il suo personale auspicio per una società più equa e sostenibile che cosa si augurerebbe ?
«Nonostante le reali difficoltà e le sfide, non dobbiamo perdere l’ottimismo. Non sono un ingenuo, ma sono convinto che le crisi ci rafforzino nel lungo periodo e ci spingano a lavorare ancora più intensamente al servizio della collettività».
*Questa intervista è stata raccolta in occasione del Simposio Svizzero delle fondazioni 2022 « Perspectives » organizzato da SwissFoundations–Associazione delle fondazioni erogative svizzere.
Alcuni progetti sostenuti
- Fondation Tour du Valat (https://tourduvalat.org/)
- HGIBS – Hoffmann Global Institute for Business and Society (https://www.insead.edu/centres/the-hoffmann-global-institute-for-business-and-society)
- Weidenfeld Hoffmann Trust (https://www.whtrust.org/)
- Hoffmann Fellowship World Economic Forum (https://www.weforum.org/communities/hoffmann-fellows)
- Fondation MAVA (https://mava-foundation.org/fr/)
Chi è André Hoffmann
Imprenditore, ambientalista e filantropo, è un convinto sostenitore del business come forza per il bene, e si batte con determinazione affinché le aziende si impegnino per le cause sociali e la sostenibilità. Hoffmann è vicepresidente di Roche Holding Ltd, un’azienda farmaceutica innovativa fondata dal suo bisnonno nel 1896. È inoltre membro del Consiglio di Amministrazione della società interamente controllata Genentech Inc. Oltre a questi ruoli non esecutivi nell’azienda di famiglia, Hoffmann è impegnato a promuovere un’evoluzione positiva dei sistemi aziendali nel consiglio di amministrazione di SystemIQ. È membro del Consiglio di amministrazione del Forum economico mondiale e del Centro per la quarta rivoluzione industriale.
Noto è anche il suo impegno anche nel campo della conservazione e della sostenibilità. È presidente della Fondation Tour du Valat, un istituto di ricerca di fama mondiale per la conservazione delle zone umide, e presidente di MAVA, un’importante fondazione per la conservazione. Ha fatto parte dei consigli di amministrazione di WWF International, Wetlands International, Global Footprint Network e FIBA.André Hoffmann ha contribuito a fondare l’Hoffmann Global Institute in Business and Society (HGIBS) presso l’INSEAD e ne presiede il comitato consultivo. Si è laureato in economia all’Università di San Gallo e ha conseguito un MBA all’INSEAD.