Claudio Cecchetto Claudio Cecchetto,  lei ha attraversato con le sue numerose attività, e una straordinaria capacità di anticipare i tempi, 40 anni di storia della musica e dello spettacolo in Italia. Guardandosi indietro, che cosa ricorda con maggiore piacere e soddisfazione?

«Se mi guardo indietro posso dire di aver pensato tanti programmi, alcuni li ho solo presentati, altri li ho costruiti da zero. Ho prodotto dischi, ho fondato Radio, progettato software, scelto vinili in consolle e firmato contratti per me e per i miei artisti. In tutti questi ruoli, ho imparato che non esistono due situazioni uguali. Per me è sempre la prima volta. E non posso dire quale esperienza sia stata più importante e quale meno. Parlerei piuttosto di un flusso continuo di opportunità e occasioni, da un’idea o da un programma nasceva qualcosa di nuovo, che poi generava un successivo impegno. E sempre stato così e questo modo di procedere continua a soddisfarmi pienamente e a darmi l’energia necessaria per rinnovarmi continuamente».

Che cos’è il successo e quali sono le capacità indispensabili per raggiungerlo?

«Il successo viene spesso definito come una droga, perché è facile riferirlo al successo di massa, al divismo. In verità, la definizione di successo è molto soggettiva e c’è piena soddisfazione anche in una vita semplice, fatta di piccole cose. Probabilmente il successo equivale alla somma di più soddisfazioni riferibili alle aspettative personali. Possedere certe caratteristiche aiuta a sviluppare quello che intendo come talento. In tanti casi si tratta di sviluppare una propensione, che cresce in ciascuno di noi con il passare degli anni, per il condizionamento ambientale oppure per le opportunità offerte. L’ingrediente principale per avere successo consiste dunque nello sviluppare un talento che sia spendibile sul mercato. Se voglio diventare un grande chitarrista non posso aspettare che un fulmine dal cielo mi colpisca e trasformi la mia mano in quella di Jimi Hendrix. Serve esercizio, e ne serve così tanto dal farmi esercitare anche quando non ne ho voglia».

Claudio Cecchetto con Gerry Scotti

A questo proposito, lei ha sempre svolto un ruolo di Talent Scout…

«Il talento è un dono. È esaltante scoprirlo, farlo esprimere, renderlo fruibile. Un regalo che passa dall’artista al pubblico. Ho sempre cercato di essere un amplificatore di talento. Mi entusiasmo quando scopro un artista. Penso subito a come fare per aiutarlo a diventare il numero uno. Penso a personaggi come Gerry Scotti, Jovanotti, Fiorello, gli 883 di Max Pezzali, Pieraccioni, Amadeus, Sandy Marton, Taffy, Tracy Spencer, Sabrina Salerno… e poi Fabio Volo, Marco Mazzoli, Daniele Bossari, Marco Baldini, Luca Laurenti, i Finley, DJ Francesco… dimenticando sicuramente qualcuno!».

Ha pubblicato un libro intitolato “Il talento è un dono il successo un mestiere”. Che consiglio si sente di dare ad un giovane che si affaccia oggi al mondo del lavoro?

Claudio Cecchetto
Claudio Cecchetto con Javanotti al JovaBeach Ravenna 2022

«Gli suggerirei di essere ben sicuro della strada che vuole intraprendere e poi di impegnarsi molto, senza lasciarci scoraggiare dalle difficoltà che indubbiamente prima o poi si troverà ad affrontare. Senza dubbio ogni essere umano mostra doti o attitudini più spiccate in alcune attività rispetto ad altre, e se alcune doti si mostrano in modo naturale o casuale, altre emergono attraverso l’esperienza, la conoscenza, l’impegno o anche attraverso un aiuto esterno. Non vi è talento che non abbia bisogno di essere coltivato ed allenato».

Lei è da sempre molto attivo nel campo dei new media, dove ha creato anche una web Radio. Quali sono i suoi principali contenuti?

«Ricordo che Mike Bongiorno, scelto da Silvio Berlusconi come direttore artistico di TeleMilano, mi volle con sé. Con la fiducia, e lo stipendio che mi diede, fondai Radio Deejay e all’epoca fu una vera e propria rivoluzione nel campo della radiofonia. Oggi sono convinto che il web possa essere l’upgrade della radio. L’ “Fm” ha il limite della territorialità nazionale. Attraverso la web radio si può dare vita a un prodotto su base italiana ma esportabile a livello mondiale».

Digitalizzazione, Social, Intelligenza Artificiale: che futuro prevede per il mondo della comunicazione e dell’informazione?

La Cecchetto Fanily per “Corri la vita”

«Secondo me non bisogna aver paura della rivoluzione digitale a cominciare dall’ultimo fenomeno, quello dell’intelligenza artificiale agitato da qualcuno come uno spettro perché minaccia di rubare il lavoro a milioni di persone. Piuttosto va governata e indirizzata con giudizio, apprendendo il modo migliore per goderne di tutti i possibili benefici. Una sfida che va comunque affrontata per portare la nostra società verso la costruzione di un mondo ibrido, che coniughi e integri le diverse esperienze, fisiche e digitali senza lasciare indietro nessuno. E poi mi ricordo quando qualche decennio fa ci trovammo a fare i conti con internet, che all’epoca sembrava un oggetto misterioso, e oggi invece fa tranquillamente parte della nostra vita quotidiana».

Quali sono i progetti che più le stanno a cuore e che vorrebbe realizzare nel corso dei prossimi anni?

«Sono tanti, a cominciare dalla realizzazione di una radio web che dovrà essere qualcosa di assolutamente innovativo nel panorama non solo italiano. D’altra parte la mia filosofia è sempre stata quella di creare qualcosa di nuovo, non di imitare ciò che era già presente sul mercato. E poi continuerà la mia attività di scoperta e lancio di nuovi personaggi: a breve si parlerà molto di Miss Luna, una cantante che con la sua voce e la sua personalità sconvolgerà il mondo musicale italiano».