Dott. Franco Denti, ci vuole raccontare come è avvenuta la scelta di diventare un medico e quali sono state le esperienze che si sono rivelate più importanti nel determinare il suo impegno a favore della salute dei suoi concittadini?

«Posso dire che ho quasi sempre vissuto negli ospedali poiché sin da piccolo dai 6 agli 11 anni ho avuto il padre ammalato e frequentemente necessitante di cure ospedaliere e ho potuto assistere all’impegno caritatevole sia degli infermieri che dei medici che avevano in cura il mio papà. Sono luganese doc, ho studiato medicina e chirurgia presso le università di Pavia e Zurigo, ottenendo il titolo di specialista in Medicina Generale FMH. Dal 1997 sono stato titolare di uno studio medico a Barbengo fino al maggio scorso. Attualmente continuo la mia professione nel mio quartiere nativo a Molino Nuovo.

Ho coltivato la mia passione per la medicina peregrinando per gli ospedali svizzeri, maturando esperienza nel mio studio e come direttore sanitario di due case per anziani. Dal 2006 sono Presidente dell’Ordine dei Medici del Canton Ticino (OMCT), associazione di diritto pubblico, che promuove gli interessi del corpo medico ticinese, ma collabora intensamente con lo Stato nella tutela della salute della popolazione (esempio: i check point da noi creati durante la pandemia)». 

Quali sono state le principali questioni che in questa veste ha avuto modo di affrontare?

«La presidenza dell’Ordine, nonché essere membro della Camera dei Delegati (“il Consiglio degli Stati dei medici”) della Federazione dei Medici Svizzeri (FMH) mi ha permesso di svolgere un ruolo di primo piano nel lancio di diverse iniziative a sostegno della medicina di famiglia, la medicina di prossimità. In qualità di membro nel Comitato della Società Svizzera di medicina generale (SGAM) e di vicepresidente nazionale, abbiamo lanciato, l’iniziativa popolare “Sì alla Medicina di Famiglia” che ha raccolto oltre 50’000 firme in poche settimane e che poi è stata plebiscitata dal popolo svizzero con l’80% dei voti favorevoli nella votazione federale “Si alle cure di base”.

Nel 2008 e nel 2012 ho coordinato a livello cantonale il Comitato contrario al Managed Care e favorevole al mantenimento della libera scelta del medico e dell’ospedale da parte dei cittadini svizzeri. Gli anni della pandemia da COVID-19 sono poi stati un banco di prova per tutti e, nella mia funzione di Presidente dell’OMCT ho potuto contribuire, grazie all’encomiabile supporto di tutto il corpo medico e insieme a tutte le istanze del nostro Cantone, a contrastare la pandemia, ad alleggerire il carico degli ospedali e a fornire supporto e assistenza alla popolazione ticinese».

Lei è una voce molto attiva nel mondo dei media. Quali sono le luci e le ombre della comunicazione in ambito sanitario?

«Purtroppo rimango sovente deluso dalla superficialità della stampa ticinese. Sono consapevole che i temi del settore sanitario siano complessi, piuttosto tecnici e, pertanto, di non facile comprensione per l’opinione pubblica. Ritengo, tuttavia, che vada promosso un maggior sforzo da parte dei media per rendere oggettivamente più comprensibili i temi di politica sanitaria, affinché la popolazione sia più pronta – quando si tratta di deporre nell’urna un “si” o un “no” – ad affrontare riforme incisive del sistema sanitario nazionale».

Il prossimo 18 ottobre lei organizzerà un grande evento per i 90 anni in Svizzera di della Tribuna Medica Ticinese, uno dei principali giornali scientifici del Paese, nonché organo di stampa ufficiale dell’Ordine dei Medici del Canton Ticino (OMCT). Che significato ha e quali saranno i contenuti di questo evento?

«Il 90° compleanno della Tribuna Medica Ticinese (TMT) sarà un momento importante per sottolineare non solo gli sforzi, ma anche il successo della nostra rivista in un contesto di pubblicazioni fallimentare a livello nazionale. Per esempio: la storica “rivista medica della FMH” è fallita! Incredibile! Mentre la TMT mantiene inalterato il proprio “appeal” di organo ufficiale dell’OMCT e di rivista scientifica dedicata alla pubblicazione di interessanti studi clinici da parte di un buon numero di medici attivi nel nostro Cantone. Addirittura, la nostra TMT è destinata a crescere di livello e a raggiungere un traguardo prestigioso perseguito da anni, frutto della collaborazione con il neo costituto Istituto di Medicina di Famiglia dell’USI».

Che significato ha la scelta di assumere anche una denominazione in inglese?

«A partire da quest’anno ogni numero di TMT includerà un articolo sottoposto a peer-review secondo rigorosi criteri riconosciuti internazionalmente. Questo passo rappresenta una pietra miliare per la nostra rivista e per tutta la comunità medica del nostro territorio. Per questo motivo TMT assume anche la denominazione inglese Ticino Medical Tribune. La peer-review è il gold standard nella comunicazione scientifica. Introdurre questo sistema è un segnale di crescita e di impegno verso una medicina basata sulle evidenze scientifiche. In un’epoca in cui la quantità di informazioni mediche disponibili è vastissima, ma non sempre di qualità verificata, la peer-review assume un ruolo cruciale. Ticino Medical Tribune diventa così una piattaforma con una parte legata alla politica sanitaria (svizzera e ticinese) e una incentrata sulla ricerca con uno spazio riconosciuto e qualificato anche oltre i confini ticinesi».