Che peso hanno gli Hedge Funds nel quadro delle strategie di investimento del vostro Istituto? 

«Il 100%. Riconosciuta dalla FINMA, la società collabora attivamente con clienti Istituzionali quali Banche, Fondi Pensione, Family Office e con clientela privata facoltosa (“UHNWI”) ai quali fornisce servizi di Advisory (Due Diligence, selezione dei gestori, Risk Management, Portfolio Management e Client Services) ed un’ampia  gamma di  fondi di fondi hedge di tipo multi-strategy, single strategy e UCITS, vincitori di numerosi premi e riconoscimenti internazionali. La possibilità di lanciare fondi di tipo White Label e l’ampia gamma di servizi di Advisory completano l’offerta dalla società. Thalìa ha un miliardo in gestione o Advisory ha un organico di 18 professionisti, con una lunga esperienza ed è parte del Gruppo Bi-Invest (www.bi-invest.com)». 

 

Il ruolo del risk management, ossia la gestione del rischio, è estremamente importante nel successo di un Hedge Funds in quanto i rischi relativi alle varie strategie adottate sono più complessi rispetto a quanto accade per gli investimenti tradizionali. Quali sono i principali rischi dal punto di vista del gestore e da quello del sottoscrittore? 

«Come qualsiasi altro tipo di investimento, gli hedge funds presentano dei rischi che devono essere conosciuti, valutati ed opportunamente gestiti. Fondamentali a questo riguardo sono una rigorosa Due Diligence (qualitativa, quantitativa ed operativa) ed una solida esperienza nella gestione del rischio. Non tutti gli investitori in Hedge Funds hanno il tempo, le risorse o le conoscenze specifiche per valutare correttamente la qualità di una strategia o di un singolo fondo Hedge e, per questo motivo, devono affidarsi a partner specializzati come Thalìa con esperienza in questo settore. Il Risk Management gioca, infatti, un ruolo chiave per l’identificazione delle misure più appropriate per monitorare liquidità, concentrazione, utilizzo della leva finanziaria, i driver della performance e spiegare e valutare il profilo di rischio/rendimento di un investimento. Consapevoli dell’importanza della gestione del rischio, in Thalìa il Risk Management è completamente integrato nel processo di investimento e fornisce una valutazione del rischio, sia a livello di singolo fondo Hedge, sia del portafoglio complessivo all’interno del quale il fondo è inserito. L’adozione di processi rigorosi di selezione degli hedge fund, la diversificazione ed un puntuale monitoraggio dei rischi sono quindi fondamentali per minimizzare i rischi indesiderati. A queste condizioni, gli hedge fund non sono investimenti necessariamente più rischiosi di quelli tradizionali. Al contrario, in Thalìa crediamo che alcuni dei migliori risk managers si trovano proprio nelle società di gestione hedge».  

 

Quali sono i principali vantaggi dell’investimento in Hedge Funds, in particolare i fondi di fondi che adottano approcci multi-strategici? 

«Il termine inglese “hedge” si riferisce alle strategie di copertura di rischi messe in opera per ridurre la volatilità dei portafogli, rendendo, in molti casi, le gestioni hedge non più aggressiva non solo di quanto la traduzione italiana di “fondo speculativo” lascerebbe intendere, ma anche di molti fondi comuni tradizionali. Il nome “hedge” è purtroppo fuorviante in alcuni casi perché oggi viene applicata a qualsiasi fondo non-tradizionale e, in particolare, a fondi con domicilio offshore e con libertà d’investimento.  

Ci sono una miriade di stili e modalità di gestione catalogati sotto l’etichetta “Hedge Funds”, ma tutti hanno come obiettivo l’ottimizzazione del rapporto rischio/rendimento, una bassa correlazione con il mercato e la generazione di rendimenti assoluti positivi nel medio periodo. 

Riassumendo, i principali vantaggi offerti dai fondi Hedge sono: 

1) Rendimento assoluto. I fondi hedge si differenziano dai fondi tradizionali per l’obbiettivo di generare Alpha, ovvero l’extra-rendimento prodotto dal gestore che non è attribuibile all’andamento del mercato di riferimento, ma all’esperienza e alla capacità del gestore stesso nel selezionare i titoli, nel leggere correttamente il contesto di mercato e nella gestione del portafoglio e dei rischi. La maggior parte dei fondi hedge è gestita, infatti, da professionisti di grande esperienza, elevata specializzazione nei mercati di riferimento, dotati delle più avanzate infrastrutture. 

2) Diversificazione. Se ad un portafoglio tradizionale composto da bond ed azioni aggiungiamo una quota di Hedge Funds (5% – 20% a dipendenza della tipologia di mandato o del profilo rischio-rendimento del cliente), il risultato sarà la diminuzione della correlazione con i mercati finanziari ed un miglior rendimento con una diminuzione della volatilità.  La diminuzione della volatilità offerta da un portafoglio diversificato di Hedge Funds e la buona performance ottenuta nel medio periodo contribuiscono a creare un profilo rischio/rendimento molto favorevole. 

 3) Opportunità. A differenza dei gestori tradizionali, i gestori di Hedge Funds hanno la possibilità di usare  strategie  d’ investimento sofisticate quali lo short selling, l’utilizzo di derivati, l’hedging e l’uso della leva ed hanno maggiore libertà nell’implementare la propria view di mercato perché non sono legati ad un benchmark. Per questo motivo, le strategie di tipo Global Macro, Long/Short Equity o CTA, ad esempio, sono molto utili in contesti prolungati di mercati negativi poiché possono offrire protezione da movimenti contrari del mercato ricorrendo a prodotti derivati o attraverso la vendita allo scoperto (short selling).   

Le strategie di arbitraggio, invece, cercano di sfruttare piccole differenze di prezzo tra strumenti correlati, realizzando piccoli risultati positivi al riparo dai rischi di mercato.  I guadagni in questo caso sono amplificati da un oculato utilizzo della leva. 

4) Migliore gestione dei rischi di portafoglio. Gli hedge Funds offrono rendimenti non direttamente correlati all’andamento dei mercati azionari, riducendo le oscillazioni di medio periodo. Nei momenti, non infrequenti, in cui la maggior parte dei mercati si muove nella stessa direzione, collocare una parte del proprio capitale in investimenti che reagiscono in maniera più indipendente è un buon metodo per ripartire e gestire i rischi e ottenere rendimenti migliori nel lungo periodo». 

 

Quali misure di trasparenza e di controllo andrebbero assunte, a suo giudizio, da parte delle autorità finanziarie internazionali al fine di mettere gli Hedge Funds sotto sorveglianza alla luce del consistente peso dei fondi speculativi sui mercati finanziari? 

«La stragrande maggioranza delle case di gestione di Hedge Funds sono regolamentate e supervisionate allo stesso modo dei gestori di fondi comuni di investimento con autorizzazioni e controlli da parte della SEC, CFTC, FCA, MAS ecc in funzione della loro ubicazione. Inoltre, il settore si è “istituzionalizzato” molto negli anni e ci sono diverse organizzazioni come AIMA e The Hedge Fund Standards Board che promuovono le cosiddette “best practices” nell’industria. Questa forma di autodisciplina è un altro passo importante. Ma un’accurata Due Diligence alla fine resta la strada più rassicurante!». 

 

Per quanto riguarda il vostro Istituto quali sono le regole di autocontrollo cui avete deciso di attenervi rispetto alla scelta e alla gestione di Hedge Funds? 

«Thalìa ha un processo di investimento documentato ed istituzionalizzato che si basa su una robusta Due Diligence (qualitativa, quantitativa e operativa) e su una puntuale valutazione del rischio da parte del Risk Management. Inoltre, tutte le decisioni di investimento sono collegiali e sono prese nel corso del Comitato di Investimento mensile che vede anche la partecipazione del Risk Management. Grazie a questo approccio rigoroso, Thalìa non è mai stata esposta a frodi, ha sempre gestito i portafogli nel rispetto della liquidità prefissata e ha potuto gestire proattivamente i portafogli in fasi di mercato molto complesse come nel 2008». 

 

Infine, come si potrebbe rendere più attrattiva la piazza finanziaria svizzera per i gestori di Hedge Funds?  

«Las piazza svizzera rappresenta già una valida alternativa alle piazze principali quali Londra, New York ed lo stato di Connecticut. Persino in Ticino ci sono alcune realtà affermate. Sicuramente i gestori sono attratti da alcuni aspetti fiscali, ma anche dalle competenze che riscontrano e dal mercato del lavoro fluido. Bisogna continuare a fare leva su questi aspetti cercando magari di attrarre alcuni gruppi che poi fanno notizia e fanno pubblicità. Forse la Brexit e il fisco Londinese si riveleranno un buon alleato per la piazza Svizzera!».