Quali principali dati sintetizzano lo stato del settore?
«Il 2024 è stato un anno interlocutorio per il settore food, con una crescita complessiva inferiore al 3%, al di sotto delle previsioni iniziali, in linea con l’andamento del PIL nazionale. Tuttavia, alcuni segmenti come il vino hanno performato meglio del previsto. I dati dell’Osservatorio restituiscono un’immagine chiara: il settore resta dinamico, ma sensibile ai fattori esterni come le tensioni geopolitiche e commerciali. Ciò che emerge con forza è il peso delle incertezze globali sulle esportazioni e sulle strategie aziendali».
Quali sono le prospettive di crescita del settore nel biennio 2025-26, anche alla luce delle trasformazioni che possono condizionare il quadro globale del commercio internazionale?
«Le previsioni per il 2025-2026 indicano una crescita attesa superiore alla media per alcuni comparti chiave del Made in Italy, in particolare il caffè e la pasta, che vantano una solida presenza sui mercati internazionali. Tuttavia, la possibile introduzione di dazi USA – che riguarderebbero una fetta tra il 17% e il 20% dell’export – e le eventuali contromisure da parte di altri mercati strategici come la Cina, impongono cautela. In questo contesto, la crescita esterna e il rafforzamento della massa critica diventano strumenti cruciali per affrontare le nuove sfide globali».
Quali altre tematiche saranno affrontate nel corso dei lavori?
«Uno dei temi centrali di quest’anno sarà la governance. L’Osservatorio presenterà dati inediti sulla relazione tra i modelli di governance adottati dalle aziende – in particolare quelle familiari, che rappresentano l’85% del comparto – e le loro performance. Affronteremo anche il tema del passaggio generazionale, l’importanza delle competenze manageriali e l’integrazione tra know-how familiare e competenze esterne. Infine, discuteremo le strategie di crescita esterna e gli strumenti finanziari per supportare l’export».
Quali sono le motivazioni per cui questo annuale appuntamento è andato negli anni assumendo un interesse sempre maggiore per gli operatori del settore e non solo?
«Il Food Industry Monitor è diventato un appuntamento di riferimento perché offre uno sguardo scientifico, concreto e prospettico sull’evoluzione del settore. La combinazione tra dati quantitativi, riflessione strategica e confronto diretto con i protagonisti del Made in Italy ha permesso all’evento di crescere anno dopo anno in autorevolezza e partecipazione. È un luogo dove l’industria dialoga con il mondo accademico e finanziario, creando valore reale per le imprese».
Nello specifico, quali sono i prodotti e i servizi che Ceresio Investors mette a disposizione delle aziende agroalimentari italiane e come si sviluppa la vostra azione di consulenza?
«Come Ceresio Investors offriamo soluzioni su misura per supportare le aziende agroalimentari, soprattutto in percorsi di crescita esterna e internazionalizzazione. Accompagniamo le imprese nelle operazioni di M&A, strutturazione del capitale e accesso agli strumenti finanziari utili per sostenere l’export e l’espansione produttiva. Il nostro approccio è consulenziale, orientato al lungo termine, e si basa su una profonda conoscenza del settore e delle sue dinamiche specifiche».
Più in generale quale ruolo rivestono le piccole e medie imprese nella vostra strategia a favore del rafforzamento delle comunità e dei territori?
«Le PMI rappresentano il cuore pulsante del sistema produttivo italiano, in particolare nel food. Crediamo che rafforzare la loro struttura finanziaria e organizzativa significhi anche investire nella crescita dei territori. Per questo ci impegniamo a fornire supporto strategico, non solo finanziario, aiutando le imprese a strutturarsi per affrontare il futuro: dalla governance alla pianificazione del passaggio generazionale, dall’accesso ai mercati esteri fino all’innovazione».
In base alla sua diretta esperienza, come valuta lo stato di salute delle imprese del settore agricolo e alimentare in Italia e in Ticino in merito a questioni fondamentali come digitalizzazione, innovazione, adozione di nuove tecnologie?
«Il settore sta compiendo passi importanti, ma a velocità differenti. Alcune realtà, soprattutto tra i grandi player, hanno già avviato percorsi strutturati di digitalizzazione e innovazione. Tuttavia, resta ancora un ampio margine di miglioramento, in particolare per le PMI. Le nuove tecnologie rappresentano un’opportunità straordinaria per migliorare l’efficienza, la tracciabilità e la sostenibilità delle filiere. Anche in Ticino, come in molte realtà italiane, c’è bisogno di accompagnare le imprese in questo processo, affinché non restino ai margini dei grandi cambiamenti in atto».