Il Private Banking è un settore di attività bancaria che anche in Ticino ha attraversato profonde mutazioni ma che ha saputo rinnovarsi e affrontare con energia e determinazione molte importanti sfide.
Direttore Guscetti, lei dirige l’Area Private Banking e Gestori patrimoniali esterni da circa un anno. Quale bilancio traccia?
«Per me è un onore far parte della Direzione generale di BancaStato ed essere alla guida dell’Area Private Banking e Gestori patrimoniali esterni. Ho trovato una banca dinamica e flessibile, in cui vigono molte competenze e grande professionalità a tutti i livelli. Il bilancio che traccio è dunque ottimo».
Nell’ultimo decennio le sfide per il Private Banking non sono certo mancate. Quale è lo stato di salute del settore in Svizzera?
«Come dice lei, le sfide sono state reali e importanti. Basti pensare alle molteplici esigenze normative internazionali e nazionali, alla strategia del denaro dichiarato, alle evoluzioni congiunturali e ai cambiamenti significativi di abitudini della clientela: digitalizzazione e disintermediazione in primis. Detto questo, io credo che anche il Private Banking svizzero, così come il settore bancario in generale, abbia reagito bene e che, anche alla luce della grande concorrenza dei mercati esteri, si sia ben sviluppato per confermarsi un importante polo attrattivo a livello mondiale. Negli ultimi anni vi sono state evoluzioni che testimoniano la fiducia riposta nella piazza elvetica. Anche la nuova Legge sugli istituti finanziari ha contribuito a ulteriormente innalzare la qualità del settore. Insomma, reputo che la piazza sia in buona salute. Ma occorre comunque continuare a migliorare e rendere sempre più moderno il servizio, investire per mantenere la professionalità e riuscire a cogliere ulteriori opportunità di crescita».
In tutto questo resta aperto il nodo dell’accesso negato al mercato italiano…
«La questione è particolarmente complessa e non vedo sostanziali cambiamenti neppure sul lungo periodo. Ad ogni modo la piazza ticinese ha dimostrato e sta dimostrando di avere tutte le qualità per farsi apprezzare dai clienti italiani, sempre e comunque rispettando le regole stabilite nell’ambito delle relazioni cross-border».
Finora il 2022 ha riservato importanti cambiamenti dal punto di vista macroeconomico e geopolitico. Come avete affrontato questa particolare situazione?
«Ritengo che in questi contesti di grande incertezza emergano ancora più chiaramente i punti di forza del modello di affari di BancaStato, improntato alla solidità, alla ricerca di prudenza ed equilibrio. Lo scoppio del conflitto ucraino ha determinato un contesto difficile, atipico e intenso per tutte le banche, durante il quale abbiamo comunque naturalmente mantenuto inalterato il nostro approccio, storicamente apprezzato dalla nostra clientela».
Quale ruolo e quale peso hanno i servizi di Private Banking all’interno di BancaStato?
«L’Area da me diretta genera circa un sesto dei ricavi della Banca. L’Istituto mira a diversificare ulteriormente le fonti di entrata, che attualmente derivano per la maggior parte dalle attività creditizie, e dunque si rivela fondamentale la ricerca di maggiori ricavi che esulino dalla gestione di bilancio. Ebbene, sono dell’avviso che il Private Banking di BancaStato abbia tutte le carte in regola per fornire questo importante contributo alla visione strategica dell’Istituto».
Quali sono i criteri per essere un cliente “Private Banking” all’interno dell’Istituto? Chi è il cliente?
«Per accedere ai servizi di Private Banking di BancaStato ci riferiamo a un valore patrimoniale, non tassativo, di mezzo milione di franchi. La provenienza di chi richiede i nostri servizi rispecchia i nostri mercati di riferimento, ovvero la Svizzera, l’Italia e la Germania; quest’ultimo Paese è soprattutto servito nel Locarnese. Ad ogni modo la nostra clientela è composta prevalentemente da residenti in Ticino e beneficia delle possibili sinergie che vigono tra i vari settori dell’Istituto. Un esempio pratico: un imprenditore la cui azienda è assistita dai colleghi dell’Area Retail e Aziendale ma che sviluppa specifiche relazioni a titolo privato con il Private Banking. Per il cliente la permeabilità in tal senso genera indubbi vantaggi in termini di capillarità e ricchezza dell’offerta».
La vicinanza dei centri decisionali è un vantaggio competitivo?
«Direi di sì. Negli ultimi quindici anni nel nostro Cantone diverse realtà bancarie hanno trasferito i centri decisionali oltre San Gottardo. BancaStato invece può offrire processi decisionali molto snelli, celeri ed efficienti: e questo è un fattore particolarmente apprezzato dalla clientela».
Nel Gruppo BancaStato figura Axion SWISS Bank, istituto di Private Banking e gestione patrimoniale. Come si conciliano e differenziano le attività tra la sua Area e Axion?
«La Casa Madre e Axion rappresentano due entità distinte, con modelli di affari e orientamenti strategici diversi ma che si rivelano complementari se sviluppati con una logica di Gruppo. La messa in opera di ulteriori ambiti sinergici sarà un elemento importante per lo sviluppo del Gruppo BancaStato».
Quali obiettivi ha fissato nel medio e lungo termine per la sua Area?
«Intendiamo crescere sia dal punto di vista dei volumi sia da quello dei servizi offerti. All’interno dell’Istituto vi sono competenze che intendiamo valorizzare ancora meglio anche con l’inserimento di collaboratori con bagagli professionali diversi provenienti da altri istituti, così da poter offrire alla clientela servizi complementari a quelli tradizionali della gestione patrimoniale: penso ad esempio agli ambiti legati ai passaggi generazionali o alla previdenza. Inoltre sono dell’avviso che collaborazioni mirate con realtà, basate sia in Ticino sia Oltralpe, con specifiche competenze possano supportare in modo importante lo sviluppo delle attività di Private Banking di BancaStato. Stiamo insomma lavorando intensamente al fine di guadagnare una maggiore profondità di respiro che, ritengo, sarà una chiave di volta per garantire una sempre crescente qualità dell’offerta».
Come immagina BancaStato tra venti anni?
«Negli ultimi venti anni il settore è radicalmente cambiato e dunque è lecito immaginare che nel 2040 la maniera di “fare banca”, e di occuparsi di Private Banking, sarà nuovamente mutata. Credo che la clientela – ovvero gli attuali giovani – avrà una chiara tendenza alla disintermediazione con la propria banca e con il proprio consulente. Così come fatto durante gli oltre cento anni di vita, BancaStato dovrà adeguarsi anche a questo cambiamento di mentalità e abitudini: fermo restando che la vicinanza, magari espressa con altri canali, resterà inalterata».
La sua carica di membro della Direzione generale le richiede di dedicare a BancaStato molto tempo e molte energie. Come sono le sue giornate quando non è in ufficio?
«Sono di regola molto mattiniero e pertanto arrivo in ufficio presto. Quando rientro a casa dedico tutta l’attenzione alla mia famiglia. E nei fine settimana la mia passione per le passeggiate e per la corsa mi porta spesso anche a diretto contatto con il nostro territorio».
Ha dei luoghi prediletti?
«Sono nato, cresciuto e abito tutt’ora nel Luganese ma sono originario della Leventina, che raggiungo, con la famiglia, quando possibile. Ma è altresì vero che con l’entrata in carica in BancaStato ho potuto “riscoprire” anche il resto del territorio. Mi spiego meglio: a seguito delle mie esperienze professionali passate sono stato per un lungo periodo all’estero e in qualche maniera ora sto “recuperando il terreno”, in tutti i sensi del termine. Il nostro Cantone racchiude luoghi e realtà incantevoli alla cui scoperta cerco di dedicare parte del mio tempo libero».
Ha un motto, un aforisma o un proverbio che le sta particolarmente a cuore?
«Sì. Ho sempre molto amato il motto: “Mai perdere il gusto per il ben fatto”».