Previdenza in Svizzera, a che punto siamo? Dopo svariati tentativi e un referendum che ha diviso il Paese, è stata approvata la riforma AVS 21. La Neue Zurcher Zeitung titolava all’indomani del voto; “La Svizzera Tedesca salva l’AVS”. In effetti, sulla base delle proiezioni dell’Ufficio Federale delle Prestazioni Sociali (UFAS), in assenza di una riforma l’AVS avrebbe iniziato ad accumulare perdite sempre più grandi che avrebbero fortemente intaccato la sua solidità. Come descritto molto bene da uno studio pubblicato dall’UFAS, a partire del 2030 la somma dei contributi pagati da lavoratori ed aziende, dalla Confederazione e dei proventi derivanti dall’Imposta sul valore aggiunto, sarebbero stati di alcuni miliardi più bassi della somma delle prestazioni pagate. Per correggere questo disequilibrio, il parlamento ha pensato che fosse necessario incrementare sia l’IVA, sia l’età di riferimento per il pensionamento delle donne, portandolo da 64 a 65 anni. Il risultato uscito dalle urne ha confermato la volontà del parlamento. L’opinione pubblica si è giustamente soffermata sulla tematica relativa all’età di pensionamento delle donne, mentre è stato accettato con meno clamore l’aumento dell’IVA, che giova ricordarlo, colpisce tutte le economie domestiche indiscriminatamente. Un altro aspetto della riforma che è passato in secondo piano è la maggiore flessibilità concessa rispetto all’età di pensionamento. Il momento in cui iniziare a percepire la pensione può essere scelto infatti più liberamente. Entrambi i sessi possono iniziare a riscuotere la rendita di vecchiaia a partire da un’età minima di 63 fino a 70 anni.  Inoltre l’uscita per pensionamento dal mondo del lavoro potrà avvenire per gradi. Sarà infatti possibile continuare a lavorare a tempo parziale e anticipare o rinviare anche solo una parte della rendita. Prima della riforma, infatti, chi continuava a esercitare l’attività lucrativa oltre l’età di riferimento non versava più contributi AVS fino a un salario lordo di CHF 1400. Oltre questa franchigia, era dovuto il versamento dei contributi, ma ciò non comportava un aumento della rendita di vecchiaia.

Un po’ di chiarezza sulla previdenza in Svizzera

Dopo l’entrata in vigore di AVS 21 sarà possibile rinunciare alla franchigia, e i contributi versati dopo i 65 anni di età saranno considerati nel calcolo della rendita AVS. Tutto ciò è positivo per le casse dell’AVS, con un aumento dei contributi pagati da chi lavora oltre l’età di riferimento AVS, ma soprattutto per le lavoratrici e lavoratori per i quali sarà così possibile da un lato colmare eventuali lacune previdenziali createsi in precedenza e dall’altro aumentare la rendita di vecchiaia personale. Insomma, maggiore flessibilità per un mondo del lavoro che nei prossimi anni vedrà percorsi professionali sempre più variegati.

Per quanto riguarda la previdenza in Svizzera, il 2022 sarà ricordato invece dalle casse pensioni della previdenza professionale come uno degli anni peggiori da un punto di vista finanziario. Le pressioni inflazionistiche ed il corrispondente forte aumento dei tassi d’interesse da parte delle Banche Centrali ha causato, insieme ad altri fattori quali l’interruzione delle catene di approvvigionamento, la crisi energetica, la guerra in Ucraina e la fortissima avversione al rischio, pesanti correzioni dei mercati finanziari. Le casse pensioni, pur perseguendo una gestione prudente e diversificata del capitale, stanno subendo l’impatto negativo a livello di rendimento degli attivi finanziari. Per l’anno, a meno di recuperi prodigiosi nella sua fase conclusiva, le casse pensioni evidenziano infatti delle perdite nell’ordine del 10%, in maniera generalizzata ed indipendente dal profilo di rischio adottato.  Ovviamente, dopo perdite di entità simile, il pensiero si sposta subito sul livello di solidità finanziaria delle casse pensioni. Il parametro di riferimento da osservare in questo caso è il tasso di copertura della casse. Esso misura il rapporto tra il patrimonio previdenziale e gli impegni presi dalle casse. Se superiore al 100%, significa che il valore degli attivi è superiore alle passività in essere. Alla fine del 2021 i tassi di copertura certificati dai bilanci dei fondi pensioni e raccolti dalla Commissione di Alta Vigilanza sulla previdenza professionale mostravano un valore medio superiore al 118%. La stessa Commissione stimava a settembre un valore medio in forte discesa e di poco superiore al 100%.

Ma non ci sono solo aspetti negativi. Per le casse pensioni l’aumento dei tassi di interesse ha causato delle perdite sullo stock di obbligazioni in essere, tuttavia ora lo stesso aumento permette alle casse di investire sul mercato obbligazionario con rendimenti finalmente positivi, ciò che gioverà fortemente ai risultati per gli anni a venire. Inoltre l’aumento dei tassi di interesse interrompe un ciclo decennale di revisione al ribasso dei parametri tecnici delle casse, ciò che ha potenziali effetti positivi sul valore delle passività a bilancio.

Il 2022 ha visto dunque l’entrata in vigore di una riforma importante ed assai attesa per la solidità del primo pilastro e un secondo pilastro che sembra uscire abbastanza bene dalla crisi finanziaria in atto avendo lavorato in passato in maniera assai professionale. In entrambi i casi e nonostante le difficoltà, il sistema della previdenza in Svizzera continua ad adattarsi alle sfide del presente e del futuro, per il benessere delle cittadine e dei cittadini svizzeri.

Banca del Ceresio