Quando hai lasciato il Ticino per la prima volta?
«Finito il liceo mi sono trasferita a Zurigo per conseguire gli studi universitari, laureandomi con un Bachelor in Media & Communication, Management & Economics e Sociology. Qui ho imparato in particolare a conoscere nuove forme ibride di pubblicità , efficienti tattiche di Crisis & Risk Communication e le migliori strategie a livello di social media per implementare campagne elettorali di successo. Per unire nozioni accademiche a esperienza pratica, ho effettuato degli stage tra un semestre e l’altro, sia in Ticino che in svizzera tedesca. Ho lavorato presso due diverse testate giornalistiche, alla radio televisione, in un dipartimento aziendale di marketing, al Locarno Film Festival e infine in una media agency situata a Zurigo».
Poi hai deciso di partire…
«Ho sempre voluto fare un’esperienza all’estero, in quanto sono estremamente convinta del valore aggiunto che conferisce a livello personale, accademico e professionale. L’università di Amsterdam è riconosciuta come prima al mondo per la facoltà di comunicazione e offre più di 5 diversi indirizzi di master all’interno del dipartimento. Il programma di Persuasive Communication si concentrava principalmente su Marketing e Health Communication, un campo, quest’ultimo, pressoché nuovo per me, ma che si è rilevato subito molto interessante».
Come mai hai deciso di rimanere in Olanda?
«Sono una viaggiatrice inarrestabile e dell’Olanda mi ha subito catturato il modo semplice e spontaneo di vivere, di Amsterdam mi sono innamorata per i suoi paesaggi da fiaba e la forte internazionalità di una città popolata da giovani ambiziosi. In azienda sono particolarmente entusiasta del grande spirito di squadra, la curiosità e la dedizione di tutti i colleghi e i capi ai vertici».
Non ti occupi di marketing per vendere prodotti, ma per presentare ad aziende di livello mondiale delle soluzioni per essere più sostenibili e sensibili alle tematiche ambientali. Raccontaci del tuo lavoro…
«Attualmente lavoro per Global Reporting Initiative (GRI), un’organizzazione internazionale pioniera della pratica del reporting di sostenibilità , con sede principale ad Amsterdam e filiali in America, Asia e Africa. La missione dell’azienda è facilitare decisioni che creano benefici sociali, ambientali ed economici su larga scala. Questo obiettivo viene raggiunto aiutando aziende e governi in tutto il mondo a capire e comunicare il loro impatto su importanti problematiche legate alla sostenibilità quali il cambiamento climatico, la governance e il benessere sociale. GRI sviluppa, aggiorna e traduce in molteplici lingue un set di linee guide (chiamate GRI Standards) che ogni azienda, organizzazione o ente interessato può utilizzare per creare un reporting di sostenibilità , ovvero un’analisi della performance del proprio business sotto il profilo dello sviluppo sostenibile. Questa attività innesca azioni volte a implementare o perfezionare pratiche che creano un valore aggiunto per l’impresa, l’ambiente e la società ».
Qual è il tuo ruolo all’interno dell’azienda?
«Il mio ruolo come Conferences & Events Coordinator nel team External Affairs è di coordinare l’organizzazione e la realizzazione di conferenze, simposi, eventi, tavole rotonde e ulteriori appuntamenti sia pubblici che a circolo chiuso, dove vengono illustrati i benefici della pratica del reporting di sostenibilità e lanciati nuovi GRI Standards, oppure ospitate interviste con esponenti di aziende che condividono la propria esperienza con questa procedura. Nei due anni in azienda ho supportato la pianificazione e l’attuazione di 3 Summits americani, di cui il più recente online, un Summit nelle Filippine, l’inaugurazione dell’apertura di un nuovo ufficio a Singapore e diverse tavole rotonde in Europa. Inoltre, sono stata responsabile dello svolgimento sul luogo dell’evento di lancio a Milano della traduzione italiana dei GRI Standards e di un incontro a porte chiuse a Bruxelles con una decina di rappresentanti governativi».
Come rispondono le aziende alle vostre proposte?
«I GRI Standards sono i primi standards globali per il reporting di sostenibilità e i più largamente adottati a livello mondiale. Dagli inizi di GRI nel 1997 ad oggi abbiamo trasformato questa pratica da un’attività di nicchia ad una procedura utilizzata da una crescente maggioranza di imprese. Infatti, il 93% delle 250 più grandi corporazioni al mondo riportano la loro sustainability performance. In quasi 25 anni di attività GRI ha testimoniato un accresciuto interesse mostrato dalle organizzazioni di tutto il mondo operanti nelle industrie più disparate verso la divulgazione delle proprie informazioni relative all’impatto ambientale, con molte aziende che si sono attivate per istituire internamente veri e propri dipartimenti dedicati a questa tematica. Abbiamo difatti assistito con piacere a un cambio radicale».
Quali sono i benefici che un’organizzazione può trarre da questa pratica?
«I benefici sono molteplici: agire in nome della trasparenza porta a ispirare responsabilità , sostenere altre imprese, proteggere l’ambiente e migliorare la società in cui la stessa azienda opera, aiuta a identificare e gestire rischi, così come a cogliere nuove opportunità , senza dimenticare che innesca una spinta economica grazie al perfezionamento della governance e al rafforzamento della reputazione e delle relazioni chiave con gli stakeholders».
Nella tua vita a livello di sostenibilità è cambiato qualcosa?
«Sicuramente essendo a stretto contatto ogni giorno con tematiche ambientali la mia consapevolezza del considerevole contributo che come individuo posso dare per salvaguardare l’ambiente si è rafforzata. In generale nella società di oggi si percepisce un’accresciuta sensibilità per il discorso ambientale. In questo senso sia aziende che governi hanno fatto enormi passi in avanti implementando misure a favore di un sistema di produzione più considerevole della realtà circostante. Penso per esempio ad importanti progressi tecnologici che hanno beneficiato l’esplorazione di fonti di energia rinnovabile. Parte integrante di un comportamento responsabile verso la conservazione del pianeta è identificare e utilizzare al meglio il potenziale della realtà in cui si vive e si opera. Se Paesi come India e Cina sono tutt’ora confrontati con importanti numeri legati all’inquinamento, l’Olanda è un ottimo esempio di uso funzionale del territorio, dove si è fatta leva sulla morfologia pianeggiante per incentivare l’utilizzo della bicicletta. Anche in Svizzera, nazione particolarmente attenta e sensibile allo sviluppo sostenibile, si è già fatto molto in questo senso».
Tornerai mai in Svizzera?
«La Svizzera è sempre la mia casa, punto di partenza e punto d’arrivo, è sicuramente la destinazione finale. Il mondo di oggi offre infinite possibilità per giovani curiosi come me e un’esperienza all’estero permette di accumulare un grande bagaglio di conoscenza, padronanza di lingue straniere, accresciuta indipendenza e comprensione di diverse culture, resilienza e molto altro. Questo è un forte mix che mi auguro permetta un rientro in patria con un sapore tutto nuovo, che più che di ritorno alle origini sa di nuova avventura».