Uno dice Art Basel e pensa alla Fiera d’arte che si tiene metà giugno a Basilea. La più importante al mondo, concordano chi l’ha vista crescere in modo dirompente anno dopo anno e chi si trova catapultato in questa babele cosmopolita, tempio per eccellenza dei linguaggi dell’arte del nostro tempo, moderna e contemporanea. Artisti, opere, espositori, pubblico da tutto il mondo concentrati in una settimana scarsa. Il pubblico, prima la cerchia dei VIP e poi gli altri, si aggira tra gli stand per vedere, per riconoscere e riconoscersi in questo mondo artificiale di pareti di truciolato, pronte e tornare in magazzino con lo stesso ordine della loro magica apparizione.
Le opere no, le opere viaggiano. Dentro case e musei, dentro le persone, nel loro conto bancario ma anche in uno spazio spesso intimo. Quelle di Art Basel (prossima edizione dal 19 al 22 giugno 2025) sono espressioni rilevanti (solo il tempo le sistemerà tra i capolavori, forse) d’una «idea immateriale diventata merce», come Harald Szeemann mi disse in un’intervista (“Arte Svizzera”, rivista della SPSAS, 1.91). Idea romantica? Quando chiesi a Giuseppe Panza di Biumo il motivo del suo irresistibile collezionare mi/si rispose: «Perché colleziono? Forse per toccare l’invisibile con gli occhi e con l’anima».
Art Basel delizioso, faticoso appuntamento annuale. Ma la più grande e prestigiosa fiera d’arte al mondo, è essenzialmente un’impresa. Il lavoro di Noah Horowitz, chief executive manager che non ama farsi chiamare direttore generale, è tipicamente imprenditoriale. Lo affianca Vincenzo De Bellis, director Fairs and Exhibition Platforms. Lavora con i direttori dell’industria, se vogliamo del brand Art Basel nel mondo. Come Carlo V, imperatore del Sacro Romano Impero dal 1519, può realisticamente dire “Sul mio regno non tramonta mai il sole”, ovviamente sostituendo regno con holding e mio con quello di cui si occupa temporaneamente.
Il sole risplende sempre perché Art Basel è un marchio di fabbrica non limitato alla città renana di cui porta il nome e dove è nata e cresciuta. Art Basel è a Miami Beach, Hong Kong e Parigi. Presente e futuro dell’Art sono costruiti sul passato, sulla collaborazione secolare tra pubblico e privato, tra collezionismo e bisogno di condividere, che ha fatto scuola nel mondo. Il moderno modello di museo parte da qui. Dove la cultura viene vissuta, incentivata e celebrata. Basta una superficie limitata per trovarci un’offerta estremamente densa, di alto livello. Apprezzata, spesso agognata.
A Basilea quasi quaranta musei mostrano l’arte figurativa innovativa, dall’antichità al contemporaneo. Le mostre speciali di primo livello della Fondazione Beyeler, del Kunstmuseum e dell’Antikenmuseum sono conosciute a livello mondiale. La qualità delle esposizioni è stata osannata anche dall’esigente Times londinese.
Percorrere strade e viuzze del centro storico della Grossbasel significa viaggiare in diverse epoche, tra i resti dell’antica cinta muraria, monumentali porte medievali, opere d’arte romanica e gotica come la rossa Cattedrale d’arenaria, il sanguigno Palazzo del Parlamento, gli eleganti edifici rinascimentali. Adesso sul panorama urbano svetta la Torre Roche, l’edificio più alto della Svizzera e sede del noto gruppo farmaceutico. Appena oltre si trova il Campus Vitra col suo Vitra Design Museum, e poi gli edifici avveniristici di archistar del calibro di Frank O. Gehry, Herzog & de Meuron, Mario Botta e Zaha Hadid, diventati dei veri emblemi della città.
Dunque il passato, la storia anche complicata, la cultura, l’arte. E fa niente se a pochi dei tanti nuovi visitatori, che come i magi arrivano soprattutto da oriente, interessa poco sapere che qui Calvino terminò, agosto 1535, la prima edizione della sua opera ritenuta la migliore, per chiarezza e precisione, di tutta la Riforma: la Institutio christianae religionis. Dicono che i più vorrebbero atterrare a Parigi, altro charme, altra grandeur. Devono accontentarsi della più grande (e organizzata) fiera d’arte al mondo. Pazienza. A Parigi, Grand Palais, andranno in ottobre all’Art Basel Paris. Troveranno anche Oh la la, un nome un programma.
Un’impresa, dicevo. Infatti Art Basel è di proprietà del MCH Group, multinazionale del marketing con sede a Basilea il cui evento principale era un tempo Baselworld. Ricordate l’imperdibiloe fiera orologiera, a lungo uno degli emblemi più prestigiosi della laboriosità svizzera? Al suo apice, 2010-15, ospitava 1.500 espositori provenienti da 40 nazioni su 140.000 metri quadrati e accoglieva oltre 150.000 visitatori. È stata bruscamente chiusa nel 2019 lasciando nelle finanze del gruppo un buco nero, oltretutto ampliato dalla pandemia. Ma le radici della Fiera erano profonde, difficile estirparle visto che affondavano nella “Schweizer Mustermesse”, fondata nel 1916.
Una storia centenaria ripresa e rilanciata in forma nuova. Oggi MCH Group è quotato alla SIX Swiss Exchange. Fino al 2020 detenevano il 49% del capitale azionario i cantoni di Basilea Città, Basilea Campagna e Zurigo e la città di Zurigo. L’Assemblea generale straordinaria del 3 agosto 2020 ha approvato due aumenti di capitale e l’abolizione della restrizione alla trasferibilità. Ha inoltre deciso che Lupa Systems, una società di investimento controllata da James Murdoch, sarebbe diventata il nuovo azionista di riferimento di MCH Group con almeno il 30%, in opzione fino al 49%. Dopo l’ulteriore aumento di capitale, la partecipazione della Lupa è del 38,52%, mentre il settore pubblico detiene il 39,02%: Cantone di Basilea Città 37,52%, Cantone e Città di Zurigo 1,50%. Le finanze sono sane, è stata adottata una strategia di espansione più aggressiva con alcune decine di milioni di dollari pronti per essere ulteriormente investiti. MCH Group affitta anche le sue infrastrutture a Basilea e Zurigo a organizzatori esterni di mostre, congressi ed eventi. 162.000 m² a Basilea e 33.000 m² a Zurigo.
Il core business di MCH Group è l’organizzazione di mostre internazionali e nazionali. Attualmente sono 25, le più importanti ruotano attorno ad Art Basel, con eventi a Basilea, Miami Beach, Parigi e Hong Kong, oltre alle mostre svizzere Swissbau, IGEHO, Giardina e HOLZ. Fondata nel 1957 HOLZ è un caso emblematico, vien da dire tipicamente svizzero in quanto valorizza la tradizione e l’attaccamento a questo materiale naturale tra i professionisti dell’industria del legno. L’alone di simpatia di cui gode nasce sì dall’atavica familiarità con il legno, ma anche da manifestazioni nazional-popolari quali il Campionato svizzero dei falegnami, il premio per l’innovazione e l’elezione della giovane stella dell’industria del legno. Tutt’altro clima per Fantasy Basel, convention svizzera per appassionati di film, fantasy, giochi, fumetti e cosplay, nata nel 2015. Prossima edizione dal 29 al 31 maggio 2025, ovviamente alla Messe Basel, vetro e cemento.
Nel chiuso degli uffici, cioè correndo su Internet ecco la Live Marketing Solutions, general contractor, progettista specializzato, produttore e fornitore, tutto in uno, in tutto il mondo. Dall’ideazione alla progettazione alla realizzazione, tutto compreso. Ecco i Messebau Events con le società MCH Global, MC2 ed Expomobilia. Offrono servizi nei settori della strategia, concezione, marketing, sponsorizzazione, gestione di eventi e costruzione degli stand. Art Basel in versione globale, tanto che, tornando alla fiera d’arte, le partecipanti le chiamiamo ancora Gallerie d’arte ma in verità sono multinazionali con sedi in punti strategici del mondo, centinaia, a volte migliaia di dipendenti. Come la svizzera Hauser & Wirth, nata a Zurigo 32 anni fa, varie “locations” a New York, Los Angeles e Hollywood, in Gran Bretagna, Spagna, Hong Kong, Francia-Montecarlo e ovviamente Svizzera: tripla Zurigo, Basilea, S. Moritz, Gstaad…
Lontani i tempi pionieristici, anni ’70 del secolo scorso, in cui Art Basel era espressione di gallerie e galleristi, di appassionati e critici d’arte. Nel 1970 oltre 16.000 ospiti visitarono la prima Art, fondata da una gallerista e da due galleristi di Basilea: Trudl Bruckner, Ernst Beyeler e Balz Hilt. In soli due anni superficie espositiva e visitatori sono raddoppiati. Dal 1999, Art Unlimited, da anni diretta da Giovanni Carmine, offre lo spazio per opere d’arte di grandi dimensioni: sculture, dipinti e fotografie, proiezioni video e performances dal vivo.
Adesso la “madre di tutte le fiere d’arte” è presente quattro volte l’anno su tre continenti: in marzo Hong Kong, in giugno Basilea, in ottobre Parigi e in dicembre Miami Beach. Nel 2002 la prima figlia di Art Basel, cioè la fiera d’arte Miami Beach ha celebrato il suo debutto negli States con 160 gallerie da 23 paesi, seguita 11 anni dopo da Art Basel Hong Kong. Enorme il clamore per il colpo di mano con cui nel gennaio 2022 MCH Group, cioè Art Basel, acquisì la potente e sin’allora ritenuta inattaccabile FIAC, Foire Internationale d’Art Contemporain al Gran Palais di Parigi. Fondata nel 1974, era diventata oltre che la principale fiera d’arte francese anche l’emblema del riunnovamento della fenomenale tradizione artistica di Parigi, proprio grazie all’arte contemporanea. Sgomento, sospetti, polemiche anche nella dirigenza di RX-France, filiale della società anglo-olandese RX, proprietaria della Fiac, che aveva reagito denunciando che un cambiamento così importante avrebbe comportato «ripercussioni significative per molti attori della scena culturale». Il nuovo evento, subito chiamato Paris + par Art Basel, per darle un profilo differenziato dalle altre attività del gruppo, ha tirato dritto ignorando le polemiche.
Parigi, oggi semplicemente Art Basel Paris, è stata la mossa di più alto profilo, il colpo da maestro, ma MCH già aveva stretto nuove collaborazioni per consolidare la sua posizione preminente nel mercato delle fiere d’arte. Partendo da dove? Naturalmente da uno dei mercati più ricettivi e floridi, quello statunitense. MCH-Art Basel non s’è buttata a capofitto sui grandi centri come New York, Los Angeles o Chicago. Ha puntato su Miami, sfruttando l’attrattiva del clima mite, l’assenza di concorrenza e quindi una libertà operativa totale. Successo strepitoso fin dalla prima edizione, 2003. Rapidamente hanno iniziato a confluire grandi capitali dalla crescente classe ricca asiatica, che cercava di diversificare e raffinare i propri investimenti. Ah sì? Andiamogli incontro. Detto fatto, ecco, 2013, Art Basel Hong Kong. Intanto non s’è spaventata per la stretta sul territoio autonomo da parte del governo della Cina, che ha limitato la libertà e la disinvoltura in ambito artistico e si è ulteriormente inasprita dopo il 2019. Ha invece guardato in prospettiva all’immenso mercato cinese affamato di nuovi investimenti. E poi da Hong Kong si sono potute stringere collaborazioni con fiere emergenti, Art Week Tokio e Singapore. Oltretutto così reagendo all’espansione della sua principale, e sola temibile concorrente, Frieze.
Nata come magazine nel 1991 era diventata di botto la più influente pubblicazione internazionale del settore. Finché nel 2012 ha aperto al Regent’s Park, nel cuore di Londra, un evento annuale con una prospettiva su migliaia di anni di storia dell’arte, dagli oggetti da collezione ai capolavori più significativi dell’antichità e degli antichi maestri fino alla fine del XX secolo. Ecco poi Frieze Los Angeles e Frieze Seul oltre all’acquisizione di Expo New York ed Expo Chicago, creando un ferreo collegamento Londra-States. Adesso le due si guardano e si studiano, ognuna la sua struttura, ognuna la sua strategia imprenditoriale e culturale. I grandi marchi sono loro, Art Basel e Frieze.
Negli ultimi vent’anni, l’espansione è stata possente e i rispettivi territori chiaramente definiti. Art Basel, longeva e prestigiosa, è rimasta in cima al calendario europeo pur tenendo un piede negli Stati Uniti (Miami) e in Asia (Hong Kong, seguita da un ecosistema di satelliti. Art Basel mette in moto l’intero circuito dell’arte: i musei espongono le migliori mostre dell’anno, le gallerie d’arte di Zurigo propongono un Art Weekend prima della fiera per soddisfare collezioniste e collezionisti in visita, e spiccano esposizioni satellite come Liste e Volta. Stesso fenomeno a Londra e Los Angeles nel corso di Frieze. New York è un caso a parte per la formidabile offerta di gallerie e il circuito dell’arte più complicato. Ma scommettiamo che MCH-Art Basel ne sta studiando una delle sue?