Possiamo ripercorrere quali sono state le principali tappe che hanno segnato la fondazione e poi lo sviluppo di Riva Mobili D’Arte?

Francesco Riva: «Posso dire che la mia storia presenta molti tratti comuni alle vicende di numerose altre imprese operanti nel settore del mobile e presenti in questa zona della Brianza. Sono infatti un “figlio d’arte”, nel senso che già negli anni ’50 mio padre, Felice, fondatore di M.A.RIVA, aveva avviato un laboratorio per la produzione di complementi d’arredo che nel tempo si era ampliato per coniugare la produzione in serie con le forniture sul mercato italiano per il settore contract, in particolare alberghi e lussuose residenze private. Ero dunque destinato ad entrare anch’io nell’azienda familiare, ma già allora nutrivo uno spirito indipendente, determinato, ero curioso, forse addirittura “insofferente” riguardo alla gestione di mio padre, a cui comunque devo moltissimo sul piano dell’apprendimento del “mestiere” e soprattutto riguardo all’attaccamento, al rispetto e all’etica del lavoro. In ogni caso, dopo qualche tempo compresi che era giunto il momento di fare il “grande salto” e nel 1998 ho aperto la mia fabbrica e qualche anno dopo ho rilevato anche quella del mio papà».

Quali sfide e quali difficoltà ha dovuto affrontare per riuscire ad affermare la Riva Mobili D’Arte?

Francesco Riva: «Dovrei sottolineare il fatto che i primi anni sono stati indubbiamente complicati ma per me costituiscono anche il periodo più esaltante della mia vita, per l’entusiasmo, la tenacia e anche il coraggio con cui ho iniziato quasi dal nulla, ho creato le condizioni per crescere, mi sono fatto conoscere e apprezzare soprattutto all’estero. La mia grande fortuna, ciò che mi ha sempre sorretto, è stato il fatto di essermi fin da subito appassionato al mio lavoro. Una passione che dura tuttora e che si rinnova ogni giorno. Io ho sempre amato disegnare i mobili che volevo proporre ai miei clienti, ma ricordo che all’inizio non avevo neppure un vero e proprio catalogo, solo dei bozzetti in una cartelletta e una buona capacità di cogliere immediatamente quali erano i loro desideri e trasformarli in un progetto di massima che poi veniva elaborato e arricchito di tutti i necessari dettagli».

I Paesi esteri sono stati fin dall’inizio il vostro mercato di riferimento?

Francesco Riva: «Assolutamente sì. Per anni ho trascorso più tempo a bordo di aerei o in stanze d’albergo in giro per il mondo piuttosto che in famiglia. I nostri mobili d’arte, pezzi unici pregiati ed originali, fanno bella mostra di sé all’interno di grandi palazzi, residenze di rappresentanza, ville di lusso e sedi istituzionali in vari Paesi del mondo. Ci occupiamo di tutto, dall’arredamento alle boiserie, dai mobili per esterni all’illuminazione, i lampadari, i tessuti per tappezzerie, ma anche tappeti, posate, piatti, bicchieri ed altri complementi d’arredo. Una produzione totalmente personalizzata e realizzata al 100% in Italia attraverso una rete di fornitori storici di assoluta fiducia. In una parola, i clienti si affidano totalmente a noi per arredare le loro case, in Europa, in Cina, Giappone, ma anche nel mondo arabo o in Sud America. Il nostro lavoro si è andato costantemente ampliando nel corso degli anni e dalla fornitura di arredamenti completi siamo arrivati ad operare attualmente anche attraverso una divisione Contract che si occupa della gestione globale di un progetto di costruzione».

C’è uno stile in base al quale si potrebbero definire i suoi mobili d’arte?

Francesco Riva: «È una domanda a cui è difficile rispondere. Parlerei di uno stile che rivisita il meglio della storia dell’arte italiana, originale nei volumi e particolare nei dettagli, a partire dagli intarsi e dalle decorazioni che sono sempre oggetto di un minuzioso studio preliminare ad ogni lavoro di progettazione. Possiamo ben dire che ci muoviamo nel solco di una tradizione classica, ma al tempo stesso siamo profondamente innovativi perché la nostra artigianalità è comunque sempre attenta all’evoluzione tecnologica. Valga per tutti l’esempio delle fasi di progettazione che si avvalgono delle più avanzate elaborazioni informatiche, mentre poi nella fabbricazione vera e propria del mobile d’arte la manualità artigiana ha ancora il sopravvento. La nostra produzione può essere considerata su misura, quasi sartoriale, e le sfide apparentemente impossibili sono quelle che più mi stimolano, ma che coinvolgono anche maggiormente la passione dei nostri collaboratori e fornitori».

Il 2024 ha segnato tuttavia l’avvio di un processo di ridefinizione dell’identità di Riva Mobili D’Arte. Quali sono le motivazioni che vi hanno indotto a promuovere questa evoluzione creando anche una nuova linea di arredi contemporanei?

Daniel Christopher: «L’interior design contemporaneo non deve soltanto arredare un ambiente ma suscitare un’emozione e riflettere perfettamente lo stile, il gusto, i sentimenti e le sensazioni di chi abita quella casa. La ricerca di un perfetto connubio tra forma e funzione, estetica e prestazioni è alla base del successo che i fashion brand italiani riscuotono a livello internazionale ma con Rivatelier abbiamo voluto aggiungere un ulteriore fondamentale elemento: il lusso. Abbiamo così realizzato una collezione di mobili contemporanei di lusso che incarnano l’essenza dell’artigianato e del design italiano: dalle sedute ai tavoli, dalle credenze ai divani, dalle vetrine ai letti, agli specchi, alle lampade e molto altro ancora, tutta una gamma esclusiva che punta a creare arredi semplici, ma tutt’altro che ordinari, rivisitando in chiave contemporanea i canoni estetici del passato».

Nella vostra comunicazione parlate di “lusso contemporaneo”. Che cosa significa concretamente e come si declina questo concetto?

Daniel Christopher: «La missione di Rivatelier è quella di realizzare mobili per la casa capaci di coniugare e fondere perfettamente l’estetica moderna con la tradizione artistica. Le forme e le linee pulite della collezione valorizzano appieno la creatività e il talento artigianale che si esplica attraverso tutti i dettagli, i materiali e le finiture, rivelando anche quel tocco artistico che fa parte del DNA dell’azienda. In altre parole, cerchiamo di infondere l’essenza dell’arte italiana in capolavori contemporanei, unendo ispirazioni storiche a sensibilità moderne. Caratterizzati da uno stile essenziale ma sofisticato, i pezzi presentano linee sinuose e una palette di colori neutri, evocando un’atmosfera accogliente e rilassata. Particolare attenzione viene posta inoltre nell’abbinamento di materiali di elevata qualità, tessuti pregiati, armoniosi complementi d’arredo. In sintesi, dunque, abbiamo sviluppato un concetto di “boutique” per mobili di lusso immediatamente riconoscibili e unici nel panorama attuale fornendo soluzioni di interior design esclusivo, con un occhio particolarmente attento allo stile, alla personalizzazione e alla qualità».

Da pochi mesi avete anche aperto un prestigioso spazio espositivo a Lugano. Quali elementi lo caratterizzano?

Francesco Riva: «Dopo il debutto di Rivatelier al Salone del Mobile dello scorso aprile, che ha riscosso uno straordinario interesse da parte di qualificati visitatori, abbiamo voluto proseguire il nostro percorso di internazionalizzazione aprendo la prima boutique monomarca a Lugano, in via Canova 9. La scelta di questa città è risultata essere quasi naturale, tenendo conto della dinamicità del mercato immobiliare svizzero e della richiesta di arredamenti di qualità, dello stile e del buon gusto che contraddistingue quella città nella ricerca del bello che accompagna tutta la sua storia, la sua arte, la sua cultura. Ed è infatti proprio ad un’idea di bellezza che ci siamo ispirati nell’allestimento di questo show-room, realizzando un ambiente esclusivo e raffinato che costituisce la degna cornice alla presentazione di arredi che esaltano le forme, la qualità dei materiali, la cura quasi maniacale per i dettagli. Questo spazio espositivo si propone di diventare un punto di riferimento per chi cerca soluzioni di design uniche e raffinate, attirando non solo i residenti, ma anche visitatori internazionali alla ricerca di ispirazione e qualità».

Daniel Christopher: «Vorrei chiudere con una battuta dicendo che lo show-room di Lugano è stato studiato apposta per suscitate un’emozione, avvolgendo il visitatore in un ambiente rilassante e un clima di pace interiore, che immediatamente predispone a gustare tutto il piacere delle cose belle. Un invito rivolto ad un pubblico colto e attento, come appunto quello ticinese, particolarmente preparato ad apprezzare appieno il fascino dei nostri mobili contemporanei di lusso».