I fiumi Piave, Meschio e Livenza e i territori che attraversano sono la tela narrativa, in cui si intrecciano esperienze di turismo lento, fatto di proposte originali e trasversali, capaci di portare all’essenza e alla scoperta di momenti che lasciano emozioni, di ricordi da vivere e rivivere, fiumi, borghi, e luoghi insoliti e sconosciuti: è Veneto Rivers. L’obiettivo è quello di raccontare il turismo fluviale con una storia diversa, dove le esperienze culturali, sportive e di benessere nella natura si intrecciano con quelle umane. Una storia in cui gli incontri e la conoscenza di una nuova realtà sono il valore aggiunto di un tempo-vacanza prezioso e appagante. La proposta è rivolta a chi vuole tuffarsi nell’avventura o cerca il silenzio, a chi ama il turismo all’aria aperta ma anche la buona cucina e soprattutto il buon vino.

Il viaggio inizia con una calda accoglienza presso il Relais Althea, ristrutturato nel 2021, che si trova in cima alla collina di Confin e comprende 7 camere da letto finemente arredate. Offre ai clienti parcheggio privato gratuito, un salone in comune, un giardino e una piscina esterna utilizzabile nei mesi estivi, una spa con sauna, bagno turco, vasca idromassaggio, doccia emozionale e area relax con una vista mozzafiato sul paesaggio circostante. A poca distanza dal Relais si trova l’Agriturismo Althea, situato in un antico casolare in pietra del ‘700.

L’Azienda Agricola Althea è un gioiello incastonato nel cuore dei vigneti del Conegliano Valdobbiadene. Forte di una lunga tradizione enologica familiare, Marika Drusian decide di fondare la sua azienda vitivinicola nel 2003. Vengono acquistati e reimpiantati a nuovo i primi ettari di vigneti nella tenuta Ru de Confin, vicino a Vittorio Veneto. Nel 2006 la cantina di vinificazione diventa operativa. Oggi l’Azienda lavora le uve coltivate nei 13 ettari di proprietà, riservando particolare attenzione all’aspetto qualitativo e a praticare una viticoltura sostenibile. La cura meticolosa dei particolari, tipica di una gestione al femminile, è una caratteristica distintiva dell’Azienda Agricola Althea. Qui nulla è lasciato al caso, dalla cura dei singoli grappoli d’uva fino al design della bottiglia finale. Qualità e raffinatezza, un binomio indissolubile che distingue i vini Althea nel panorama vitivinicolo italiano e internazionale.

Prima tappa dell’itinerario Vittorio Veneto, con una visita guidata del Meschio, del centro storico di Serravalle e del sistema idraulico di quel territorio. Le sorgenti del Meschio danno infatti vita al fiume che scorre per la città e finisce la sua corsa tra le acque del Livenza. Per Vittorio Veneto il fiume Meschio ha segnato eventi funesti, ma è stato anche storicamente fonte di vita e di sviluppo economico, soprattutto a partire dal 1200 quando ha avuto un ruolo importantissimo per la realizzazione delle armi bianche. La temperatura costante, intorno ai 12°, delle acque del fiume, consentiva di dare una tempra unica alle spade, che diventarono ben presto molto rinomate in Europa e seconde solo alla produzione di quelle di Toledo. Nel 1521, invece, ebbe luogo un evento tragico con esondazione del fiume a Serravalle. Dopo questo tragico evento, vengono realizzati, i così detti Meschietti, un’opera per dividere il corso del fiume in più rami in città ed evitare nuove esondazioni.

All’insegna dello sport e della vita all’aria aperta si svolge un tour in e-bike attraverso le colline vittoriesi, lungo percorsi tra i vigneti, il corso del Meschio e borghi storici. Sosta d’obbligo alle Grotte del Caglieron: il complesso consta di una serie di cavità, parte delle quali di origine artificiale e parte naturale, tra cui una profonda forra incisa dal torrente Caglieron su strati alternati di conglomerato calcareo, di arenarie e di marne del Miocene medio (da 16 a 10 milioni di anni fa). Numerose sono le cascate, alte parecchi metri, con grandi marmitte alla base. Sulle pareti della forra si aprono estese cavità artificiali, ottenute dall’estrazione dell’arenaria, la tipica “piera dolza” (pietra tenera). Questa attività estrattiva, che risale al 1500 forniva il materiale per la costruzione di stipiti, architravi, ecc., che si possono ancora osservare sulle vecchie case e i palazzi di Vittorio Veneto e dintorni.

Assolutamente da non perdere una sosta golosa per una degustazione del “formaggio di Grotta” e del famoso Torchiato di Fregona DOCG. Il formaggio di Grotta è il cavallo di battaglia di Agricansiglio (ora latteria Soligo), prodotto con latte proveniente esclusivamente dai produttori associati del Cansiglio e Prealpi Trevigiane. Viene fatto stagionare un minimo di 60 giorni all’interno della Grotta del Formaggio o di San Lucio, ubicata all’interno del Parco Grotte del Caglieron a Fregona, e può essere degustato insieme al celebre Torchiato di Fregona DOCG, un vino passito facente parte della denominazione Colli di Conegliano.

Il percorso in e-bike prosegue lungo il Meschio fino al Museo del Baco da a Seta. L’attività bachisericola ha svolto per molto tempo un ruolo fondamentale nell’economia vittoriese, connotando anche il paesaggio con la presenza di gelsi diffusi un po’ ovunque, e di cui rimangono ancora numerosi esemplari. L’allevamento del baco da seta iniziò come piccola attività a carattere familiare, per poi assumere consistenza sempre più rilevante. Nel 1873 venne istituito il Regio Osservatorio e successivamente, anche grazie a questa presenza significativa, sorsero numerosi stabilimenti bacologici di ricerca applicata che hanno portato l’industria del seme bachi di Vittorio Veneto all’avanguardia in campo nazionale.

Un’altra tappa gastronomica di rilevante piacere e la vista-degustazione al frantoio della Tapa Olearia alla scoperta dell’olio extravergine di oliva dei Colli Trevigiani e DOP “Veneto del Grappa”. L’olio trevigiano è di colore verde­-oro con modeste variazioni del giallo e fruttato di varia intensità. L’acidità non supera i grammi 0,3 per 100 grammi di olio.

Ma un soggiorno immersivo in questo territorio può essere declinato anche in chiave naturalistica, a partire dall’opportunità di contemplare l’alba nella piana del Cansiglio per ascoltare il bramito dei Cervi, ammirarne i branchi e vedere la valle risvegliarsi circondata dallo spettacolo di colori del foliage dei faggi. Il Cansiglio passò sotto la protezione della Repubblica di Venezia nel 1420 e nel 1548 fu nominato il primo responsabile della foresta, un magistrato “sopra legne e boschi” e il Cansiglio prese il nome di “Bosco da reme” o “Bosco dei Dogi”: era diventato un bene da proteggere e preservare quale fonte per la produzione di legname per l’Arsenale di Venezia. Se oggi il 95% della vegetazione della riserva del Cansiglio è costituita proprio da faggi, è il risultato della gestione attiva svolta dall’uomo.

Altra destinazione di grande interesse ambientale è il lago di Santa Croce, il più grande della provincia di Belluno e il secondo del Veneto, un bacino naturale formatosi da una frana che ha chiuso la Val Lapisina bloccando la discesa del fiume Piave verso Vittorio Veneto e creando la Sella del Fadalto. Sito nella zona dell’Alpago è uno specchio d’acqua che riflette nelle sue acque cristalline i monti dell’Alpago e il Nevegal. I paesi lungo le rive conservano ancora esempi delle tipiche architetture di case a gradoni con coperture in lastre di pietra, paglia e cannette palustri.

Tra le sponde del lago è presente un importante sito naturalistico: l’Oasi di Sbarai, una vasta zona umida estesa per oltre 30 metri che si caratterizza per gli ambienti diversi, legati alle variazioni di livello delle acque del lago. L’oasi, habitat naturale di molte specie di uccelli come il Tuffetto, la Pavoncella, la Cannaiola, il Forapaglie, il Pendolino e ancora l’Airone cenerino, la Cicogna bianca e il Labbo Codalunga, è il luogo perfetto per il birdwatching ed è raggiungibile attraverso un sentiero pianeggiante, dove si possono ammirare anche esemplari di salici bianchi.

All’imbocco della Baia delle Sirene, lungo il lato meridionale del lago, si trova il Centro sperimentale ittiogenico di Farra d’Alpago realizzato con l’intento di riqualificare l’area e di incentivare la produzione ittica del bacino delle specie più caratteristiche e pregiate, come il coregone, il luccio e la trota, a rischio di estinzione. Il Centro ha anche finalità didattiche e educative rivolte alle scuole al fine di sensibilizzare i ragazzi sulle attività legate al lago e il suo habitat naturale.

Grazie al clima particolarmente ventoso, il lago è divenuto meta ambita degli appassionati di windsurf, kitesurf e vela. Per gli amanti delle camminate e della mountain bike, vi sono diversi itinerari come quello che sulla sponda settentrionale porta all’oasi naturalistica del lago con punti di osservazione per il birdwatching o l’anello di otto km sulla sponda orientale da percorrere in bici.

Infine, meritano una visita i laghi di Santa Maria e San Giorgio tra i comuni di Revine Lago e Tarzo, residuo di un più vasto lago formato da uno dei rami del ghiacciaio del Piave durante le varie fasi delle ultime glaciazioni. Buona parte dell’antico bacino, che si estendeva fino all’accumulo morenico presso Gai (Cison di Valmarino), data la bassa profondità si è interrato con depositi palustri o per opere di bonifica già in epoca preistorica e romana.

La Valsana è stata importante luogo di transito per i romani, come testimoniato dalle tracce dei castelli di monte Frascon, Castegna Maor e Sald del Casin a Revine, da numerose altre testimonianze nei dintorni e dall’imponente Castello di Cison di Valmarino (ora Castelbrando) lungo la strada militare Claudia Augusta Altinate.

Tutti questi manufatti, nonché i villaggi di valle, grazie al transito lungo le vie romane, vennero pesantemente devastati durante le invasioni barbariche.
I due laghi danno vita al fiume Soligo, affluente di sinistra della Piave, e sono un importante sito naturalistico con numerose aree palustri ed estese torbiere.
Diverse sono le aree attrezzate a verde pubblico dai comuni di Revine Lago e Tarzo.
La più interessante è l’area di ‘Va dee femene’, varco (tra i canneti) delle donne, dal fatto che qui si riunivano le lavandaie, oltre ad essere luogo di ritrovo estivo per i paesani. Il ‘Va dee femene’ si trova a Colmaggiore di Tarzo, nel versante sud del lago di Santa Maria. Da qui si snoda una bella passeggiata lungo gli argini del lago e poco lontano, nell’istmo tra i due laghi, si trovano i resti archeologici di un villaggio palafitticolo con il Parco archeologico didattico del Livelet.