Quali sono i principali contenuti della mostra di Cortesi Gallery dedicata a Heinz Mack?

«Questa esposizione si concentra principalmente sulle opere degli ultimi dieci anni della sua attività. In questi lavori l’artista è focalizzato sulla dialettica di colori puri che articolano le spazialità della superficie in nuove, radiose armonie. Vi si ritrova quella relazione dinamica e attiva tra colore, luce, struttura e spazio che costituisce il fulcro ideativo di queste straordinarie strutture di energia, insieme cromatica e fisica».

Quali lavori sono proposti in esposizione?

«Il percorso della Cortesi Gallery comprende alcune opere di grande dimensione, tra cui le prorompenti scansioni di Parade of Colours (Chromatic Constellation), 2000, in dialogo con lavori recenti provenienti direttamente dallo studio dell’artista, tra cui una selezione di opere su carta, che mettono in evidenza la ricerca della purezza e della trasparenza cromatica».

Come nasce il suo personale interesse per il lavoro di questo artista?

«Heinz Mack è una figura fondamentale nell’arte della seconda metà del XX secolo: artista radicale e rivoluzionario, attivo dagli anni Cinquanta in una chiave di continuo rinnovamento. Dal suo lavoro emerge una pittura dirompente, nella quale non c’è nulla di naturalistico o descrittivo, quanto piuttosto un dispiegarsi dello spettro luminoso come distillato di pensiero ed energia».

La critica si è spesso soffermata sull’analogia tra la scelta dei colori proposti dall’artista e le microstrutture vitali sottese al mondo naturale…

«In effetti, questa analogia non va intesa in senso mimetico o illustrativo, quanto in una chiave germinante e generativa, con un esplicito fondamento noetico. Ovvero, le sue strutture di energia non sono entità puramente visive: percorrendo le loro traiettorie cromatiche, ci permettono di addentrarci in quella dimensione liminale, complessa e mobile, che è propria del conoscere, in cui microcosmo e macrocosmo si connettono in una virtualità resa presente e possibile dall’immagine».

Strutture di energia

L’analisi critica di Francesca Pola, curatrice della mostra alla Cortesi Gallery

«Nell’opera di Mack, il colore non è declinato nelle sue dimensioni puramente ottiche e percettive, ma articola l’immagine come pensiero: è sempre colore-luce, un codice primario e universale, fenomenologicamente determinato e materialmente esperito. Esso connette e fa dialogare culture diverse, tra Oriente e Occidente: si dispiega in tutta la sua potenza comunicativa ed espressiva, al di là di sterili decorativismi o stereometriche geometrie. La purezza e la trasparenza del colore, aspetti cardine del lavoro di Mack sin dalla fine degli anni Cinquanta, si ritrovano in questi lavori recenti con la vitalità di una sorgente attiva, che rigenera continuamente la pittura, oltre sua dimensione materiale, per farne uno spazio dinamico e aperto: uno spazio di “immaginazione”, ovvero del pensiero nella sua dimensione precipua di “possibilità di immagine”».

«La purezza e la trasparenza del colore, aspetti cardine del lavoro di Mack sin dalla fine degli anni Cinquanta, si ritrovano in questi lavori recenti con la vitalità di una sorgente attiva, che rigenera continuamente la pittura, oltre sua dimensione materiale, per farne uno spazio dinamico e aperto: uno spazio di “immaginazione”, ovvero del pensiero nella sua dimensione precipua di “possibilità di immagine”.  Il colore-luce è per Mack tale luogo privilegiato dell’immaginazione, in cui si dispiegano campi di energia, che secondo cadenzati intervalli fanno vibrare la superficie pittorica».