Di fatto, l’acquisto di questo stabile permette di ospitare sotto un unico tetto, e in prossimità del campus universitario, gruppi di ricerca e istituti dediti alla biotecnologia e alle scienze della vita.  Il progetto, finanziato dalla Città di Lugano, dalla Fondazione Cardiocentro Ticino e dalla BancaStato, costituisce un tassello importante anche per il potenziamento della futura Facoltà di scienze biomediche dell’Università della Svizzera Italiana. 

Certamente questo è per il Cantone Ticino uno dei settori chiave dal potenziale più rilevante e che gode di un’elevata quota di esportazioni presentando tassi di innovazione molto importanti. Oltre ad importanti realtà industriali già attive nell’ambito farmaceutico e della produzione di apparecchiature medicali, il Ticino presenta in questo campo un ambiente di rilievo, grazie ad iniziative come l’Istituto di Ricerca in Biomedicina (IRB), l’Instituto Oncologico della Svizzera Italiana (IOR), l’EOC con il Neurocentro, il Cardiocentro e la Fondazione per la ricerca cardiologica (FCRE).     

L’obiettivo che a Lugano questo polo MedTech intende perseguire è perfettamente integrabile al progetto universitario, puntando più concretamente verso una saldatura con il mondo dell’impresa sotto il segno dell’innovazione. In altri termini, si intende promuovere l’intero settore della ricerca medica, biomedica e biotecnologica, coinvolgendo istituti di ricerca indipendenti, gruppi affiliati alla SUPSI o ad altre realtà accademiche non solo ticinesi, dipartimenti R&D di aziende del settore medico e biomedico, di mettere a disposizione dei ricercatori spazi e servizi, di incoraggiarne sinergie e collaborazioni, di attrarre investimenti e lavoro qualificato e iperqualificato, di favorire la crescita di start-up e spin-off.  La biotecnologia è un campo interdisciplinare e lo diverrà sempre più grazie a network di altissimo valore che vedranno relazioni mai immaginate tra diversi ambiti industriali e la fusione di diverse tecnologie. Per questo la filiera delle biotecnologie e delle scienze della vita è strategico per ogni ambito industriale e terziario.  Il modo più semplice per capire quanto siano oggigiorno interconnesse le diverse discipline e quanto sia importante comprenderne visualmente le relazioni è quello di leggere la mappa costruita da un noto ricercatore inglese Ismael Rafols che insieme ad alcuni suo colleghi ci dice che la struttura dell’industria e del commercio mondiale vanno oramai letti in maniera del tutto nuova. 

 

Le conoscenze relative al genoma e la drammatica evoluzione tecnologica stanno cambiando la medicina più velocemente di quanto molti potessero pensare.  Il costo di un sequenziamento di un genoma sta precipitando, avvicinando questa scienza alle cure sanitarie in un orizzonte compreso tra 5 e 10 anni.  La scienza dei materiali ed alcune impensabili imprese industriali stanno sostenendo la ricerca contro i tumori grazie a innovativi materiali con una struttura tanto piccola da chiamarsi nanomateriali: questi possono essere iniettati nel corpo umano per raggiungere il tumore ed eliminarlo oppure possono essere indispensabili per costruire materiali dalle proprietà indispensabili per essere utilizzati come protesi.  L’informatica sta rivoluzionando il modo di fare ricerca anche nel campo della medicina. Oggi è possibile simulare il funzionamento di farmaci ancora non in produzione con evidenti risparmi di tempo, soldi e test sia su animali sia su uomini. Per questi motivo la nascita del polo luganese è importantissima e non va letta limitatamente al settore di cui sembra occuparsi in primis. Ma Mizar e l’intero polo andranno sviluppati secondo standard internazionali: si possono attrarre capitali, nuove imprese, sia startup sia già attive commercialmente con prodotti e risorse umane dall’estero.  E su questo si possono creare nuove professionalità e posti di lavoro. In via del tutto teorica ma concretamente verificabile, le interazioni industriali con questo progetto potrebbero interessare il settore agricolo, l’industria dei servizi informatici, la farmaceutica, l’industria dei materiali da costruzione, l’industria alimentare, la gestione dei rifiuti e la protezione ambientale nonchè ovviamente la formazione superiore ed universitaria.  E chissà cos’altro.  Una recente ricerca afferma che il 70% delle professioni che impegneranno i nostri figli troveranno origine dalla biotecnologia. C’è molto da fare.