In che modo e in che misura il settore vitivinicolo ticinese è stato interessato nel corso degli ultimi anni da un ricambio generazionale e dall’arrivo di forze giovani che hanno scelto di dedicarsi a questa attività?

«Guardando alla situazione ticinese non si può fare a meno di rilevare una crescita anno dopo anno di giovani generazioni pronte e portare avanti con determinazione e professionalità un testimone raccolto da personaggi e aziende che hanno fatto la storia del vino ticinese. Si tratta in alcuni casi di persone che sono subentrate nella conduzione di aziende di famiglia, in altri di giovani che hanno in precedenza maturato esperienze professionali in ambiti diversi ma poi hanno avvertito forte il “richiamo della terra” e scelto di impegnarsi in questo settore. I giovani tornano in vigna riscoprendo un altro tipo di vita, più legato alla terra e agli umori del clima, ma forse – per molti – più soddisfacente. E lo fanno portando un atteggiamento completamente nuovo che non dimentica gli insegnamenti della tradizione, ma che guarda alle nuove tecnologie, all’enoturismo, al marketing, alla sostenibilità».

Una delle caratteristiche che sembra caratterizzare il profilo dei giovani vitivinicultori è dato dalla loro qualificata preparazione professionale. Qual è il contributo di innovazione di cui essi sono portatori?

«La nuova generazione del vino è molto preparata, spesso i giovani imprenditori hanno partecipato a master all’estero e spesso adottano nuovi approcci e tecnologie, come l’utilizzo di dati e analisi per ottimizzare la produzione e la gestione aziendale, o l’integrazione di tecniche sostenibili. Sono esperti nell’uso dei social media e dei canali digitali, creando una forte presenza online e interagendo con i consumatori in modo innovativo e creativo. Infatti non hanno paura di intraprendere nuove sfide, come la creazione di nuovi vini, la sperimentazione di nuove varietà di uva o l’espansione geografica del loro mercato. E questo dinamismo non riguarda solo i giovani che si vogliono avvicinare a professioni come sommelier o manager di cantine vitivinicole, ma anche – e forse soprattutto – coloro che decidono di produrre vino. Molti giovani imprenditori inoltre stanno investendo nell’enoturismo, trasformando le cantine in destinazioni turistiche che offrono esperienze uniche e personalizzate, come visite guidate, degustazioni, corsi di cucina e eventi culturali».

Quali sono le iniziative e i progetti che Ticinowine ha in cantiere per favorire le crescita e la professionalizzazione dell’imprenditoria giovanile ticinese?

«Ticinowine è parte integrante dell’interprofessione del vino e della vite ticinese, organizzazione mantello che si occupa di tutto ciò che ruota attorno alla filiera vitivinicola cantonale, e si dedica prevalentemente della promozione della produzione enologica cantonale. Grazie a campagne di marketing e comunicazione mirate ed eventi, ormai ben notori, come Cantine aperte, Ticinowine Tour, Vini in Villa, Muralto Vini al Lago, e con la partecipazione a fiere e manifestazioni di risonanza nazionale e internazionale diamo opportunità alla vitivinicoltura ticinese e ai i suoi produttori di essere presentata, conosciuta e apprezzata sui diversi mercati. E questo è particolarmente importante per i giovani imprenditori che stanno lavorando con successo per l’introduzione di nuovi vitigni e la creazione di nuovi vini. Se è vero infatti che il Merlot resta il vitigno di gran lungo più diffuso in Ticino, è un fatto che i giovani sono non di rado favorevoli alla diffusione di altri vitigni (per esempio nell’ambito dei vitigni interspecifici Souvigner gris e Johanniter) che sono alla base di interessanti sperimentazione in grado di intercettare il gusto e i consumi contemporanei di vino».

ELIA Maran
ELIA Maran

Testimonianze di giovani vitivinicoltori

Elia Maran, nato nel 1988, fa parte della 4° generazione della Famiglia Matasci, è entrato a far parte del team nel 2017. Dal 2025 ne è il direttore amministrativo.

 «Il rinnovamento nel comparto vitivinicolo ticinese è non solo necessario, ma deve essere vissuto come un processo continuo. In Matasci Vini, questa visione è parte del nostro DNA: l’innovazione non riguarda soltanto l’adozione di tecnologie all’avanguardia o l’efficientamento dei processi tramite software e strumenti moderni, riguarda anche le persone. Il capitale umano è un pilastro essenziale. Oggi credo che il ruolo dei giovani imprenditori sia quello di onorare ciò che è stato costruito, ma anche di avere il coraggio di alzare l’asticella e di pensare in grande. Non si tratta solo di fare bene: si tratta di coinvolgere, ispirare e guidare la propria squadra verso una direzione comune, portando freschezza ma con radici ben salde. E tutto questo si riflette direttamente anche sulla qualità dell’esperienza per il consumatore: processi più sostenibili, controllo più preciso sulle vinificazioni, riduzione degli sprechi e maggiore efficienza energetica portano a vini più trasparenti e autentici, che raccontano una storia responsabile».

Jacopo Trapletti
Jacopo Trapletti

Iacopo Trapletti, giovane viticoltore che nel cuore del Mendrisiotto ha saputo coniugare le solide radici della tradizione di famiglia con una visione aperta e dinamica della viticoltura contemporanea.

«Sono nato e cresciuto in una corte, dove batteva il cuore dell’azienda agricola di famiglia. La cantina, i macchinari, la vigna: fin da bambino ero immerso in questo mondo. Seguivo mio nonno e mio padre tra i filari, mosso da una curiosità genuina per il loro lavoro quotidiano. Ho scelto di ampliare i miei orizzonti con un’esperienza in Sudafrica, terra di grande tradizione vitivinicola ma anche laboratorio di innovazione.
Ho capito quanto sia importante avere una visione globale della viticoltura, pur restando ancorati ai valori e all’identità della propria terra».

Davide Ghidossi
Davide Ghidossi

Davide Ghidossi, ha lavorato nel Geelong (VIC) presso la Del Rio’s Winery, una azienda di circa 30 ettari di vigneti e 130 ettari di pascolo a circa 90 km a sud ovest di Melbourne per 1 anno e mezzo. Là mi occupavo sia della parte viticola, che enologica.

«Per quanto riguarda le differenze tecnologiche a livello viticolo posso dire che non vi erano grosse differenze sicuramente, visto il clima secco e torrido, avevamo un sistema di irrigazione goccia a goccia su tutti i vigneti e vista la mancanza d’acqua avevamo a disposizione un laghetto artificiale (quasi tutte le aziende viticole ne sono provviste) che permette di irrigare senza dover utilizzare l’acqua potabile. Questo sistema permetteva inoltre di distribuire direttamente del concime liquido che veniva distribuito quindi autonomamente al vigneto tramite l’impianto goccia a goccia. Sicuramente ciò che posso dire per quanto riguarda la differenza tra l’Australia e la Svizzera/Ticino in merito a questo tema, è sicuramente dato dal fatto che in Australia le degustazioni e le visite in cantina sono molto più d’attualità che da noi. Il fatto di avere un ristorante direttamente nella winery può sicuramente essere un punto a favore verso la vendita del prodotto stesso».