Perché la Longevity rappresenta una delle più importanti sfide dei prossimi anni?

«Il mondo accademico e quello della ricerca scientifica hanno elaborato negli ultimi anni il concetto di longevity society: una società in cui l’umanità vedrà un allungamento delle aspettative di vita, ma soprattutto un miglioramento della qualità della vista stessa, a livello fisico e mentale. Secondo il World Social Report 2023[1] delle Nazioni Unite, entro il 2050 il numero di persone di età pari o superiore a 65 anni dovrebbe raddoppiare, superando gli 1,6 miliardi di individui e, a livello globale, un bambino nato nel 2021 potrebbe aspettarsi di vivere in media quasi 25 anni in più rispetto a un neonato del 1950.

Per sostenere una società sempre più longeva, la sfida è promuovere uno stile di vita sano e mettere a punto nuovi paradigmi sociali in materia di politiche di welfare, economia, lavoro, organizzazione delle città. Un cambiamento che richiederà lo sviluppo di una nuova consapevolezza politica, sociale e amministrativa, per massimizzare le opportunità che derivano da una vita più lunga e per far sì che i benefici della ricerca sulla longevità possano portare ricadute positive su tutta la popolazione. E’ una sfida che offre grandi opportunità di adattamento e crescita, anche perché alla terza età è arrivata la generazione dei baby boomers, con tutto l’impatto del loro numero e della loro capacità di spesa. Ma presenta anche della criticità, come la contrazione del numero di persone in età lavorativa, e il concomitante aumento delle necessità assitenziali. Tendenze che possono mettere alla prova i bilanci pubblici, minando la coesione tra regioni e Paesi europei, di fatto mutando il rapporto (positivo) tra salute e indicatori economici. Viene allora da chiedersi quali modelli di sviluppo potrebbero essere adottati per agire in ottica proattiva su una criticità che investe globalmente le nostre società. Paradossalmente, assistiamo da una parte a una vera e propria corsa all’oro, io la chiamo la Longevity rush, come un tempo c’era la gold rush: investitori privati, aziende, fondi, silver economy… Dall’altro si rischia il crollo del welfare e dei bilanci publici».

Come nasce la scelta di parlare di Longevity a Lugano nel corso di un summit internazionale che vedrà la presenza di qualificati studiosi di livello internazionale?

«Il Ticino è una delle regioni europee più longeve e sotto diversi aspetti si trova a confrontarsi con un tema che deve essere affrontato in chiave interdisciplinare. Passare da una aging society a una longevity society richiede una visione multigenerazionale e strategie mirate per sostenere tutte le fasce della popolazione.

Se analizziamo il problema dalla parte dei giovani, non possiamo nasconderci le problematiche che può creare per loro una società in cui gli anziani sono preponderanti. E lo ha denunciato un film giapponese uscito l’anno scorso, “Plan 75” che inizia con ragazzo che si spara in bocca per protestare contro una società di vecchi che non dà più spazio ai giovani, spingendo così il governo a mettere a punto un piano di eutanasia collettiva per gli ultrasettantacinquenni. E’ un paradosso che però ci deve far riflettere sulla necessità di mettere a punto dei programmi per una società sostenibile, dove ci sia spazio per tutti, dove sia possibile l’interscambio generazionale, attraverso un impegno condiviso da tutti i cittadini, le istituzioni, irappresentanti politici, gli studiosi e i ricercatori. Per questo presenteremo a Lugano, grazie alla presenza di Nic Palmarini, direttore del NICA, il National Innovation Center for Ageing, il progetto Cities of Longevity, al quale auspichiamo Lugano voglia aderire. Si tratta di una piattaforma condivisa  da città in tutto il mondo per affrontare insieme la pianificazione urbana tenendo conto dell’incremento della vita dei cittadini. Buenos Aires, Berlino, Vienna,  Lisbona già ne fanno parte. Praticamente mettono insieme statistiche, idee, progetti, risultati per creare un know how che consenta di pianificare una crescita urbana consapevole delle nuove esigenze e criticità. Negli anni, Lugano è diventata un riferimento non solo regionale e cantonale per la cosiddetta silver economy, il settore delle attività economiche operanti nella cura degli anziani, con progetti e attività mirati proprio all’inclusione e all’interscambio fra i residenti di tutte le età. Tutto ciò, insieme al consolidamento internazionale delle sue univeristà, USI e SUPSI, agli investimenti per i nuovi campus, alla nascita di una Facoltà di biomedicina, alla crescita dei suoi Istituti di ricerca biomedica, fa di Lugano il luogo ideale per riflettere intorno al tema della Longevity. La Svizzera italiana con le sue istituzioni scientifiche sta diventando sempre più un polo di riflessione e ricerca intorno al tema della longevity e dell’aging, temi complessi, spesso affrontati con pregiudizio e poca conoscenza.

Il summit luganese, organizzato dall’Associazione BrainCircle Lugano, è promosso da parecchie istituzioni prestigiose.

«Il tema è molto sentito a tutti i livelli, a partire dal Municipio, che ci ha concesso il Patrocinio, e dall’Università della Svizzera italiana (Facoltà di Scienze biomediche). Con l’USI già in passato abbiamo organizzato a un evento di grande risonanza sociale, un simposio sul razzismo. E poi la Scuola Universitaria Professionale della Svizzera italiana, SUPSI (DEASS, Centro competenze anziani), e la Fondazione Sir John Eccles, con la quale collaboriamo da parecchio tempo in grande sintonia. L’Associazione no-profit BrainCircle Lugano, che ho fondato cinque anni fa assieme a uno straordinario gruppo di persone che si dedicano con entusiamo a organizzare eventi di cultura scientifica aperti a tutti, ha la mission di collaborare con le altre organizzazioni sul territorio per promuovere la crescita di consapevolezza e cultura nella popolazione, che sono la base di una democrazia come quella svizzera, che si basa sulla partecipazione continua dei cittadini alle scelte politiche e amministrative. Il nostro evento è rivolto al grande pubblico, ma anche a studiosi, amministratori, medici e operatori sanitari, con prestigiosi ricercatori e intellettuali a livello internazionale e nazionale sul tema della longevity e del healthy aging».

C’è grande attesa per alcuni fra i massimi esperti internazionali, autori di bestsellers mondiali, vere e proprie star, presenti a Lugano per parlare delle ricerche più all’avanguardia sul tema dell’invecchiamento…

«Non c’è dubbio riguardo al richiamo esercitato da nomi come David Sinclair, professore di genetica presso la Harvard Medical School e co-direttore del Paul F. Glenn Center for Biology of Aging Research e Nir Barzilai, professore di medicina e genetica, direttore dell’Institute for Aging research del Nathan Shock Center of Excellence in the Basic Biology of Ageing e del Paul F. Glenn Center for the Biology of Human Ageing Research presso l’Albert Einstein College of Medicine. Insieme a loro Shai Efrati, che ha messo a punto un progetto di medicina iperbarica per ringiovanire corpo e cervello che sta destando grande interesse anche in Ticino, e Nic Palmarini, del quale ho già parlato. Ma se questi sono i nomi che destano più curiosità, anche perché l’erba del vicino è sempre più verde, non sottovalutiamo i grandi scienziati svizzeri e italiani che ci onorano della loro presenza, come Giovanni Pedrazzini, del Servizio di cardiologia dell’Istituto Cardiocentro di Lugano, dal 2021 decano della Facoltà di scienze biomediche dell’Università della Svizzera italiana. O la filosofa Francesca  Rigotti, che ha publicato più di trenta libri ed è stata docente in una delle più prestigiose università al mondo per la filosofia, quella di Göttingen, e Andrea Alimonti professore all’USI e al Politecnico di Zurigo, pluripremitao per la sua ricerca oncologica e sui meccanismi della senescenza cellulare, Emiliano Albanese, professore di Salute Pubblica all’USI e direttore del Centro OMS per la ricerca e la formazione in salute mentale. E ancora, Maria Giulia Bacalini, responsabile del laboratorio di Brain Aging presso l’Università di Bologna, Fabrizio Mazzonna, direttore del Dipartimento di Economia dell’USI e membro del Consiglio direttivo della Società Svizera di Economia Sanitaria (SGGOE), Laurie Corna, che insegna invecchiamento e qualità della vita alla Supsi e il sociologo Stefano Cavalli, responsabile per la Svizzera Italiana del progetto Swiss100, il primo studio sui centenari in Svizzera. Vogli ringraziare Fabio Meliciani, giornalista scientifico e orghanizzatore di eventi, con il quale collaboro ormai da anni, se siamo riusciti a mettere insieme un gruppo così prestigioso di relatori”.

Possiamo ricordare il suo lungo percorso professionale nell’ambito della divulgazione scientifica e in particolare delle neuroscienze?

«Nel 2010 ho fondato BrainCircleItalia, Associazione no profit per la divulgazione delle ricerche più all’avanguardia nel campo delle neuroscienze, con il sostegno del Premio Nobel Rita Levi Montalcini, e di Pietro Calissano, allora Presidente di EBRI (European Brain Research Institute). Da questo progetto ha avuto poi origine nel 2019 BrainCircleLugano, che opera sul territorio ticinese con gli stessi obiettivi. Negli anni mi sono impegnata costantemente nel campo della  divulgazione scientifica, collaborando con le più importanti testate giornalistiche della carta stampata, radio e televisione e ho organizzato conferenze, seminari, forum, incontri televisive e online, documentari, lezioni nei teatri, festival cinematografici sulle neuroscienze, in collaborazione con le principali istituzioni italiane, università e centri di ricerca internazionali».

Nello specifico, quali sono gli ambiti in cui opera BrainCircleLugano?

«Il nostro obiettivo è la divulgazione delle neuroscienze con un linguaggio immediatamente comprensibile al vasto pubblico, senza compromessi sul rigore scientifico, presentare le ricerche più avanzate e innovative suscitando la riflessione sul loro impatto etico nella vita quotidiana, e sugli scenari del prossimo futuro, avvicinare i giovani alla ricerca, promuovendo un approccio multidisciplinare, facilitare lo scambio e la conoscenza tra i ricercatori locali e scienziati provenienti da tutto il mondo.”

[1] Leaving No One Behind In An Ageing World – World Social Report 2023, United Nations Department of Economic and Social Affairs, https://social.desa.un.org/sites/default/files/publications/2023-02/WorldSocialReport2023.pd