Rolando Benedick, che cosa l’ha spinta a diventare imprenditore e quali sono state le esperienze più significative della sua vita professionale?
«La mia passione per l’innovazione e il mio desiderio di creare valore e favorire la crescita delle persone mi hanno spinto ad intraprendere la carriera imprenditoriale. Originario di Lugano, ho lasciato il Ticino per un periodo e poi sono rientrato iniziando a lavorare nel settore della grande distribuzione presso il Gruppo Manor nel 1967. La famiglia Benedick ha gestito il grande magazzino Innovazione per ben tre generazioni, fino al 2000, quando è stato rinominato Manor. Dopo aver ricoperto diverse posizioni all’interno dell’azienda, ho assunto la carica di CEO di Manor Sud dal 1973 al 1989, per poi diventare CEO e Presidente del CdA del Gruppo Manor Svizzera. Le sfide e i successi che ho affrontato nel corso della mia carriera sono state esperienze gratificanti, e sono grato per tutto ciò che ho avuto modo di vivere insieme al mio team».
Qual è stata la sua formazione professionale e come l’ha aiutata a raggiungere il successo nel mondo degli affari?
«Direi che è lavorando, leggendo, ascoltando e incontrando persone di qualità che ho potuto acquisire conoscenze e competenze che mi hanno permesso di crescere personalmente e professionalmente. Ogni esperienza, ogni lezione appresa sul campo, ogni confronto con persone di spessore mi ha arricchito e mi ha dato la possibilità di imparare sempre qualcosa di nuovo. Non avere una formazione accademica tradizionale in buona sostanza non mi ha mai impedito di raggiungere i miei obiettivi, ma mi ha dato la spinta per cercare continuamente di migliorarmi e di crescere a livello personale e professionale».
Per lei, che cosa ha significato essere un imprenditore e quali sono i valori che hanno guidato la sua visione imprenditoriale?
«La serietà, l’onestà e la voglia di imparare sono valori fondamentali che dovrebbero guidare ogni persona nel suo percorso di crescita. Per me sono stati il cardine della mia visione imprenditoriale. La serietà che permette di essere responsabili e di perseguire i nostri obiettivi con determinazione e costanza; l’onestà che aiuta a mantenere trasparenza e coerenza tra ciò che diciamo e ciò che facciamo e che permette veramente di costruire rapporti basati sulla fiducia reciproca; e la voglia di imparare che ci fa duttili, flessibili e aperti».
Da dove nasce invece la sua passione per il cinema?
«La curiosità e il desiderio di capire il mondo sono all’origine del mio interesse per il cinema. Considero centrale la capacità di questa arte di farci riflettere sulle sfaccettature della vita umana. Sin da giovane ho sempre amato immergermi nelle atmosfere evocative di un film e questa passione per il cinema mi ha spinto a studiarlo, ad approfondire la sua storia e a scoprire sempre nuovi registi e nuove opere che mi hanno arricchito culturalmente e personalmente».
Quando ha deciso di dedicarsi alla filantropia e com’è nata l’idea di impegnarsi personalmente?
«Non parlerei di filantropia, piuttosto di un approccio sincero nei confronti del prossimo, non mosso solo dalla voglia di aiutare. Per me è sempre stata anche volontà di condividere conoscenze e esperienze, di accogliere l’opportunità di imparare dagli altri mentre cercavo di dare una mano e in questo mi sono sentito ampiamente gratificato».
Che ruolo ha avuto sua moglie Denise nelle sue scelte di filantropo?
«Devo tutto a mia moglie, la cui pazienza, determinazione e voglia di fare hanno reso possibile realizzare tutto ciò che abbiamo raggiunto insieme. Mi ha sempre supportato, motivato e ispirato ad aiutare gli altri in modo il più possibile significativo. È stata un vero catalizzatore, un vulcano di idee. Grazie al suo sostegno penso che siamo riusciti a raggiungere risultati positivi, soprattutto se penso al nostro impegno per il Festival del cinema di Locarno».
Come mai ha deciso di impegnarsi nei confronti del Locarno Film Festival?
«Mi sono appassionato al mondo del cinema negli anni Settanta, a Parigi e a Milano, insieme a mia moglie. Seguivamo con interesse tutte le novità, sia di alta qualità che più popolari. Negli anni successivi il Festival di Locarno ha avuto un calo significativo di pubblico. Per questo motivo con l’allora presidente del Festival internazionale del film di Locarno, Raimondo Rezzonico, abbiamo cercato nuovi sponsor, tra questi Innovazione. Ho collaborato con il Festival per un decennio, fino agli anni Novanta. È stata un’esperienza potente! Non solo grazie a me, ma soprattutto al presidente di quel periodo. In seguito la mia azienda ha lasciato il ruolo di sponsor, ma quando è arrivato Marco Solari, su sua richiesta ho accettato con entusiasmo di tornare a ricoprire questo ruolo».
Quando e perché ha deciso di fondare il Leopard Club?
«Abbiamo fondato il Leopard Club nel 2008; oggi conta ottanta membri ed è aperto sia a persone fisiche che giuridiche. Il Club ha l’obiettivo di promuovere il Locarno Film Festival fornendo sostegno finanziario, e offre ai soci un’esperienza esclusiva durante l’evento, favorendo l’opportunità di fare networking di alto livello.
Eravamo convinti che il Festival avesse bisogno anche di mecenati. La nascita del Club è frutto di un simpatico complotto fra mia moglie e l’allora Presidente del Festival Marco Solari, che mi hanno convinto che fosse la cosa giusta nel momento giusto. In stretta collaborazione con lui, abbiamo lavorato perché il Festival diventasse il luogo d’incontro più esclusivo per mecenati a Locarno e accrescerne la notorietà anche al di là dei confini nazionali. Oggi il presidente è Felix R. Ehrat».
Come ha convinto gli altri sostenitori a entrare a fare parte del Leopard Club?
«Penso che la mia amicizia e amore per il Ticino siano stati evidentemente contagiosi e abbiano convinto anche molti amici a sostenere il Festival e via via altre personalità significative. Abbiamo creato un gruppo con un forte senso di comunità e appartenenza. Sono felice di aver contribuito a far crescere il Festival e di aver coinvolto sempre più persone nel suo successo».
Quali sono stati i momenti più gratificanti del suo impegno filantropico per il Festival di Locarno?
«Non posso dire di avere incontrato particolari sfide, ma solo grandi soddisfazioni nel lavorare a questo progetto. Mi ha fatto piacere assistere alla crescita e al successo dell’evento nel corso degli anni e sapere di aver contribuito a promuovere la cultura e l’arte attraverso il supporto finanziario. Insieme abbiamo reso possibile la realizzazione negli anni di un evento importante per la comunità locale e internazionale».
Come si immagina il futuro della filantropia per il Festival di Locarno e cosa augura alla nuova Presidente, Maja Hoffmann?
«Spero che la nuova Presidente trovi la strada innovativa che consenta al Festival di crescere non solo in termini numerici ma anche e soprattutto in termini di visione. Mi auguro sia orgogliosa di mettere la propria capacità e intelligenza a servizio di questa importante manifestazione culturale. Il Festival di Locarno rappresenta un patrimonio artistico e culturale di inestimabile valore, e spero che sotto la sua guida diventi sempre più ricco e stimolante, a beneficio dei visitatori e di tutti i cinefili»
Rolando Benedick
Rolando Benedick è un imprenditore svizzero attivo da oltre quarant’anni nel settore della distribuzione e del food retail. Già Amministratore delegato e Presidente del Consiglio di amministrazione del gruppo Manor dal 1990 al 2006, dal 2006 al 2016 Benedick ha ricoperto il ruolo di investitore, Presidente del Consiglio di amministratore e CEO di Valora Holding AG, società leader nel settore della ristorazione. È stato fondatore e Presidente del Leopard Club, associazione di riferimento del Locarno Film Festival.