A Lugano-Molino Nuovo – dopo 137 anni di attività – la Fondazione Antonia Vanoni ha dato inizio a un nuovo capitolo della sua lunga storia al servizio dei minori in difficoltà.
I rappresentanti della proprietà, insieme al Consigliere di Stato On. Raffaele De Rosa, l’Amministratore apostolico della Diocesi di Lugano Mons. Alain de Raemy e la Presidente del Consiglio comunale di Lugano On. Benedetta Bianchetti, hanno simbolicamente posato la prima pietra del nuovo edificio in Via Simen 11: una vera, nuova “casa” che permetterà di offrire spazi moderni, funzionali e ancora più accoglienti ai bambini e ragazzi in situazioni difficili. I lavori di costruzione dureranno circa tre anni, con una consegna dell’edificio prevista per il 2027.
La cerimonia e gli interventi delle autorità
Muniti di casco e abbigliamento da cantiere, il Presidente del Consiglio di Fondazione Avv. Stefano Camponovo, il Direttore della Fondazione Mario Ferrarini, la Presidente del Consiglio comunale di Lugano On. Benedetta Bianchetti, il Consigliere di Stato On. Raffaele De Rosa e l’Amministratore apostolico Mons. Alain de Raemy hanno affondato simbolicamente le pale nel terreno prescelto per la nuova costruzione, il sedime compreso tra Via Bagutti e Via Simen a Lugano-Molino Nuovo.
La cerimonia, cui hanno assistito autorità cittadine, cantonali, il personale, i giovani, gli enti collaboranti e i media invitati all’evento, è stata seguita da una conferenza stampa presso l’aula magna delle vicine Scuole Medie Lugano Centro, in cui sono state presentate le linee-guida del nuovo Centro Educativo Vanoni.
A inaugurare i discorsi, il Consigliere di Stato On. Raffaele De Rosa, che nella sua veste di Direttore del Dipartimento della sanità e della socialità (DSS) ha seguito da vicino l’evolversi del progetto.
«La posa di questa “prima pietra” – ha osservato De Rosa – non è solo un gesto simbolico, ma l’inizio concreto di un progetto che si trasformerà in una vera e propria casa per i minorenni provenienti da contesti familiari vulnerabili. Una casa che, come un rifugio sicuro, offrirà loro accoglienza, calore e fiducia in un futuro migliore».
Ha inoltre espresso un profondo pensiero di gratitudine al Presidente, al Consiglio di Fondazione, al Direttore e a tutte le collaboratrici e i collaboratori: «Siete il motore del cambiamento, la forza che permette ai nostri ragazzi di crescere e di affrontare il futuro con la speranza in un domani migliore».
Gli ha fatto eco l’Amministratore apostolico Mons. Alain de Raemy, che ha portato il saluto della Diocesi di Lugano, insieme a un messaggio di speranza per l’avvio dei lavori della nuova struttura. Un saluto e un augurio per l’inizio del cantiere è stato portato anche dalla Presidente del Consiglio comunale di Lugano On. Benedetta Bianchetti.
Sulla genesi dell’Istituto, le aspettative e le speranze si è soffermato il Presidente del Consiglio di Fondazione, Avv. Stefano Camponovo: «Da decenni la nostra Fondazione voleva dare una nuova casa ai nostri ragazzi: la vecchia sede non era più confacente. Ci siamo guardati in giro, abbiamo cercato anche dei luoghi alternativi, ma poi ha prevalso la volontà di restare in centro, in un quartiere popolare, dove siamo da più di cent’anni. Ritorneremo sul nostro terreno, con una casa nuova al posto di quella vecchia».
Il nuovo edificio
Come spiegato dal Direttore Mario Ferrarini, la nuova Casa Vanoni sarà alta sette piani e avrà un costo complessivo di CHF 19’700’000.-. Ognuno dei cinque “gruppi educativi” avrà a disposizione un intero piano di 370 m2, per un totale di 47 giovani tra i 3 e i 20 anni, di cui 35 in presa a carico residenziale e 12 accolti in collocamento diurno.
Ogni piano sarà composto da camere singole, spazi dove ogni giovane potrà riflettere, crescere e trovare la propria strada in un ambiente protetto, in serenità e sicurezza.
La Casa Vanoni sarà anche un luogo di socializzazione, di vita comunitaria e di condivisione. «Abbiamo progettato ampi spazi dove i giovani potranno incontrarsi, confrontarsi e crescere insieme, supportati dagli educatori che li sosterranno in ogni fase del loro percorso» ha spiegato Ferrarini.
Uno degli aspetti fondamentali di questa casa è l’accompagnamento offerto alle famiglie: un appartamento specifico sarà dedicato al supporto ai giovani e ai loro genitori. «Crediamo fermamente – ha concluso Ferrarini – che temi come l’autonomia e il ritorno a casa non possano essere affrontati da soli, ma debbano essere condivisi con le persone più care e di riferimento, con l’accompagnamento e la guida di chi ha l’esperienza necessaria per aiutarli a ricostruire il proprio percorso».
Non si può infine dimenticare l’importanza della natura e dello spazio all’aperto. Un giardino esterno rappresenta non solo un angolo di bellezza e tranquillità, ma anche un luogo dove i ragazzi potranno rilassarsi, riflettere, fare attività fisica e riscoprire il legame con l’ambiente che li circonda.
La storia della Fondazione Vanoni
La Fondazione Vanoni ha origine nell’Ottocento a Lugano, grazie ad Antonia Vanoni (nata nel 1804), ultima di una famiglia di commercianti. Dopo un breve periodo in convento, nel 1867 iniziò ad accogliere bambine orfane nella sua casa di Via Nassa, offrendo loro protezione e attività educative. Nel 1888, due anni prima di morire, istituì ufficialmente la Fondazione Antonia Vanoni, che operò inizialmente a Lugano e poi in tutto il Ticino.
Nel 1892 l’orfanotrofio femminile si trasferì in Via ai Prati (oggi Via Simen). Nel 1980 iniziò ad accogliere anche ragazzi e nel 1992 la gestione divenne laica. Oggi, il Centro Educativo per Minorenni Vanoni continua a operare secondo le più recenti normative in ambito educativo, con l’obiettivo di offrire un futuro migliore ai giovani in difficoltà.