Lei è Presidente del Consiglio di fondazione della Fondazione Dr. Hans Dietler-Kottmann Lugano, alla cui guida è succeduto all’Avv. Stefano Bolla. Quali sono gli scopi statutari della fondazione?

«Il giurista e banchiere Dott. Hans Dietler, nato nel 1870 a Lucerna, era particolarmente legato al Canton Ticino. Trascorse gli ultimi anni della sua vita a Castagnola, fino alla sua morte avvenuta nel 1962. Il Dott. Dietler aveva già predisposto la costituzione – post mortem – di una Fondazione donatrice che portasse il suo nome. Egli definì lo scopo di questa Fondazione come segue: “Conservare e promuovere il patrimonio artistico, culturale e spirituale del Canton Ticino”. Non conosco alcuna Fondazione in Svizzera che abbia focalizzato in maniera tanto precisa i suoi intenti. Questi rispecchiano in modo chiaro gli interessi del fondatore e la sua predilezione per il Ticino e in generale per il patrimonio culturale di tutta la Svizzera. Sulla base di questi obiettivi la Fondazione eroga contributi per progetti relativi alla salvaguardia e alla protezione dei monumenti e al loro restauro, e sostiene pubblicazioni e lavori di ricerca dedicati esclusivamente al patrimonio culturale storico del Canton Ticino».


Quali sono i progetti che avete sostenuto in passato, quali quelli attuali?

«La nostra Fondazione sostiene diversi progetti dedicati alla conservazione del ricchissimo patrimonio culturale su tutto il territorio del Canton Ticino, impegnandosi ad esempio nei restauri di un semplice oratorio, o di una chiesa barocca, o ancora per i lavori di ristrutturazione di un museo. Fin dalla prima erogazione di fondi, nel 1966, la Fondazione ebbe modo di illustrare in modo chiaro la sua prassi di promozione contribuendo al progetto di restauro degli affreschi medievali di Antonio da Tradate nell’antico coro della Chiesa di San Michele a Palagnedra. Numerosissime cappelle, oratori, santuari, chiese e edifici storici hanno poi potuto approfittare negli anni seguenti del sostegno della Fondazione Dietler-Kottmann, che in tal modo intende contribuire al mantenimento del ricchissimo patrimonio architettonico e culturale del Ticino nel tempo.
Uno dei progetti attuali consiste nel restauro della Chiesa medievale di San Mamete a Mezzovico, un altro nel restauro della Chiesa barocca di Sant’Eusebio a Castel San Pietro. E ci impegnamo anche in progetti dedicati l’arte del XX secolo, come ad esempio la Fondazione Monte Verità a Ascona, o la Fondazione Elisa e Titta Ratti a Malvaglia che ha esposto le opere dello scultore bleniese nel vecchio asilo ristrutturato a questo scopo. Tramite il supporto di pubblicazioni dedicate all’arte intendiamo contribuire a una vasta divulgazione della storia dell’arte del Ticino anche fuori dai suoi confini».


Qual è la sua visione per i prossimi cinque anni, che interventi contate di attivare sul territorio? Con che criterio operate le vostre scelte?

«La nostra Fondazione non dispone di un patrimonio molto importante, siamo quindi limitati nell’erogare contributi. Certo, se potessimo disporre di donazioni o fondi supplementari, potremmo allargare la nostra attività e sostenere un maggior numero di progetti. Mi auguro che la popolazione del Canton Ticino possa approfondire ancor maggiormente il senso di responsabilità per il ricchissimo patrimonio architettonico presente sul territorio e aumentare la sensibilità per la sua salvaguardia: questo è un tema che mi sta particolarmente a cuore. Purtroppo, in Ticino sono andati perduti negli ultimi decenni alcuni edifici storici dell’Ottocento e del Novecento: ville, alberghi, e altri ancora, e quindi sono venute a mancare molte testimonianze architettoniche che erano elementi portatori dei valori del nostro patrimonio comune, e queste perdite rischiano di danneggiare anche il turismo».