Per la prima volta nella storia recente del Medio Oriente, la parola carestia è stata ufficialmente pronunciata in relazione a Gaza. Non si tratta più di una previsione, né di un’ipotesi estrema: secondo la nuova analisi dell’Integrated Food Security Phase Classification (IPC), più di mezzo milione di persone vive già in condizioni di fame acuta, mentre centinaia di migliaia sono sospinte verso un baratro che non dà spazio alla speranza.
Il rapporto, reso pubblico da FAO, UNICEF, WFP e OMS, non può essere soggetto a interpretazione, non può essere letto e modellato in base alle proprie convinzioni: la carestia a Gaza è una realtà che miete vittime ogni giorno e che rischia di allargarsi rapidamente, investendo nuove aree della Striscia. Le organizzazioni umanitarie invocano un cessate il fuoco immediato e un accesso senza ostacoli agli aiuti, perché se continueranno a mancare queste condizioni, non sarà possibile contenere l’emergenza: il processo sta diventando irreversibile!
Fame diffusa, morti evitabili
Il dramma si misura nei numeri, ma soprattutto nelle vite spezzate. Entro la fine di settembre, oltre 640.000 persone affronteranno livelli catastrofici di insicurezza alimentare, mentre altri 1,14 MILIONI saranno in stato di emergenza. Nelle famiglie, gli adulti saltano i pasti per sfamare i figli e più di un terzo della popolazione dichiara di restare interi giorni senza mangiare.
I bambini e le bambine sono i primi a pagare il prezzo più alto: solo nel mese di luglio, 12.000 piccoli sono stati registrati come gravemente malnutriti, la cifra mensile più alta mai documentata. Quasi un quarto di loro soffre di malnutrizione acuta grave, la forma più letale, con conseguenze irreversibili sullo sviluppo e un rischio altissimo di morte.
Un sistema al collasso
Le cause della carestia a Gaza non sono naturali ma profondamente legate al conflitto: due anni di ostilità hanno distrutto il 98% delle terre agricole, reso inaccessibili le aree di pesca, annientato mercati e sistemi di distribuzione. L’acqua potabile è ormai un lusso e le infezioni dilagano in un contesto in cui gli ospedali, già privi di carburante e forniture mediche, non riescono a reggere l’urto delle emergenze.
Il sistema sanitario è al collasso: mancano cure primarie, antibiotici, anestetici, persino le condizioni minime per i parti sicuri. Una madre su cinque dà alla luce un neonato prematuro o sottopeso, mentre le donne in gravidanza e in allattamento a rischio di malnutrizione sono passate da 17.000 a 55.000 nel giro di pochi mesi.
Appello al mondo
Le agenzie delle Nazioni Unite lo ripetono con urgenza: “La carestia deve essere fermata a ogni costo”. Non bastano camion sporadici e insufficienti; serve una risposta massiccia, fatta di corridoi umanitari stabili, ripristino delle reti commerciali e riabilitazione dei sistemi sanitari e agricoli locali.
Ogni giorno di ritardo equivale a nuove vite perdute. E mentre la comunità internazionale discute di equilibri politici e strategie militari, la popolazione civile di Gaza resta intrappolata in un presente fatto di fame, malattia e disperazione.
Carestia a Gaza: la prima riconosciuta in Medio Oriente
Questa è la prima volta che l’IPC certifica ufficialmente una carestia in Medio Oriente. Una circostanza storica e tragica che dovrebbe scuotere le coscienze oltre i confini della Striscia.
La carestia a Gaza non è un’emergenza locale, ma un monito globale: ci ricorda quanto la guerra, con le sue distruzioni materiali e i suoi blocchi umanitari, possa trasformare la vita quotidiana in un deserto di bisogni elementari negati.
Se non verranno prese misure immediate, i prossimi mesi rischiano di consegnare al mondo immagini di un disastro annunciato, che poteva essere prevenuto.
Dichiarazioni
«La popolazione di Gaza ha esaurito ogni possibile mezzo di sopravvivenza. Fame e malnutrizione stanno causando vittime ogni giorno, e la distruzione di terreni coltivabili, bestiame, serre, pesca e sistemi di produzione alimentare ha reso la situazione ancora più disperata», ha dichiarato il Direttore Generale della FAO QU Dongyu. «La nostra priorità deve ora essere un accesso sicuro e sostenuto a un’assistenza alimentare su larga scala. L’accesso al cibo non è un privilegio – è un diritto umano fondamentale.»
«Gli avvertimenti sulla carestia erano chiari da mesi», ha dichiarato la Direttrice Esecutiva del WFP Cindy McCain. «Ciò che è urgentemente necessario ora è un’ondata di aiuti, condizioni più sicure e sistemi di distribuzione collaudati per raggiungere coloro che ne hanno più bisogno – ovunque si trovino. Un pieno accesso umanitario e un cessate il fuoco immediato sono fondamentali per salvare vite.»
«La carestia è ormai una dura realtà per i bambini nel Governatorato di Gaza e una minaccia imminente a Deir al-Balah e Khan Younis», ha dichiarato la Direttrice Esecutiva dell’UNICEF Catherine Russell. «Come abbiamo ripetutamente avvertito, i segnali erano inequivocabili: bambini scheletrici, troppo deboli per piangere o mangiare; neonati che muoiono di fame e di malattie prevenibili; genitori che arrivano alle cliniche senza più nulla con cui nutrire i propri figli. Non c’è tempo da perdere. Senza un cessate il fuoco immediato e un pieno accesso umanitario, la carestia si diffonderà e altri bambini moriranno. I bambini sull’orlo della fame hanno bisogno del trattamento nutrizionale speciale che l’UNICEF fornisce.»
«Un cessate il fuoco è ora un imperativo assoluto e morale», ha dichiarato il Direttore Generale dell’OMS Dr. Tedros Adhanom Ghebreyesus. «Il mondo ha aspettato troppo a lungo, guardando crescere morti tragiche e inutili da questa carestia provocata dall’uomo. La malnutrizione diffusa significa che anche malattie comuni e normalmente lievi come la diarrea stanno diventando fatali, soprattutto per i bambini. Il sistema sanitario, gestito da operatori affamati ed esausti, non può reggere. Gaza deve essere urgentemente rifornita di cibo e medicine per salvare vite e iniziare a invertire la malnutrizione. Gli ospedali devono essere protetti affinché possano continuare a curare i pazienti. I blocchi agli aiuti devono finire e la pace deve essere ristabilita, affinché possa iniziare la guarigione.»