Gli ultimi sondaggi non lasciano spazio a dubbi: si votasse domani, i grandi vincitori a livello nazionale sarebbero i Verdi-Liberali, che stando all’ultimo barometro elettorale della SSR supererebbero per la prima volta il 10% delle preferenze, avvicinandosi quindi sempre più ai loro amati-odiati cugini Verdi. Una tendenza confermata anche dall’esito di praticamente tutte le elezioni cantonali svoltesi finora in questa legislatura, che ha visto il partito in crescita ovunque.

Tra gli artefici di questo successo vi è il presidente Jürg Grossen. Bernese, presto 53.enne, sposato e padre di tre figli, di mestiere non poteva non fare che l’installatore e il pianificatore di impianti elettrici, ovviamente “verdi”. Ha deciso di impegnarsi in politica relativamente tardi, solo nel 2008 e subito per il Partito Verde-Liberale, e da allora non ha smesso di mietere successi: è stato eletto in Consiglio nazionale solo tre anni più tardi, nel 2011, nel 2016 è stato nominato vicepresidente del partito e l’anno dopo presidente. Alla sua prima elezione federale, nel 2019, i Verdi-Liberali sono cresciuti di oltre 3 punti percentuali, al 7,8%, e hanno guadagnato 9 seggi. E sembra non sia ancora finita…

Jürg Grossen come spiega questo successo?

«Il successo dei Verdi-Liberali si basa sulle nostre posizioni chiare e progressiste, specialmente sui temi della protezione ambientale/climatica, dell’Europa e della società del futuro. Si basano sulla convinzione che un’efficace protezione del clima e dell’ambiente può essere combinata in modo ottimale con un’economia prospera. Una politica sociale liberale completa il programma del nostro partito».

In Ticino per contro il vostro partito è ancora poco conosciuto. Come se lo spiega?

«Nell’Oberland bernese, dove vivo, abbiamo vissuto la stessa situazione per molti anni. Col tempo però abbiamo raggiunto una notevole percentuale di elettori, e adesso sempre più cittadini sostengono le politiche verdi-liberali. Sono convinto che questo accadrà presto anche in Ticino».

Voi siete verdi e siete liberali, ossia cercate di unire l’ecologia con l’economia. È realmente possibile?

«Certo che è possibile. È imperativo combinare l’ecologia con l’economia affinché l’umanità possa continuare a prosperare. Noi Verdi-Liberali ci impegniamo affinché la Svizzera assuma un ruolo pionieristico e mostri concretamente come questo possa essere fatto. Il consumo di energia e le emissioni di CO2 sono diminuite in Svizzera negli ultimi dieci anni, anche se l’economia e la popolazione sono fortemente cresciute. Questo dimostra che l’ambiente e l’economia possono coesistere».

Il mercato è pronto ad accettare il cambiamento?

«Sì. Numerose aziende conosciute a livello nazionale e internazionale si sono impegnate volontariamente a raggiungere l’obiettivo di crescita-zero per le emissioni di gas serra più rapidamente di quanto sarebbero obbligate per legge, ma comunque al più tardi entro il 2050. Grazie a questa politica si aspettano vantaggi di mercato e profitti più alti che se avessero continuato a comportarsi come hanno fatto in passato. Questo dimostra che non solo accettano questi cambiamenti, ma li vedono e vogliono usarli come un’opportunità».

E la popolazione?

«La popolazione dipende tanto da un ambiente intatto e sano quanto da un lavoro adeguatamente pagato in aziende orientate al futuro. I cittadini sono quindi disposti a fare la loro parte; naturalmente si aspettano anche azioni concrete da parte dell’economia».

Cosa può o deve fare l’economia per favorire la transizione verso un’economia più sostenibile?

«Le aziende lungimiranti hanno una chiara strategia sul modo di implementare efficacemente la protezione ambientale e raggiungere gli obiettivi fissati per la riduzione dei gas serra. La politica deve sostenerle in questo creando le condizioni quadro più favorevoli possibili. Questo può essere raggiunto se stabiliamo i giusti incentivi e rimuoviamo quegli ostacoli che oggi frenano il passaggio verso un’economia sostenibile».

E noi comuni cittadini, nel nostro piccolo?

«Ogni persona può contribuire a un’economia e a una società più sostenibili. Ad esempio può mangiare principalmente cibo stagionale, a base soprattutto di vegetali, diminuire il consumo di carne e con questo fare qualcosa per la propria salute; oppure può decidere di passare alla mobilità elettrica, o installare sistemi di riscaldamento alimentati da energia rinnovabile. Tutte queste soluzioni sono più economiche delle alternative fossili, più dannose per il clima e malsane sul lungo periodo. Lo vediamo bene oggi con l’aumento dei prezzi della benzina e del gas».

Non saremmo svizzeri se non facessimo dei compromessi. I Verdi liberali quali sono disposti a fare?

«Noi Verdi Liberali siamo persone ottimiste e vogliamo plasmare il futuro. Ci impegnamo per questo, e per questo lottiamo per riforme efficaci in molti settori. Tuttavia siamo sempre disponibili a raggiungere dei compromessi o a una politica dei piccoli passi, purché naturalmente il risultato vada nella giusta direzione».

Qual è per contro il limite per voi invalicabile, se c’è?

«Non abbiamo una posizione dogmatica; cerchiamo soluzioni pragmatiche con tutti gli schieramenti politici e ci impegnamo per far progredire le cose. Per contro non sosteniamo le posizioni che le fanno arretrare, posizioni che spesso provengono da partiti conservatori, siano essi a sinistra o a destra del panorama politico».

Parliamo di energia: qual è la vostra ricetta per cercare di arrivare a un’autosufficienza energetica?

«La transizione energetica avrà successo solo se continueremo ad favorire l’espansione delle energie rinnovabili, in particolare dell’energia solare, e passeremo rapidamente alla mobilità elettrica nei trasporti. Inoltre è necessario che il riscaldamento a gas e a olio sia sostituito da soluzioni rinnovabili e che gli edifici siano meglio isolati. Tutto sommato, questa strategia porta verso l’elettrificazione, ed è per questo che l’elettricità è sempre più al centro dell’attenzione. La Svizzera deve quindi produrre molta più elettricità dal solare, dall’eolico e dall’idroelettrico, e continuare ad essere fortemente integrata nel sistema elettrico europeo».

Autosufficienza ma non isolamento né autarchia quindi?

«Sì. L’autarchia energetica non è qualcosa a cui tendere. Lo scambio energetico attraverso le frontiere nazionali anzi è sensato, perché aumenta la sicurezza dell’approvvigionamento non solo per noi ma per tutta l’Europa».

Siete disposti, vista l’attuale crisi energetica, a entrare in discussione per un ritorno o un abbandono più lento del nucleare?

«No. L’abbandono graduale del nucleare è stato deciso in modo chiaro e inequivocabile dal popolo svizzero. La costruzione di nuove centrali nucleari con l’attuale tecnologia per noi è fuori questione: il problema dello smaltimento dei rifiuti non è ancora stato risolto, inoltre sarebbero troppo costose. Tuttavia finché restano sicure le centrali nucleari esistenti possono rimanere in funzione. Abbiamo dunque tempo fino alla data della loro chiusura per espandere la produzione delle energie rinnovabili indigene nel modo più rapido e coerente possibile».

Sul vostro sito internet vi definite il partito più progressista della Svizzera, eppure non siete un partito di sinistra. Cosa significa dunque esattamente per voi “progressista”?

«Essere progressisti per noi significa essere aperti al progresso. Siamo un partito di e per persone che guardano al futuro con curiosità e ottimismo, e in questo senso vogliono plasmarlo».