Normalmente evito le interviste telefoniche perché è difficile, senza un contatto visivo, dare il giusto peso alle parole. Ma nel caso di Lara Gut è stato diverso. L’atleta ticinese si è raccontata al cellulare, durante un viaggio verso Losanna, una chiacchierata sincera, senza troppi filtri, anche se non ha voluto parlare troppo della sua vita privata.

<class=”quest”>Iniziamo dalla tua passione per lo sci. Una passione che ti ha contagiata fin da bambina…

«Non ricordo un momento in cui non ho sciato. La mia fortuna non è tanto stata quella di aver avuto la possibilità di farlo, ma quella di passare tantissimo tempo con i miei genitori. Ho dei ricordi bellissimi sugli sci, prima ancora di salire su un podio. Devo però anche dire che mi sono resa conto che era quello che effettivamente volevo fare solo a diciotto anni, quando mi sono fatta male la prima volta. A quel punto, ferma, ho realizzato che la mia vita senza lo sci non sarebbe stata la stessa».

<class=”quest”>Hai raggiunto importanti risultati giovanissima e molti hanno parlato di te come un grande talento svizzero…

(Un attimo di silenzio). «Sai una cosa? Non mi piace molto parlare di talento. Penso che spesso si usi il termine talento perché non si riescono a spiegare determinati risultati. Il talento può ad esempio essere la facilità di fare qualcosa o la precocità nel fare un determinato sport. Ad esempio: se un giovane sportivo riesce a mascherare le sue difficoltà, magari perché ha uno spirito d’adattamento superiore ai suoi coetanei, viene classato come talentuoso, ma senza impegno non c’è talento. Io avevo sicuramente facilità nello sciare, sfruttavo ogni momento libero per farlo, ma già da ragazzina mi impegnavo moltissimo e cercavo un continuo miglioramento. Quando poi subentra la fase adolescenziale puoi avere tutto il talento di questo mondo (chiamiamolo così), ma se non c’è la determinazione, la voglia di mettersi in gioco… non arrivi da nessuna parte».

<class=”quest”>Bisogna anche dire che la fase adolescenziale coincide con gli impegni scolastici, che non sempre sono facili da seguire. Come andavi a scuola?

«Forse non ci credi, ma se c’era un’altra cosa che mi riusciva bene, oltre lo sciare, era la scuola. Sono sempre stata curiosa, mi piaceva imparare, in più avevo dei docenti che mi stimolavano molto. Quando ho iniziato le medie però non è stato facile combinare studio e allenamenti, per fortuna sia i professori sia il direttore della scuola mi hanno dato una mano. Va anche detto che uno sportivo impara velocemente ad essere diligente e questo aiuta anche a livello scolastico, forse è proprio grazie alla mia rigorosità sportiva che poi sono riuscita a conseguire la maturità da privatista. Non nascondo che sono stati anni duri, c’erano momenti in cui non riuscivo ad aprire i libri, ma era una scelta mia e alla fine ce l’ho fatta, mi sono adattata, non mi sono aggrappata a pretesti del tipo sono troppo stanca o non sono nel posto ideale per studiare… infondo anche quando scio devo sapermi adeguare alla neve, al numero del pettorale. Nella vita si possono sempre trovare delle scuse… ma se lo fai meglio mollare prima di iniziare».

<class=”quest”>Immagino tu sia favorevole ad una scuola, già a livello di medie, pensata appositamente per i giovani sportivi e artisti d’élite. Oggi siamo solo in fase di sperimentazione…

«È importantissimo aiutare e bisogna anche capire che non si tratta di avvantaggiare nessuno, noi sportivi non siamo mica dei viziati e soprattutto non siamo dei principini. Bisogna valorizzare i giovani sportivi, non possiamo permetterci che un ragazzo, a quindici anni, molli la scuola per lo sport e si ritrovi a trent’anni senza nulla in mano. Nella nostra società sta diventando sempre più difficile conciliare scuola e sport, pensiamo all’America! Se sei un atleta sei agevolato in tutto, puoi andare all’Università senza rinunciare agli allenamenti. Possibile che in Svizzera, con tutti gli sportivi d’élite che abbiamo, non si riesca ad andare in questa direzione? Molte volte ci si dimentica che gli atleti sono atleti ogni minuto della loro vita, ogni giorno, e, credimi, non è una vita facile».

<class=”quest”>Molto spesso se non si è a contatto con uno sportivo professionista non ci si rende conto di tutti i sacrifici che deve affrontare un atleta. Tu hai già fatto un pensierino sul tuo dopo carriera?

(Ride) «A dir la verità spero di avere ancora anni di carriera davanti a me e in questo momento, grazie all’esperienza che mi sono fatta fino ad oggi, sto pianificando la seconda parte della mia carriera. Voglio assolutamente concentrarmi su quello che sto facendo, non farmi distrarre dal domani visto che non sono ancora arrivata agli sgoccioli. Però devo anche dirti che mi piacerebbe restare nell’ambito sportivo, infondo ci sono molte figure accanto all’atleta che in passato non c’erano, pensiamo ai responsabili dei social network… chissà che non sia qualcosa che mi piacerebbe fare. Vedremo…».

<class=”quest”>Sei legatissima a tuo papà, non è scontato avere un allenatore padre…

«Mio papà è la persona più importante di tutta la mia squadra, di tutta la mia carriera. I miei genitori, mio fratello, sono molto importanti per la mia persona. Nella mia vita d’atleta mio papà ha sempre saputo darmi serenità e stabilità, ed è quello di cui ho bisogno. Assieme abbiamo deciso una linea da seguire, l’abbiamo scelta e pianificata assieme, assieme siamo cresciuti, nessuno mi conosce come lui, sa esattamente quello che è meglio per me e con lui ho un dialogo aperto, riesco a confidargli tutto: le mie paure, le mie perplessità e questo mi ha sempre dato negli anni una grande sicurezza mentale, che non è scontata».

<class=”quest”>Ecco volevo proprio parlarti del mentale, perché nello sport è un fattore importantissimo e non è sempre facile da gestire…

«Il mentale bisogna allenarlo tutti i giorni, mio papà mi ha sempre detto: “Il mentale conta il 90%, il resto è il motore”. Per questo anche quando vai ad allenarti devi dare il massimo, devi concentrarti, non puoi pensare di arrivare pronto alla gara se non riesci a concentrarti durante gli esercizi. Tutti noi viviamo nella frenesia, pensiamo sempre al domani, a quello che ancora dobbiamo fare… invece dobbiamo imparare a vivere il momento. La gara deve essere affrontata una curva dopo l’altra, ogni sciata va pensata, analizzata, tante buone sciate fanno una buona gara. Se si perde questo focus, se si inizia a pensare a quante gare bisogna vincere per conquistare la Coppa del mondo… la pressione diventa troppa e può giocarti contro. Negli anni ho imparato ad analizzarmi molto, oggi sto bene, ma pensa dov’ero un anno fa, dopo l’infortunio… non è stato facile riprendere, anche perché avevo male, dovevo fare molta fisioterapia e sapevo che in quel momento l’avversario più temibile era me stessa. Sai… (una pausa) non puoi sempre vincere e anche quando vinci… ti dici: avrei potuto fare meglio, ma le sconfitte fanno parte della vita, ho imparato a incassare e guardare avanti, pensare al mio lavoro. Bisogna sempre sapersi rialzare».

<class=”quest”>Sei delusa di questa stagione?

«No, assolutamente. È stata una super stagione. Spesso si tende a ridurre tutto al risultato… ma se fossi stata dodici centesimi più veloce sarei campionessa olimpica, se non fossi caduta una volta avrei avuto la coppetta di Super-G e cosa voleva dire? Che avrei fatto un super ritorno? Mentre cadendo una volta, sbagliando una gara ho buttato via la mia stagione? No, perché un anno fa a quest’ora avevo un crociato rotto, non riuscivo neanche a piegarlo. Malgrado questo sono riuscita a tornare in pista, a fare quello che volevo, a fare quello che amo e per questo dico fiera che è stata una stagione riuscita».

<class=”quest”>Sei sempre in viaggio, impegnata ad allenarti, ma trovi sempre un po’ di tempo per la tua famiglia e i tuoi amici…

«Non so come sarebbe in un’altra vita, ma in questa ho imparato ad apprezzare i pochi momenti liberi e ad investirli con chi vale la pena. Negli anni ho ridotto la cerchia delle mie amicizie, ho meno contatti sul telefono, ma molti più amici sinceri cui mi posso appoggiare».

<class=”quest”>E nei momenti in cui ti ritrovi sola? Cosa ti piace fare?

«Leggo e se ho un po’ più di tempo mi metto a cucinare, perché cucinare mi avvicina alle persone cui voglio bene. Ad esempio… mio fratello adora la torta al cioccolato e, quando posso, gliene preparo una che poi mangiamo assieme (ride)».

<class=”quest”>Ma non devi seguire una dieta stretta? O riesci a sgarrare ogni tanto…

«Io mangio un po’ di tutto, ma non perché ho la fortuna di poter mangiare tutto quello che voglio, anche perché il cibo che è la benzina che metto nel mio corpo, è la base del mio allenamento, e devo stare molto attenta alle scelte che faccio. Ma anche vivere di stenti non è giusto… quindi se c’è da mangiare una fetta di torta al cioccolato me la gusto, come gusto la compagnia di mio fratello. Infondo tutto sta nella quantità e nel sapersi dosare, non solo per quanto riguarda il cibo, devo anche stare attenta a dormire abbastanza, a non passare ore sul cellulare (che non è un male aggiungo io…)».

<class=”quest”>So che volevi trovare una casa in Ticino… ce l’hai fatta?

«Sì, si, abito a Lugano praticamente da un anno. Sono contenta di aver trovato una casa tutta mia, un punto di appoggio in Ticino e desidero mantenerlo. Qui ho le mie cose, la mia famiglia, i miei amici, anche se devo essere sincera: quando viaggio non ho nostalgia di casa e anche in un dopo carriera penso che cercherò un lavoro che mi permetta di viaggiare».

Ancora cinque minuti (la voce dell’addetta stampa)

<class=”quest”>Forse però in Ticino non hai molta privacy visto che il tuo viso lo conoscono praticamente tutti…

«Qui ricevo molta energia. La gente mi avvicina spesso, però devo essere sincera: ci sono anche momenti in cui vorrei che le persone capissero che ho una vita privata e che non sono sempre in giro a rappresentare l’atleta. Apprezzo quando la gente mantiene una certa distanza ed evita di darmi consigli, anche perché vedendomi in tele molti sono convinti di conoscermi… e per me è difficile gestire i contatti fisici, anche se sono solo degli abbracci. Mentre per un saluto o una foto sono disponibile, anche perché mi sono resa conto che molte persone si emozionano vedendomi gareggiare, questa la trovo una cosa fantastica».

<class=”quest”>In passato c’è stato chi ti ha descritto capricciosa o addirittura antipatica, cosa dici?

«In passato ho spesso cercato di difendermi chiudendomi, perciò dando anche risposte molto secche e brevi, perché non volevo dimostrare quanto soffrivo. Quando ho detto che smettevo di leggere i giornali non era perché mi ritenevo superiore, ma perché alla fine sono una persona… quando si critica la prestazione dell’atleta è una cosa, ma giudicare il tuo essere è un’altra.
E poi capricciosa? Solo perché ho avuto la fortuna di avere una famiglia che mi seguisse e perché ho scelto di andare per la mia strada? Il fatto che io mi sia preparata da privata non era un capriccio, ma era un cercare di evolvere ancora di più, non ho mai voluto criticare la squadra, ma sapevo che per realizzare il mio sogno avevo bisogno d’altro, di andare nella mia direzione. E oggi rifarei tutto quello che ho fatto, perché questa è la vita che avevo sognato».

<class=”quest”>Recentemente Lara stessa ha comunicato di avere una relazione con Valon Behrami, calciatore svizzero attualmente all’Udinese. Sei felice?(Silenzio) «Si».

«Negli anni passati ho spesso avuto una sensazione di incompletezza e ho sempre pensato che fosse legata al mondo dello sci. Quest’inverno ho scoperto quale fosse il tassello mancante e non aveva nulla a che vedere con lo sport: si chiama amore.
Con Valon, ho scoperto la forza di essere in due».
cit. Lara Gut