Incontro Michel Gagnon nel suo ufficio, in una delle ale del Convento degli Angioli, una struttura che risale al 1490. Salendo le scale mi soffermo a pensare alla storia di quelle sale dai soffitti alti e le pareti spesse, dove il passato si fonde con il futuro, il futuro culturale di una città che negli ultimi anni ha dimostrato concretamente di avere un grande potenziale artistico.

Michel mi accoglie con un sorriso. È una persona solare, gli piace il contatto umano e benché abbia sempre molto da fare emana una rara tranquillità. Gli chiedo se preferisce fare l’intervista in francese, ma subito mi blocca…

«Assolutamente no, per me questo è un buon esercizio… facciamola in italiano».

Allora partiamo dall’inizio… anche perché questa vuole essere un’intervista per conoscerti meglio, quindi dimentichiamo il tuo curriculum e raccontaci la tua storia…

«Ma veramente vuoi sentire la mia storia (sorpreso)? Provengo da una famiglia diciamo normale, nel senso che nessuno era un grande artista. Sono nato a Montreal, in Canada, una città dove si parla francese ed inglese, la mia lingua è il francese come si può sentire dall’accento (ride) e sono cresciuto lì, con mia mamma che suonava il piano. Il piano (si sofferma) quello è stato il mio primo colpo al cuore, si dice così in italiano? Un coup de foudre che ha cambiato la mia vita, ho iniziato la mia carriera come pianista, ho studiato musica all’università e già da giovane sapevo che quella era la mia strada».

Però non sei diventato un musicista professionista… quindi qualcos’altro deve essere successo…

«Ho scoperto l’opera. Sai a Montreal, prima del 1980, non c’era l’opera. A me piaceva molto e l’ascoltavo alla radio. Poi, ad un certo punto, la Place des Arts, il centro culturale più importante del Canada, aveva in progetto di fondare una compagnia. Mi hanno contattato e, questo ti sorprenderà, mi hanno chiesto di unirmi al loro coro. A me era già capitato di suonare con grandi cantanti lirici, ma mai di cantare…».


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