Che cosa rappresenta per Mendrisio la prossima apertura del nuovo campus SUPSI?

«Si tratta di un’opportunità di straordinaria importanza che ci consente di apportare significativi miglioramenti nell’assetto territoriale di Mendrisio e del suo territorio. In primo luogo occorre sottolineare che la nuova struttura va ad integrarsi con l’Accademia di Architettura, già presente da molti anni, qualificando questa città come un polo della formazione di primaria rilevanza all’interno del Cantone. Ciò comporterà una crescita della presenza di studenti, professori, ricercatori e collaboratori vari, ponendo nuovi problemi dal punto di vista della mobilità, della ricezione e dell’accoglienza».

A questo proposito quale iniziative concrete state pianificando?

«Il nuovo edificio della SUPSI à stato realizzato in un punto strategico per la mobilità cittadina, in prossimità della Stazione ferroviaria e non lontano dallo svincolo autostradale. Stiamo dunque studiando possibili miglioramenti per la regolazione del traffico in funzione anche dell’accesso al centro cittadino. Altre misure, con il concorso di operatori privati andranno prese per fare trovare la città pronta ad accogliere maggiori flussi di studenti e lavoratori».

Formazione ma non solo. Quale sarà la Mendrisio del futuro?

«Credo che un punto di forza di Mendrisio e del suo territorio sia rappresentato dal fatto che il nostro tessuto produttivo à fortemente differenziato, presentando attività agricole, industriali, commerciali, servizi e turismo. Oltre naturalmente ad istituti per la ricerca e la formazione. Credo che questa pluralità di iniziative debba essere in ogni modo salvaguardata, semmai riportata ad un piano globale che tenga soprattutto conto di una compatibilità territoriale e ambientale. Un ultimo accenno va infino alle attività congressuali, di cui abbiamo avuto un recente esempio con il simposio sino-svizzero, che potranno ricevere un ulteriore impulso della presenza di un forte polo universitario, della ricerca e della formazione».