Più di 140 aziende compongono il commodity trading hub ticinese: un settore che occupa direttamente e indirettamente 2’000 impiegati e che negli anni più recenti ha generato un gettito fiscale annuo di circa 70 milioni di franchi. Queste aziende compongono la Lugano Commodity Trading Association (LCTA), «un’entità che – dichiara il Secretary General Marco Passalia – fin dalla sua creazione ha voluto sottolineare il ruolo strategico dei commodity traders nel funzionamento dell’economia mondiale». In questo periodo di prezzi alti delle materie prime, di penuria di commodities sul mercato e di difficoltà logistiche e di trasporto, il ruolo chiave di questo settore nello scacchiere economico globale appare ancora più importante.

Nel brusco risveglio post-covid il settore delle materie prime riflette più di tutti una situazione economica paradossale: la domanda globale di commodities in forte crescita confrontata con una penuria di materie prime e di semilavorati in un contesto in cui logistica e trasporti sono azzoppati ed in difficoltà.

Stiamo parlando di metalli ferrosi e non ferrosi, di carbone, di legname, di prodotti agricoli, ecc. conditi da prezzi dell’energia in forte crescita. Per capire meglio l’andamento delle singole commodities abbiamo raccolto le opinioni di vari esperti associati alla Lugano Commodity Trading associatio (LCTA), attivi in ambiti diversi del commercio di materie prime.

Superciclo delle materie prime?

Vincent Lemaitre, Head of Research, Ifchor sa Lausanne, Broker leader nei trasporti di materie prime

«Di fronte alla domanda se ci troviamo in un nuovo superciclo delle materie prime, è facile constatate che ci sono tutti gli elementi per affermarlo. L’espansione di liquidità dovuta all’incredibile bilancio FED del 2020 ha fatto sì ch gli eccessi di denaro creatisi sul mercato interno americano fossero semplicemente prestati all’estero. La ripartenza possente dell’industria manifatturiera dopo la sosta forzata del 2020, la necessità di ricostituire gli inventari ai livelli pre-crisi, la debolezza delle catene logistiche ed i timori d’inflazione hanno intensificato l’aumento della domanda. Purtroppo l’offerta non è stata in grado di reggere il passo: gli investimenti nell’industria mineraria ed energetica sono rimasti al palo per un anno, sia perchè le compagnie petrolifere non avevano dimenticato lo shock dei prezzi negativi del 2020, sia perchè l’industria mineraria è stata colta di sorpresa da questa corsa agli approvigionamenti. Il mix tra maggior liquidità, maggior domanda e minore offerta ha portato ad un naturale aumento dei prezzi. In aggiunta, il difficile trattamento della prevenzione dalle pandemie ha avuto un prezzo inaspettatamente alto. La logistica ha evidenziato tutta la sua vulnerabilità, con gravi ritardi, colli di bottiglia e picchi di aumenti incontrollati dei prezzi. Il tempo è denaro ed il tempo perso è perso per sempre».

Prodotti siderurgici

Matteo Somaini, Presidente, LCTA

«Come la maggior parte delle attività produttive, il settore siderurgico sta affrontando un periodo di forte domanda, manifestatasi a fine 2020, quando gli inventari erano molto bassi, combinata con incremento dei costi di materie prime e trasporti. Elementi che, già da soli, hanno spinto vicino ai massimi storici i prezzi del prodotto finito. Nello specifico, il mondo siderurgico ha anche dovuto affrontare le conseguenze di diverse mosse politiche, alcune delle quali già in atto da tempo – protezionismo di molti stati contro l’importazione di prodotti finiti o semifiniti – e la riduzione di produzione con quasi azzeramento di export da parte della Cina. La decisione del colosso asiatico ha avuto un forte impatto sui flussi di consumo delle materie prime ed esacerbato lo squilibrio tra domanda ed offerta globale di prodotti siderurgici. Nel medio termine di conseguenza possiamo immaginare che la situazione globale resterà piuttosto stabile sui livelli attuali e le società nel nostro settore continueranno a destreggiarsi in un ambiente sostanzialmente favorevole, ma non facile a livello operativo».

Carbone

Paola Bazzana, Head of Operations-Senior Trader e Board Member, LCTA

«La crisi generata dalla diffusione del Covid-19 non ha risparmiato il mercato del carbone, la cui domanda ha registrato lo scorso anno un forte calo sia per la produzione energetica che quella industriale. Allo stesso modo, con il rilancio economico post-pandemia, questo settore ha avuto una notevole ripresa. I livelli attuali dei prezzi corrispondono a circa il 300% di quelli dello stesso periodo del 2020. Dopo un forte aumento durante tutto il mese di settembre, la maggior parte degli indici del carbone e del coke metallurgico si sono stabilizzati a ottobre. Questa situazione è giustificata da una richiesta di materiale che supera notevolmente la disponibilità. In particolare per quanto riguarda la Russia ciò è anche dovuto alla mancanza di vagoni ferroviari, impiegati per il trasporto di altre merci».

Carbone e rinnovabile

Riccardo Talenti, Chartering & Operations Manager, Flame SA and Board Member, LCTA

«È indubbio che la fine della pandemia abbia portato ad una ripresa sia dell’economia globale ma anche di quelle locali. La forte domanda di energia richiesta dalle attività industriali è in crescita un po’ ovunque e ha messo in evidenza tutti i limiti della green economy che, sebbene sia oramai una strada senza ritorno, è senz’altro in anticipo sui tempi. Di fatto la produzione di energia green non è assolutamente in grado di colmare la semplice domanda di energia, figurarsi il picco a cui stiamo assistendo. Conseguenza di quanto sopra è stato un aumento considerevole dei prezzi di tutti i combustibili fossili che, insieme al nucleare, sono le uniche fonti di energia esistenti in grado di ribilanciare lo squilibrio tra domanda ed offerta. Addirittura si sentono rumours di mercato che alcune centrali a carbone messe in disuso in Europa possano essere riattivate. In aggiunta a quanto sopra, il severo ostracismo – basato forse più su motivazioni dettate da una volontà di essere politically correct – attuato dal sistema bancario nel finanziare la produzione e la commercializzazione di progetti legati ai combustibili fossili, ha fatto sì che la loro disponibilità sul mercato si sia ulteriormente ridotta, acuendo il gap tra domanda ed offerta. In questo scenario, il nostro Gruppo, pur avendo già dato vita da tempo a diversi progetti green nel settore energetico, seguendo un trend ormai avviato, si è trovato comunque in una posizione privilegiata e con la disponibilità di notevoli quantitativi di materiale. In tale posizione abbiamo potuto cavalcare questo trend positivo ed in crescita delle commodities che riteniamo durerà ancora per un certo periodo, consentendoci nel frattempo, sia di sfruttare al meglio il nostro know-how nel settore dei combustibili fossili, sia di continuare a seguire, sviluppare e rendere operativi tutti quei progetti green già partiti ma che richiederanno investimenti e tempo per la loro attuazione ed ottimizzazione».

Gas ed energia

Marco Passalia, Partner, ENET Energy SA e General Secretary, LCTA

«L’aumento dei prezzi degli ultimi mesi nel settore dell’energia ha molteplici concause. Sul fronte della domanda c’è stato un inizio d’anno più freddo del solito ed una ripresa economica più repentina di quanto ci si poteva aspettare. Sull’altro fronte, invece, abbiamo assistito a bassi livelli degli stoccaggi di gas in Europa, ad una forte concorrenza internazionale sul fronte LNG, a nessuna fornitura aggiuntiva di gas dalla Russia (cfr. North Stream 2), al graduale abbandono delle centrali a carbone, ecc.  Mentre le misure nei mercati dell’energia possono aiutare a rendere il mercato meno teso, è probabile che i prezzi dell’energia rimangano a livelli elevati per qualche tempo.

Il contesto che si è venuto a creare è stato accompagnato da prezzi in salita e, oggi, l’impressione è che il livello dei prezzi sarà in gran parte determinato dalle condizioni meteorologiche e dalla percezione del mercato. I prezzi potrebbero rimanere ai livelli attuali o continuare ad aumentare nel caso di un inverno freddo. Sta di fatto che stiamo assaggiando i primi bocconi della decarbonizzazione del nostro sistema economico».

Biocarburante

Bruno Mazzarelli, Commercial and logistic manager e Member, LCTA

«Oil & Bio Trade SA è focalizzata sul settore dei biocarburanti con prevalenza al biodiesel e alla connessa ricerca delle materie prime di origine biologica per la loro produzione. Il mercato del Biodiesel è in forte crescita non solo per il cosiddetto advanced ma anche per il Sustainable Aviation Fuel (SAF) con margini di espansione enormi in termini di produzione e di volumi consumati. L’aumento della domanda, sia attuale che prospettica, si è immediatamente riflessa sull’aumento dei prezzi delle principali materie prime, due in particolare: il Tallow (grasso animale) e l’UCO (Used cooking Oil). In prospettiva in qualità di operatori del mercato dei biocarburanti, sitamo cercando di capire se e quando ci sarà una stabilizzazione dei prezzi relativi al trasporto e alla logistica, via mare e via terra».