Quest’anno ricorre il decimo anniversario della fondazione della FINMA. Diamo uno sguardo al periodo movimentato alle nostre spalle. Come giudica l’evoluzione dell’Autorità di vigilanza? 

«Gli ultimi dieci anni sono stati per noi, come del resto per tutte le autorità di vigilanza delle principali piazze finanziarie del mondo, molto movimentati. La FINMA è stata istituita in un contesto estremamente impegnativo. La congiuntura travagliata vittima della crisi finanziaria, le controversie fiscali e le sfide annesse e connesse hanno considerevolmente accelerato il processo di maturazione della FINMA, che ha dovuto crescere molto in fretta. Ma in definitiva, dal mio punto di vista, è riuscita ad affermarsi quale autorità credibile».

La FINMA è in contatto con Libra, l’associazione che vuole creare la cripto valuta promossa da Facebook. Da quello che è emerso, i criteri per l’approvazione saranno severi. Quali sono i vostri obiettivi per rilasciare l’autorizzazione?

«Una cosa è certa: un progetto di questo tipo in Svizzera necessita di un’autorizzazione. Il quadro legale elvetico è da un lato solido, dall’altro sufficientemente flessibile da consentire di decidere, sulla base della vigente legislazione basata sui principi, se un’autorizzazione possa essere concessa o debba essere rifiutata. Non è pertanto necessario alcun intervento preliminare da parte del legislatore. In progetti di questo tipo, per noi un aspetto di importanza centrale è che i rischi vengano considerati in modo adeguato e secondo il principio «same risks, same rules».

Voi pensate che le cripto valute in generale possano rappresentare un rischio per la stabilità del sistema finanziario?

«Valutare quali società sulla piazza finanziaria svizzera siano considerate di rilevanza sistemica è compito della Banca nazionale svizzera. Quale Autorità di vigilanza noi riteniamo che, se un’autorizzazione ai sensi del diritto dei mercati finanziari è necessaria, i rischi legati a un tale progetto debbano essere considerati in modo adeguato e analogo ai rischi comparabili di altri offerenti. E questo indipendentemente dal fatto che le attività vengano effettuate sulla blockchain o nel mondo analogico. Allo tempo stesso procediamo nei confronti dei soggetti che, con il pretesto dell’innovazione o delle nuove tecnologie, cercano di aggirare la legge. La Finma dice sì all’innovazione, ma no all’abuso».

Ora si assiste ad una proliferazione di cripto valute (si sta pensando di creare anche il Ticinocoin). Voi considerate le valute digitali come delle monete a tutti gli effetti? Che giudizio date su questa tendenza?

«Giudichiamo i token digitali non sulla base della loro denominazione, bensì del loro utilizzo a livello economico, ossia della funzione economica che svolgono concretamente, un aspetto che deve essere considerato di volta in volta nel singolo caso. Ci sono varie categorie di token: token di pagamento, token di utilizzo e token d’investimento. A seconda della loro funzione, devono essere trattati in modo differente dal punto di vista del diritto in materia di vigilanza. Effettuare questa valutazione è compito nostro. La Finma non è chiamata a decidere quale idea, quale progetto o quale società debba avere successo. A deciderlo sono il mercato e i consumatori».

Parlando più in generale della stabilità del sistema finanziario svizzero, considerate adeguata la regolamentazione attuale?

«Il compito della Finma è applicare le attuali disposizioni. E notiamo che al momento stiamo trovando una risposta adeguata per quasi tutti i casi. Se in determinati ambiti è necessario aumentare o ridurre la regolamentazione deve deciderlo, in fin dei conti, sempre la politica. Alcune questioni in materia di stabilità sono oggetto delle procedure legislative ancora in corso».

Voi recentemente, assieme alla BNS, avete introdotto nuove misure restrittive per la concessione di crediti ipotecari. Siete preoccupati per la situazione del mercato immobiliare?

«Sì. Già da diverso tempo richiamiamo l’attenzione sugli aumentati rischi nel mercato ipotecario. Essendo molti investitori alla ricerca di rendimenti positivi, abbiamo constatato in particolare una dinamica assai sostenuta nel segmento degli immobili a reddito. I rischi legati a un’offerta eccedente e alla minaccia di una correzione dei prezzi sono però in aumento, come mostrano le crescenti quote di alloggi sfitti. Per proteggere il mercato dagli shock, da diverso tempo propugniamo l’inasprimento dei criteri di concessione dei crediti in questo ambito. L’associazione di categoria ha infatti adeguato la sua autodisciplina in tal senso. Continueremo a monitorare con attenzione se ciò produce il suo effetto».

Ora si ipotizza un nuovo calo dei tassi di interesse da parte della Banca nazionale. Secondo voi una mossa del genere sarebbe sostenibile da parte dell’economia elvetica?

«La politica monetaria e dei tassi d’interesse è compito della BNS e non spetta alla Finma commentarla. L’attuale livello dei tassi ha però chiaramente un impatto sulle imprese assoggettate alla nostra vigilanza. In particolare esso influisce sulle banche fortemente attive nelle operazioni sulle differenze di interesse come pure sulle assicurazioni vita con impegni a lungo termine. Nel quadro della nostra attività di vigilanza monitoriamo tutto ciò con la massima attenzione e, se necessario, adottiamo le opportune misure presso le imprese interessate».

Molte piccole banche svizzere chiedono che ci siano norme semplificate per loro, considerando appunto le loro dimensioni. Come vi siete mossi e come vi state muovendo rispetto a questa richiesta? 

«La Finma si adopera affinché le piccole banche in Svizzera abbiano la reale possibilità di svilupparsi e di lavorare in modo redditizio. Gli ostacoli e i costi superflui per le piccole banche devono essere identificati e, all’occorrenza, rimossi. In generale operiamo da sempre una distinzione a seconda delle dimensioni degli istituti, la vigilanza sulle piccole banche è cioè meno serrata rispetto a quella sugli istituti più grandi. Quest’anno abbiamo però compiuto un passo in avanti introducendo un regime speciale per le piccole, ma solide e ben gestite banche. Secondo il principio di proporzionalità del rischio e della vigilanza, concediamo in modo mirato varie facilitazioni e semplificazioni, affinché tali istituti possano risparmiare sui costi».