Luca BolzaniLuca Bolzani, lei vanta una lunga carriera imprenditoriale e ha ricoperto anche vari incarichi pubblici. Quali sono state le principali tappe di questo percorso professionale?

«Le tappe più significative del mio percorso sono sicuramente quelle imprenditoriali. Dopo un’esperienza di qualche anno come manager nell’industria farmaceutica, ho fatto il salto nel mondo dell’imprenditoria diventando azionista, e a volte CEO, di diverse Società attive in Canton Ticino: MicroMacinazione, Sintetica, Schedio, Scudo di Stabio, Myia, oltre a partecipazioni in alcune Start Up.

I miei incarichi pubblici si limitano al Consiglio Comunale di Morcote e alla partecipazione in alcune Commissioni Cantonali. La presidenza di Fondazione Agire è senz’altro un impegno importante che corona la mia carriera coniugando le mie esperienze aziendali con una responsabilità pubblica».

Nel 2002 lei ha acquisito insieme ad un socio la società Sintetica. Ci vuole raccontare questa storia imprenditoriale e quali sono stati i risultati ottenuti adottando una strategia di globalizzazione dell’azienda?

«La Sintetica è la più vecchia Azienda Farmaceutica del Canton Ticino, fondata nel 1921. All’inizio degli anni 2000 era di proprietà della Bracco Italia che, non avendo più un interesse strategico, l’aveva messa in vendita. La Sintetica era leader di mercato in Svizzera nel campo dell’anestesiologia ospedaliera, ma non aveva mai venduto i suoi prodotti all’estero. La strategia di sviluppo si è quindi basata sull’internalizzazione dell’attività e sulla creazione di filiali estere. Strategia che si è rivelata vincente e ha permesso alla Società di crescere fino a raggiungere un fatturato di un centinaio di milioni di franchi».

Per sua diretta esperienza come valuta le prospettive del Ticino come polo svizzero ed europeo nel campo dell’industria farmaceutica e delle scienze della vita?

«Dopo Basilea e l’Arco Lemanico, il Ticino è il terzo polo farmaceutico in Svizzera. Genera un fatturato di circa 2,5 miliardi di franchi con circa 3.500 addetti qualificati. Evidentemente la gran parte di questo fatturato viene conseguito fuori Cantone, in Svizzera e all’estero, contribuendo in modo significativo al PIL cantonale. Grazie alla reputazione della Svizzera nel mondo farmaceutico, alla possibilità di una formazione di eccellenza, e alla disponibilità di personale qualificato nella nostra regione allargata, oltre naturalmente all’attivismo delle Aziende del territorio, ritengo che l’ambito farmaceutico sia uno dei settori industriali con le migliori prospettive di crescita nel nostro Cantone». 

In generale, come giudica lo stato di salute del tessuto produttivo ticinese e quali interventi andrebbero promossi, per esempio a livello fiscale, per favorire il suo ulteriore sviluppo?

«Sono convinto che la fiscalità sia uno dei fattori necessari per lo sviluppo di attività di buon contenuto industriale, ma non necessariamente il piu’ significativo. Reputo più importante la disponibilità di una formazione di eccellenza in Svizzera, la posizione geografica strategica del nostro territorio, unitamente alla sua qualità di vita, e, questo si’ fondamentale, un buon sistema di accesso al credito per il sostegno agli investimenti». 

Lei è stato riconfermato a marzo alla Presidenza del Consiglio di Fondazione della Fondazione Agire. Quali sono gli impegni, già intrapresi nel corso del primo mandato, che intende portare a compimento?

«Il mandato che il Consiglio di Stato ha affidato ad Agire è quello di promuovere l’innovazione nel Cantone, in particolare nell’ambito tecnologico e industriale. Questo tipo di innovazione avviene nelle Accademie, nelle Aziende di medie-grandi dimensioni, nelle PMI e soprattutto nelle Start Up. Per i primi due attori, il compito di Agire è stato quello di portare a compimento la fase preparatoria della costituzione del Parco dell’Innovazione Ticino in collaborazione con Switzerland Innovation e con il Parco di Zurigo. Per le seconde due categorie, PMI e Start Up, ci siamo dedicati allo sviluppo di una cultura di digitalizzazione di sistemi e processi con la creazione della figura di un Digital Manager a sostegno delle PMI, e all’istituzione di eventi di Scouting for Investors per permettere alle Start Up di accedere piu’ facilmente ad una platea di investitori privati e istituzionali. Oltre ai compiti “storici” di Agire, dall’accompagnamento ai sussidi Innosuisse con attività di coaching e mentoring, all’acceleratore Boldbrain e all’incubatore Tecnopolo di Manno».

Che cosa rappresenta per il Ticino la sfida dell’innovazione e in particolare la costituzione del Parco dell’Innovazione associato a quello già esistente di Zurigo?

«Non c’è dubbio che la spinta verso la capacità di innovare sia un fattore di competitività irrinunciabile per un piccolo Cantone come il nostro, povero di territorio e di zone industriali. Il già citato Parco dell’Innovazione, inserito nella rete nazionale dei Parchi esistenti in Svizzera, potrà davvero costituire il catalizzatore di questa spinta, a condizione che tutti gli attori coinvolti, in particolare Accademie e Aziende, ne sappiano e ne vogliano approfittare».

A suo giudizio, quali ulteriori iniziative è opportuno promuovere a favore delle startup al fine di rendere in modo permanete il Cantone un punto di riferimento non solo in Svizzera ma per l’intera regione insubrica?

«Le start up hanno bisogno essenzialmente di due cose: la disponibilità di un know how di alto livello, che possono trovare nelle Accademie e nei Centri di ricerca presenti in Svizzera e in Ticino, e la disponibilità di finanziamenti a sostegno della loro crescita, che possono trovare nell’accesso a un capitale di rischio, essenzialmente privato, di cui il nostro Paese non manca di certo».

Lei è da molto tempo protagonista della vita economica e sociale del Cantone. Quale visione l’accompagna riguarda al futuro di questo territorio?

«A livello internazionale in Svizzera siamo al primo posto per il numero di brevetti pro capite, ma siamo solo al settimo posto per quota di investimenti in R&D rispetto al PIL nazionale (circa il 3%). Questo significa che le aziende svizzere non approfittano completamente della ricerca prodotta nel nostro Paese. Se poi togliamo da questa quota gli investimenti importanti effettuati dalle grandi multinazionali elvetiche, vediamo che a non approfittare delle opportunità di accesso alla disponibilità di una ricerca qualificata nazionale sono soprattutto le nostre PMI.

È quindi necessario stimolare le nostre Aziende ad accedere alla ricerca qualificata prodotta in Svizzera, favorendo e stimolando la promozione di progetti di ricerca adeguati alle dimensioni piccole/medie delle Aziende del nostro territorio attraverso lo sviluppo di una cultura d’impresa e facilitando l’accesso al credito per gli investimenti».