Papabile, ma non troppo: Robert Francis Prevost non era nella rosa dei cinque più gettonati, né fra quelli con alte quotazioni nei botteghini britannici. Quando è stato annunciato il suo nome dalla balconata di Piazza San Pietro, in molti sono rimasti sorpresi e non tutti lo conoscevano. Allora ecco chi è Leone XIV, il nuovo Papa chiamato a guidare due miliardi e mezzo di cristiani sparsi nel mondo, quasi il 30% della popolazione globale.
69 anni, missionario, frate agostiniano, difensore dei migranti, vicinissimo a Papa Francesco: nel discorso inaugurale Leone XIV ha parlato di pace, di carità e di accoglienza. Ha parlato di ponti e di amore.
Ha citato due volte e con affetto il suo predecessore, dichiarando di voler proseguire la benedizione da lui impartita, come a dire di voler seguire il solco tracciato da Bergoglio.
E ha scelto un nome che celebra il “Papa dell’encicliche” – Leone XIII – ricordato per essere stato fra i primi a interrogarsi sulle disuguaglianze sociali e sui diritti dei lavoratori.
Prevost, statunitense ma lontano da Trump. Nord americano ma che durante il primo discorso si esprime anche in spagnolo e si rivolge alla sua diocesi, in Perù. Parla un ottimo italiano, al punto da rinunciare alle note che si è scritto e a continuare a braccio, al punto da auto correggersi quando incespica su un pronome.
È emozionato Leone XIV; quando si affaccia e saluta la folla sembra percepire tutto l’amore che da piazza San Pietro si alza verso di lui. Regala un sorriso un po’ teso, sul punto di lasciarsi sopraffare dalla commozione. Sì, è visibilmente emozionato il nuovo vescovo di Roma. E chi è capace di emozione, è capace di empatia. Ed ecco allora che anche tutti coloro che non lo conoscevano, cominciano istantaneamente a volergli bene, a gioire per la scelta del Conclave, ad avere la sensazione – se cristiani – che lo Spirito Santo abbia ispirato i cardinali chiusi nella Cappella Sistina.
Il nuovo Papa finisce il suo discorso recitando l’Ave Maria, poi benedice la folla e concede l’indulgenza plenaria, che raggiunge – secondo il canone – chiunque stia seguendo la cerimonia, in presenza o attraverso qualunque mezzo mediatico.
Passano pochi minuti e insieme alle prime notizie su Robert Prevost e sulla vita di quel Leone XIII vissuto più di 100 anni fa a cui il nuovo Papa ha deciso di ispirarsi, cominciano ad arrivare le congratulazioni del mondo politico e culturale e la gioia di tutto il clero sparso nel mondo. Non si fa quindi attendere il messaggio di Monsignor Alain de Raemy, Amministratore apostolico della Diocesi di Lugano, che qui riportiamo per esteso:
“Carissime e Carissimi,
Ho appreso con grande gioia dell’elezione del nuovo Santo Padre Leone XIV. Con tanta gratitudine ci uniamo in preghiera per lui e per il suo nuovo ministero a guida e a servizio della Chiesa. Che il Signore accompagni i suoi passi con saggezza e amore, suscitando fede e unità tra tutti noi! In questo particolare momento storico, segnato da tante sofferenze ma anche dall’anno di grazia del Giubileo della speranza, affidiamo con gratitudine il Santo Padre allo Spirito Santo e alla Vergine Maria, affinché lo sostengano con forza e serenità e lo guidino in ogni sua decisione”.