Roberto Badaracco, Lei è da lungo tempo uno dei politici più conosciuti e attivi a Lugano e in Ticino. Ci vuole raccontare come è nato questo suo impegno e quali sono stati i più importanti incarichi rivestiti?

«Quest’anno festeggio i venti anni di attività politica attiva a livello comunale ma anche cantonale. Guardando indietro mi affiorano alla mente tantissimi ricordi, momenti entusiasmanti ma anche cocenti delusioni. Percepisco tutta la fatica, l’impegno e l’entusiasmo che sempre ho profuso. La politica è come la vita: una battaglia continua.

L’interesse per la cosa pubblica è nato da piccolo, quando seguivo i dibattiti politici in televisione. Mi piacevano i confronti fra personalità di calibro che affascinavano e dimostravano grande capacità di persuasione.

All’inizio volevo crearmi una base lavorativa solida e ho privilegiato la mia formazione conseguendo i brevetti di avvocato e notaio. Poi ho aperto uno studio legale e notarile che tuttora conduco assieme ad alcuni colleghi. Parallelamente ho fatto diversi anni di servizio militare, terminando col grado di colonnello di Stato maggiore generale. Essi mi hanno forgiato il carattere e plasmato come uomo, credo fornendomi gli strumenti per affrontare il non facile percorso in politica.

Quasi per caso nel 2002 mi hanno inserito nella lista PLR per le elezioni cantonali del 2003. Lì tutto è iniziato. Ho fatto una campagna molto intensa girando in tutto il Cantone. Mi sono appassionato e nel 2004 ho dato la mia disponibilità per le elezioni comunali a Lugano. Ho fatto una buona votazione e sono entrato per la prima volta in Consiglio Comunale. Subito come vice Capogruppo e successivamente per altri 8 anni come Capogruppo PLR. Nel contempo mi sono affacciato alla politica cantonale e sono stato eletto in Gran Consiglio ticinese nel 2011, con riconferma nel 2015.

Dopo 12 anni nel legislativo cittadino nel 2016 sono stato eletto in Municipio. A seguito del decesso di Marco Borradori, nel 2021 ho assunto la carica di Vicesindaco che attualmente ricopro. Ora mi ripresento per una terza legislatura, dopo 8 intensi anni nell’esecutivo cittadino.

Fare politica è una missione, non è un lavoro. È anzitutto servire la società e la comunità in cui si vive. Mi stimola molto contribuire a plasmare la città del presente e del futuro, bella, vivibile e a misura d’uomo. Ma ancor più mi stimola concretizzare progetti che porteranno benefici alle future generazioni. Lugano è un piccolo, magnifico gioiello che merita impegno continuo e dedizione totale».

Per iniziare il confronto, una domanda di carattere generale si impone in via prioritaria: qual è la sua visione della Lugano del futuro e quale pensa che debba essere il suo ruolo nel contesto ticinese e svizzero?

«Lugano è una città dal grandissimo potenziale, forse ancora inespresso. Possiede tutte le caratteristiche e le condizioni quadro per eccellere dal profilo economico, sociale, culturale, sportivo, turistico, universitario e scientifico. Dispone inoltre di un paesaggio e di un lago di ineguagliabile bellezza. È un gioiello, una perla incastonata nel sud delle Alpi, con un clima mediterraneo invidiabile.

Abbiamo molteplici punti di forza: siamo in Svizzera e per rapporto alla vicina Italia possediamo tranquillità e sicurezza, l’economia è florida e la qualità di vita è molto alta.

Il ruolo di Lugano deve essere quello di ponte, di congiunzione, fra differenti realtà, usi e costumi.

Parliamo italiano ma siamo svizzeri. Rappresentiamo qualità svizzere ma con uno spirito latino inconfondibile. Possiamo diventare un caso unico a livello mondiale se saremo capaci di coniugare l’identità del nord delle Alpi con quella italiana e lombarda. Nessun altro possiede una miscela così esclusiva. Certo, dobbiamo operare tutti assieme, pubblico e privato, per raggiungere obiettivi audaci. Bisogna osare, crederci e soprattutto impegnarsi a fondo per primeggiare».

Passiamo ad esaminare i principali progetti in cantiere che dovrebbero rinnovare il volto di Lugano. A che punto siamo con il polo sportivo e cosa ci può dire riguardo alla realizzazione della nuova Arena?

«Il cantiere per la realizzazione del nuovo stadio è entrato nella sua fase operativa. Contiamo di inaugurare la struttura entro la prima metà del 2026. Poco più tardi toccherà al palazzetto dello sport. Per tutte le associazioni sportive è sicuramente un periodo di sofferenza a causa di vari disagi, ma stanno dimostrando un grande spirito di adattamento perché fra poco disporranno di strutture completamente nuove.

Il PSE è stata una grande scommessa, sofferta ma vinta con un referendum molto chiaro. All’inizio pochi credevano in questo progetto. Abbiamo cercato di convincere sulla sua utilità non solo per lo sport, ma soprattutto per lo sviluppo di un importante settore della città. Ci siamo impegnati a fondo su questo dossier e ora, con gli investitori privati, lo stiamo portando a termine nei tempi previsti.

Sono sicuro che quando inaugureremo lo stadio e il palazzetto dello sport, come accaduto per il LAC, nessuno avrà più nulla da dire. Anzi i cittadini di Lugano saranno molto fieri di queste strutture sportive, a disposizione dei movimenti giovanili e delle tantissime associazioni sportive presenti in città. Questi centri creeranno una importante crescita socio-economico».

Tra i grandi progetti per la Lugano del futuro il polo congressuale è quello che sembra segnare un po’ il passo. Cosa manca ancora per dare finalmente alla città un moderno Centro Congressi?

«Sono fermamente convinto della necessità di un nuovo polo congressuale moderno e funzionante. Già oggi siamo una meta importante di congressi e manifestazioni a livello nazionale e internazionale. Non possiamo pensare di crescere con le attuali strutture ormai sature, vetuste ed inefficienti. Anche qui senza la realizzazione di questo centro un salto di qualità sarà impossibile.

Sono sicuro che esso porterà un indotto economico considerevole poiché saranno presenti migliaia di persone sul territorio durante questi eventi su tutto l’arco dell’anno. Le strutture alberghiere, i ristoranti, i catering ne beneficeranno, come anche beni, servizi e il commercio. Prima di Natale il Consiglio comunale di Lugano ha detto di si a questo polo congressuale, pur facendo dei distinguo, e questo lascia ben sperare per il futuro. Ora bisogna continuare con i prossimi passi: avere un progetto concreto e conformare conseguentemente il Piano regolatore».

Lei è Presidente del Consiglio Direttivo del LAC. Dopo 8 anni in cui sono stati ottenuti straordinari successi, con quali strategie vi accingete ad affrontare il nuovo mandato 2024/28?

«Gli ultimi 8 anni del LAC sono la storia di un incredibile successo del Centro culturale più importante del Ticino. Risultati ottimi e in continua crescita, con i dati dell’ultima stagione la migliore in assoluto. La qualità culturale delle offerte e delle produzioni proposte è altissima e questo ci posiziona a livello nazionale ed internazionale.

Dietro a tutto questo vi è un lavoro profondo a tutti i livelli. Il LAC si è dotato di nuovi strumenti di valutazione e di controllo della clientela che stanno dando ottimi risultati. Negli ultimi due anni si è puntato molto sull’innovazione, sull’interazione e sull’ascolto del pubblico, ottimizzando tutti i processi aziendali e i servizi del cento. Profonde ristrutturazioni hanno toccato la biglietteria, le riservazioni, l’accoglienza, i processi di acquisto, il prima e dopo gli eventi, la ristorazione coniugata in varie forme, l’occupazione delle sale, le strategie di marketing per la ricerca di un pubblico variegato.

A questo successo ha sicuramente contribuito il lancio del nuovo abbonamento a CHF 199.-  per tutta la stagione. Ad oggi sono oltre 1000 gli abbonati e continuano a crescere.

Con il nuovo mandato 2024-2028 la volontà è quella di creare sempre più “l’esperienza LAC”, ovvero voler affezionare il cliente alla struttura e farlo sentire a casa sua, dal primo momento in cui accede al centro fino a quando lo lascia».

Tra i progetti che le stanno particolarmente a cuore, lei si è molto battuto affinché Lugano avesse una sua Città della Musica dove concentrare le istituzioni che operano in questo settore. Perché questo progetto è così importante per la vita culturale cittadina?

«Credo sia un progetto bellissimo, un mosaico formato da vari tasselli, che ospiterà numerosi attori a partire dal Conservatorio. Vogliamo veramente veder nascere un centro musicale di competenza cantonale e creare delle sinergie importanti. Faremo così un passo decisivo affinché Lugano diventi a tutti gli effetti una città della cultura.

Una grande struttura dove, oltre ad offrire attività formative di ogni livello, sarà rappresentata tutta la filiera musicale, dalla ricerca alla creazione originale, dalla produzione alla presentazione al pubblico, dalla tutela dei supporti alla loro valorizzazione. Siamo entusiasti di poterla realizzare nei prossimi anni».

Immagino che i suoi impegni professionali e quelli politici le lascino ben poco tempo per dare spazio ai suoi personali interessi: ma quali sono le attività che più l’appassionano?

«In effetti vivo con un eterno dilemma: potrò finalmente un giorno dedicarmi ai miei interessi personali? Ho subito capito che fino a quando farò politica ciò sarà impossibile. Ma non mi lamento: è un periodo di vita ricchissimo dove sperimento esperienze uniche ed irripetibili. Ne sono consapevole ed apprezzo tutto, sapendo che un giorno anche questo finirà.

Pur se legati alla mia attività mi piace frequentare eventi culturali e sportivi. Quando ho tempo pratico nuoto, palestra e bici. Amo le passeggiate e i viaggi, e le letture soprattutto con temi storici. E non può mancare lo stare con le persone che mi sono più care. Ciò non ha prezzo!».