Quando hai deciso che “dovevi” e “potevi” vivere dedicandoti solo al tuo lavoro di artista?

«È stato un processo maturato lentamente e poi deciso nello spazio di poche settimane. Da ragazza non sapevo ancora che indirizzo avrei preso, ho frequentato la CSIA e poi la SUPSI, ma non mi piaceva l’indirizzo a mio parere troppo “grafico” dei suoi corsi e ho preferito interrompere questi studi per entrare subito nel mondo del lavoro. Ed è stata questa la prima scelta importante della mia vita. Ho fatto per qualche mese l’assistente al montaggio di video e poi, senza troppa convinzione, ho inviato una domanda per entrare alla RSI, dove sono rimasta per quasi 10 anni occupandomi del montaggio di ogni genere di video per la televisione…».

A questo punto, immagino, un’altra svolta più o meno improvvisa…

«Infatti. Ad un certo punto mi sono resa conto che non potevo restare fino alla pensione a fare più o meno sempre quel lavoro, che pure mi piaceva, e in brevissimo tempo ho deciso di licenziarmi. All’epoca cominciavo anche a dipingere qualche quadro su commissione e mi sono accorta di provare un’autentica attrazione verso il gesto artistico, l’atto creativo mi assorbiva totalmente e suscitava in me un’emozione molto profonda. Così ho deciso di aprire il mio primo atelier (altri ne seguiranno negli anni) e di provare a vivere affidandomi totalmente alla pittura e all’elaborazione di miei progetti artistici».

Quali erano in quel periodo le tue fonti d’ispirazione?

«Si è trattato di una stagione molto particolare, fatta di esperienze, tentativi, delusioni e ripartenze, alla ricerca di un percorso non sempre chiaramente delineato, ma con l’assoluta volontà di dedicare alla pittura ogni mia energia. Mi sono trasferita in una casa nel mezzo di un bosco, tra Dino e Sonvico, dove lavoravo e meditavo, orgogliosa e sempre più convinta della mia scelta, ma anche consapevole delle difficoltà connesse alla prospettiva di vivere solo del mio lavoro artistico. Sono stati anche anni di rinunce a vacanze e divertimenti con amici, di amarezze per relazioni complesse che difficilmente comprendevano la visione che andavo mettendo a fuoco del mio futuro».


La versione completa di questo articolo la potrete trovare all’interno dell’edizione cartacea di Ticino Welcome oppure su Issu a pagina 58