Portrait of Elisa è il titolo dell’esposizione tenutasi alla fine di novembre presso la Terrazza Duomo di Milano. Di che cosa si è trattato?
«In questo caso – spiega Pietro Antonini – il mio lavoro artistico è un viaggio alla ricerca delle centralità della bellezza e dell’essenza più pura di un volto femminile e dunque di una donna in generale. Su Instagram, ho selezionato il volto di una ragazza che mi sembrava particolarmente interessante, espressivo e significativo. Ho preso contatto con la modella, proponendole il mio progetto, Elisa ragazza ha subito ha mostrato un grande entusiasmo e cosi, insieme, sia pur a distanza abbiamo iniziato una proficua collaborazione. Ho deciso di non conoscerla di persona fino alla serata del Vernissage, nella stupenda location di Duomo 21, in centro a Milano. Sono rimasto affascinato da una semplice fotografia, dalla bellezza come puro piacere visivo, va da sé che nel corso dei mesi di lavoro al progetto “Portraits of Elisa”, Elisa mi ha inviato altre sue splendide immagini. La decisione di non incontrarla è frutto della volontà di non essere in alcun modo influenzato da emozioni o sensazioni esterne nella mia interpretazione e scomposizione degli elementi del volto della mia Musa».
Come definirebbe il suo percorso artistico e la peculiarità del suo stile pittorico?
«Potrei definirmi un artista visivo abituato a ritrarre volti senza la loro presenza fisica. In quest’ottica ho sviluppato fin dall’inizio della mia attività un mio stile, prendendo le distanze dai canoni classici del ritratto, creando lavori in cui un’idea astratta/geometrica viene applicata al figurativo, con un uso basico del colore e molte porzioni della tela volutamente lasciate bianche. I volti da me ritratti sono il frutto della mia volontà di non riprodurre la realtà, ma di cercare qualcosa di più profondo nel tentativo di far emergere l’essenza della bellezza, i lati più luminosi che sono presenti in ogni volto femminile».
Nei suoi lavori ricorrono spesso motivi geometrici. Perché?
«I motivi geometrici rappresentano per me una chiave per aprire un mondo dove il soggetto diventa quasi subliminale, in cui, in una sospensione della realtà, si fondono elementi di bellezza naturale con la purezza e l’essenzialità della geometria; elementi che raccontano di luoghi in cui il tempo si ferma e si può cogliere l’essenza delle cose».
La versione completa di questo articolo la potrete trovare all’interno dell’edizione cartacea di Ticino Welcome oppure su Issu a pagina 62