La prima domanda è quasi d’obbligo. Come è nata la sua passione per questo sport?

«Direi che si è trattato di un incontro assolutamente casuale. È stato mio padre, attraverso un amico, ad avvicinarsi a questa pratica sportiva ed io che all’epoca avevo 8 o 9 anni mi sono ritrovato quasi senza volerlo ad accompagnarlo e a calcare per la prima volta quei prati verdi. Mi è piaciuto e subito ho iniziato tutta la trafila di un ragazzino che si avvicina a questo sport: lezioni di gruppo, vita di club a Lugano, prime competizioni juniores. Avevo del talento, mi sono accanitamente appassionato e la mia vita è rimasta per sempre legata al mondo del golf».

Quando ha capito che aveva tutti i numeri per diventare un campione?

«Intorno ai 12-13 anni ho iniziato a far parte della Nazionali Cadetti, partecipando ai primi Campionati nazionali, e nel 1986, a vent’anni, ho ottenuto il mio primo grande exploit vincendo a Villa d’Este gli Internazionali d’Italia. Quello è stato probabilmente il punto di svolta, con la decisione, grazie anche al supporto della Federazione Italiana Golf, di passare professionista».

Di qui tutta una serie di presenze e successi su tutti i campi europei…

«Ho avuto la fortuna, o il merito, di entrare subito a far parte del Tour europeo dove sono a più riprese rimasto fino al 2001, quando ho smesso come professionista attivo a livello competitivo. In seguito ho avo modo di insegnare, prima a Losone poi a Lugano, con una mia Accademia di Golf, dove ho lavorato per altri 13 anni. Quindi si sono aperte le porte della Federazione che ora mi vede attivamente impegnato nella valorizzazione e nella diffusione di questo magnifico sport. Ho anche costituito una mia società di consulenza dal nome Golf Vision a significare la mia voglia di portare in Svizzera e nel mondo esperienze e idee nuove per far crescere e amare il golf».

Quali sono gli ambiti in cui si esplica principalmente la sua attività

«Diciamo che tutto è riconducibile all’obbiettivo di avvicinare i giovani al golf, individuare e selezionare quelli che hanno ambizioni e più spiccate potenzialità di crescita e poi accompagnarli lungo un percorso di maturazione fino ai livelli agonistici maggiori. Per fare tutto questo occorre una buona conoscenza di tutta l’organizzazione sportiva, strutture, mezzi tecnici ed economici, ottimi maestri, in sintesi la messa a punto di un complesso meccanismo articolato su vari livelli territoriali».

È già possibile tracciare un bilancio del lavoro svolto?

«I dati statistici confermano che in questi ultimi anni abbiamo sempre avuto, in tutte le fasce d’età, un incremento dei ragazzi che iniziano e poi progrediscono ai diversi livelli. In ogni caso occorre tener presente il fatto che in Svizzera gli studi sono particolarmente impegnativi e proprio negli anni in cui avviene la piena maturazione dei giovani, tra i 14 e i 18 anni, è difficile conciliare l’impegno scolastico con quello sportivo».


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