Iniziamo così, in maniera sintetica, semplicemente per far capire a grandi linee chi sia Filippo Ongaro, ma la realtà dei fatti è che nel mezzo c’è una vita impressionante trascorsa a studiare, migliorarsi, viaggiare e diffondere la sua missione.

Difficile capire da dove iniziare, ci sono talmente tante cose da dire, ma forse partiamo dal presente, che è il momento nel quale bisogna vivere: come stai Filippo?

«Mi sento bene, anche se ammetto che il post pandemia non è stato facile. Ci siamo reinventati online, poi lo abbiamo dovuto un po’ accantonare perché le persone hanno voluto ritornare ai metodi in presenza. Non facile. Ma personalmente sto benissimo, a 53 anni devo dire che mi sento molto meglio che a 20, rispetto alla persona che sono e come mi comporto».

So che sei stato un giovane un po’ irrequieto, hai raggiunto il tuo equilibrio ora?

«È vero, da giovane non sono sempre stato impeccabile, ho fatto le mie sciocchezze. Ma sono convinto che sia meglio provare sbagliando che non provare del tutto. Ho anche rischiato di fare scelte sbagliate ma la passione per i temi che mi sono cari, e che tratto ancora oggi, mi hanno salvato. L’equilibrio? Mi fa un po’ paura, è troppo statico, invece io sono in continua evoluzione e mi diverto a sperimentare ed andare avanti».

Di origini milanesi, Filippo si può definire sin da piccolo un cittadino del mondo: le scuole elementari le frequenta a Londra per seguire il padre giornalista, dopo gli studi universitari a Ferrara si trasferisce in Germania per lavorare con gli astronauti presso l’Agenzia Spaziale Europea, per poi dirigersi verso gli Stati Uniti e specializzarsi in medicina della longevità.

Una vita itinerante, che qualche anno fa lo ha portato in Svizzera. Come ti trovi qui in Ticino?

«Non voglio fare una sviolinata, ma posso dire senza ombra di dubbio che la Svizzera è il Paese più bello del mondo. Il mio unico pentimento è quello di non essere venuto a vivere qui prima, ma forse non erano maturi i tempi. Si sta talmente bene, la natura è pazzesca, ed in famiglia non abbiamo mai avuto nemmeno un attimo di ripensamento, ogni giorno siamo grati per essere qui e le persone ci hanno accolto benissimo».

Con il suo team Filippo Ongaro propone dei percorsi di coaching per offrire alle persone la possibilità di migliorare la propria vita sotto vari aspetti ed ambire ad una longevità sana. Le prospettive di vita sono evidentemente migliorate, quello che fa paura è il come si arriva alla vecchiaia.

Malattie croniche, comorbidità, malattie autoimmuni. Una triste serie di situazioni non ideali che potremmo tenere sotto controllo se ci approcciassimo ad uno stile di vita più salutare. Ma da dove iniziare?

«Inizierei sicuramente da un bel check-up, che andrebbe fatto regolarmente e non solo all’insorgere di problematiche. La parola d’ordine è anticipare i tempi: analisi del sangue approfondite, test sotto sforzo ed anche la valutazione del livello di fitness».

Risultati alla mano, come partire in concreto?

«Con piccoli passi, senza stravolgere la vita: mangiare più verdura, un po’ di movimento tutti i giorni. La cosa più difficile all’inizio è gestire il tempo, per praticare sport e cucinare sano ce ne vuole un po’ di più, ma queste attenzioni devono diventare una priorità».

Attenzioni che, unite ad una nutraceutica mirata, possono davvero fare la differenza a livello individuale ed aiuterebbero certamente a migliorare i costi della sanità su una scala più ampia. È per questo che bisogna influenzare al cambiamento il maggior numero di persone e non rivolgersi solo ad una nicchia già convertita: è fondamentale che si arrivi in molti ai 90 anni in salute, piuttosto che in pochi a 130 anni. La società sta certamente diventando più sensibile a certe tematiche, il punto è che dobbiamo diventare protagonisti della nostra salute, toccarla con mano. Un approccio che Filippo Ongaro mette in pratica ogni giorno, per sé stesso e per fungere da esempio.

Quale è una tua giornata tipo?

«Mi sveglio verso le 5.45 ed inizio con una ventina di minuti di stretching-yoga-meditazione. A colazione mangio degli albumi, avena ed uno yogurt. Poi vado in ufficio a lavorare, se riesco a metà giornata vado a camminare nella natura col mio cane, e poi la sera mi alleno in palestra».

Un lavoro nel lavoro, che Filippo riesce a portare avanti senza troppa fatica perché è gratificato anche dal processo, non solo dal risultato. E sempre di gratificazione durante il processo si può parlare per le persone che si affidano a lui ed al suo team iniziando dei percorsi di coaching, durante i quali trovano delle chiavi di lettura per sbloccare dei nodi e poter così evolvere. Il coach guida, ma è la persona stessa a trovare la soluzione, ed a volte è anche più facile di quanto si potesse immaginare.

Avendo avuto a che fare con migliaia di individui, hai un occhio certamente allenato: quali sono le prime cose che noti quando incontri qualcuno?

«Inizio con una visione allargata, che mi dà un’idea riguardo al livello di energia, i valori, le abitudini. Se vedo una persona in forma posso immaginare cosa abbia fatto nella vita per esserlo, viceversa se ho di fronte una persona in cattiva forma posso immaginare ben altre abitudini. Poi dialogando cerco di aggiungere altri tasselli che completeranno il quadro. Sono addestrato a vedere ogni cosa: scarpe, unghie, gioielli. Tutto parla di noi, non possiamo non comunicare».

Un dialogo volto a verificare le prime impressioni, senza giudizio, ma rimanendo aperti per cogliere a pieno tutte le informazioni.

Ti capita di prendere abbagli?

«Raramente».

Il Metodo Ongaro non promette miracoli, ma si prefigge di mettere in pratica la conoscenza che emerge dalle ricerche scientifiche, che troppo spesso rimangono inutilizzate ed appannaggio unicamente degli addetti ai lavori. L’obbiettivo è quello di mettere in pratica la conoscenza, renderla accessibile su larga scala. Su una scala invece più piccola, ma altrettanto preziosa, c’è la famiglia di Filippo: Sonja, psicologa, moglie e braccio destro lavorativo, ed il loro figlio diciassettenne che venendo al mondo ha rappresentato un punto di svolta nella vita di Filippo, portando con sé la consapevolezza che non siamo eterni e che la vita va vissuta a pieno, ogni singolo giorno.

Un figlio che, come il padre, vive spinto da una grande passione che però non è quella dei genitori

«Non credo che nostro figlio seguirà le nostre orme, anche se è molto fiero di tutto ciò che creiamo e lo condivide volentieri anche con i suoi amici. Lui è più indirizzato verso la musica: canta, suona, compone. È molto bravo in questo, e si applica molto. Non sa ancora bene dove lo porterà questa passione, ed in questo mi sembra di rivedere me quando alla sua età facevo i miei esperimenti in palestra. Ma lui è molto più equilibrato e facile rispetto a quanto non lo fossi io. Una cosa è certa: qualsiasi strada decida di percorrere, per me l’importante sarà sempre la sua felicità».

Felicità alla quale tutti possiamo e dobbiamo ambire, cercando di trasformarci ogni giorno nella miglior versione di noi stessi. E non solo a parole.