Associazione Culturale Porza. Così, d’emblée, zigzagando tra le piccole storie di Porza, ecco apparire in rete questa strana, mai sentita Associazione. Una paginetta scarsa su internet. Di ricerca in ricerca affiora dal nulla e sempre più si precisa un movimento culturale di dimensioni impressionanti, che ruota sempre, dal 1923 al 1940, attorno a Porza, il villaggio che dalla collina guarda su Lugano. Porza, sempre Porza in una moltitudine crescente di nomi, elenchi, esposizioni, riviste, documenti e corrispondenze in italiano, tedesco, francese, olandese… A Porza non se ne sa nulla, mi guardano con incredulità quando vado sciorinando nomi, date, personaggi, documenti, testimonianze e ogni tessera forma un mosaico ordinato, consequenziale. Finché nella sala del Consiglio comunale indico una veduta ad olio di Porza d’un artista “sconosciuto” per quanto ben firmato in basso a sinistra: A. Bryks. Bryks? Mai sentito. Poi un affresco, anzi due nelle due case in cui ha abitato a Porza: una scena popolare, donne e bambini, ed una delicata Annunciazione: la Madonna ha tratti mediorientali ma per sfondo il lago e le colline di Lugano. Poi documenti, quadri, la figlia Ly nata a Porza nel 1926, un nipote, Livio Negri, dedito alla memoria del nonno pittore e del padre musicista…

Tre artisti, un’intuizione

Tutto inizia a Porza nel 1923. Arthur Bryks (1893-1970) arriva da alcuni anni trascorsi ad Ascona, protagonista dell’ambiente culturale accanto a César Domela, Hans Looser, Alexej Jawlensky e Marianne Werefkin ed altri artisti. E prima da Zurigo dove ha visto svilupparsi il movimento Dada. E prima ancora da Basilea dove ha studiato al conservatorio e diventa cantore di sinagoga. Ebreo di famiglia chassidica di Falkow, Polonia orientale, al tempo sotto la Russia zarista, disegna, dipinge, lavora la ceramica, frequenta gli ambienti artistici. Come la moglie Vena Weinmann a Porza è attratto dalla semplicità contadina, dalle case affacciate sul crinale della collina, dal colpo d’occhio sul lago e le colline del Luganese. “Il nostro paradiso”, dirà sempre la figlia Ly. La moglie Vena vi crea un atelier di tessitura, “Tissus Bryks Porza”, presto attivo anche ad Amsterdam e Parigi. Arthur crea un modello semplificato di telaio, lo brevetta col nome di Porza, diventerà dopo la guerra lo strumento di lavoro del suo Istituto pedagogico di rieducazione per reduci da Buchenwald, dove sono morti alcuni suoi familiari.

A Porza familiarizza con il barone Alvo Werner von Alvensleben (Berlino 1889-Torricella 1962), aristocrazia berlinese, e lo scultore ticinese Mario Bernasconi (Pazzallo 1899-Lugano 1963), oggi ricordato nel museo a lui dedicato a Pazzallo. Tre biografie totalmente diverse ma un ferreo, doppio legame: l’arte e Porza. L’arte progressiva, che guarda al futuro come forza di aggregazione. Dalla loro amicizia nasce La Porza, Associazione culturale Porza, movimento sovranazionale di incontro e scambi culturali. Inizialmente ruota attorno alle Case di Porza, Porza Häuser: una, più case nei diversi paesi dove gli artisti possano conoscersi e lavorare in un intreccio internazionale di residenze. In tutto saranno una quarantina in Europa, una anche in Sudamerica. Ed una in Ticino, al Ronchetto di Cadempino, al cui ingresso è ancora affrescato il simbolo della Porza: cerchio giallo in triangolo blu: il sole nel cielo. Sullo sfondo, da una parte l’esperienza ormai consolidata della Bauhaus di Weimar, la creatività di Zurigo ed il modello libertario del Monte Verità di Ascona, che in quegli anni va accentuando la valenza artistica. Ma anche gli ambienti pacifisti, internazionalisti e anarchici di Lugano, luogo d’incontro il caffè Arte Bianca, tra giornalisti (Vinicio Salati, Cesco Manzoni) intellettuali ed appassioniate discussioni su arte e politica. Per Arthur Bryks Porza è l’Ascona sul Ceresio: anche qui propone, con tanto di formulario, di creare un Museo d’Arte Moderna, e il sindaco Luigi Somazzi è d’accordo.

Berlino-Parigi, un successo esplosivo

Allo slancio fondativo del 1923 seguono anni di preparazione, lavoro, partecipazione ad eventi culturali a Lugano e contatti internazionali. L’idea d’uno spazio libero di incontro per artisti e intellettuali europei ha una diffusione esplosiva. Quando, ai primi del 1927 La Porza approda a Berlino in brevissimo tempo diviene punto di riferimento culturale con esposizioni d’arte, concerti, conferenze, dibattiti, incontri, congressi (Porza-Tagungen), serate cinematografiche e teatrali. Si dà uno statuto, un’organizzazione, un programma articolato. A Berlino si pubblica “Porza”, rivista in più lingue, anche italiano; si stampa in Charlottenburg, un numero anche a Lugano, da Natale Mazzucconi. Informa sull’attività sempre più articolata dell’Associazione con interventi, riflessioni culturali, programmi, notizie d’arte.

Il primo grande evento a Berlino è la mostra al Grand Hotel am Knie, dicembre 1927-gennaio 1928. Oltre che dei tre fondatori, presenta opere d’una trentina fra pittori, scultori, architetti del calibro di Ewald Matarè, Vasilij Kandinskij, Max Dungert, Kaethe Kollwitz, Marianne Werefkin, Alexej Jawlensky, Georg Muche, Nicolay Wassillieff, Otto Niemeyer-Holstein, Arthur Segal e altri. In breve nella Porza convergono personalità di rilievo quali il direttore della potente compagnia Telefunken, Georg Graf von Arco, lo scrittore e fondatore della Paneuropa-Union, il conte Richard Nikolaus di Coudenhove-Calergi (politico e filosofo austriaco, il primo a proporre un progetto di Europa unita), il compositore Paul Hindemith, lo sceneggiatore Walther von Hollander, gli scrittori Walter von Molo (co-fondatore del Pen Internazionale) Fritz von Unruh e Arnold Zweig. Artisti del calibro di Josef Albers, Erich Buchholtz, Max Dungert, Otto Freundlich, i dadaisti Hannah Höch e Richard Hülsenbeck, Käthe Kollwitz, Ewald Mataré, Georg Muche, Ernst Wilhelm Nay, Oskar Nerlinger, Thea Schleusner, Rudolf Schlichter. Poco dopo s’aggregano Karl Schmidt-Rottluff e Milly Steger ed i galleristi d’arte moderna Alfred Flechtheim e Karl Nierendorf, mercante di Paul Klee, Otto Dix e Kandinsky. La Porza è al centro della vita culturale e col suo nome si susseguono mostre (anche a Francoforte ed Amsterdam), conferenze, incontri e convegni ad un ritmo vertiginoso.

Al centro della cultura europea

Sul piano organizzativo La Porza è guidata da un Grande Comitato. Ogni settore dell’arte e della cultura è rappresentato da sottocomitati diretti da figure di primissimo piano: Max Reinhardt (teatro), Alfred Döblin (letteratura), Fritz Lang (cinema), Bernhard Hoetger (scultura), Alfred Renger-Patzsch (fotografia) e Albert Einstein (fisica), come documenta una lettera del settembre 1930 di Alvo von Alvensleben ad Albert Renger-Patzsch, conservata al Getty Research Institute di Los Angeles.

All’ascesa al potere dei nazisti molti dei suoi membri ebrei sono perseguitati o assassinati. La Porza sparisce dalle scene berlinesi e tedesche, diventa il contraltare libertario europeo della dittatura. Si sposta a Parigi, dove La Porza France conosce un possente rilancio con un’organizzazione raffinata, decine di sezioni nella capitale, nei distretti e in vari Paesi tra cui India e Brasile, centinaia, migliaia di iscritti riuniti in precisi elenchi con nomi, competenze, indirizzi, numeri telefonici. Ne fanno parte gli esponenti più in vista del mondo culturale – da André Maurois a René Clair, Paul Valery, Raoul Dufy, Le Corbusier, Georges Vantongerloo, ecc. – attorno alla figura di Jacques Viénot, storico dell’arte, pioniere dell’estetica industriale. Lo scopo rimane quello di favorire uno scambio transnazionale che con la cultura motivi anche la politica Dal 1933 al 1940 a Parigi vengono organizzati concerti e mostre, la più importante “De l’idée à la forme” al Musée Galliera nel 1939 con un’amplissima partecipazione. Uno sviluppo impressionante e onnipresente sulla scena intellettuale ed artistica. Fino allo scoppio della guerra, alla scomparsa totale e all’attuale, graduale recupero.