Mentre altre figure del Risorgimento, passato il periodo fascista, hanno trovato nel secondo dopoguerra eredi e soprattutto “padrini” adottivi secondo le logiche politiche di quel tempo, Cattaneo non ha avuto analoghe fortune. Il che è emblematico dell’originalità e dell’indipendenza del suo percorso e del suo sguardo sui problemi e il futuro del suo Paese.

Oggi la sua visione federalista, la sua attenzione all’importanza di orientare le scelte politiche sulla base di dati e conoscenze oggettive, la sua consapevolezza che non si può pensare al domani senza prima conoscere e ponderare le grandi riflessioni che hanno marcato il passato, appaiono di straordinaria attualità. In particolare nell’ottica del dialogo, indispensabile e irrinunciabile, fra Svizzera e Italia, che pur sullo sfondo di solidi legami di amicizia e nel segno in uno scambio costante sia sul piano culturale che su quello economico, conosce ciclici alti e bassi, talvolta con qualche tensione. È in un certo senso “normale” che fra vicini vi siano di questi momenti. La drammatizzazione con cui talvolta sono rappresentati, per motivi che hanno più a che fare con le dinamiche politiche interne ai due Paesi che con la sostanza dei problemi, non intaccano i profondi legami che li uniscono. Ma è anche necessario operare attivamente affinché questi ultimi vivano e crescano nel segno di una sempre migliore conoscenza reciproca e della costante ricerca di nuove strade per rafforzarli e trarre da essi indicazioni e, quando possibile, soluzioni vantaggiose per ambo le parti. In questo senso l‘Italia, può dare molto alla Svizzera, in particolare a quella parte di essa a cui è accomunata dalla lingua e dai trascorsi storici, che ne hanno fatto una terra di rifugio per tanti illustri suoi figli, perseguitati da regimi totalitari e dagli occupanti di turno. Non per nulla proprio Cattaneo fu fra questi, ricambiando l’accoglienza con un apporto di educatore e uomo di cultura che rimane un punto di riferimento per il Ticino odierno. Ma anche la Svizzera Italiana ha certamente un patrimonio, in particolare di cultura politica, a cui gli amici italiani possono attingere motivi di riflessione per affrontare sia i travagli interni che quelli che perturbano non di rado il rapporto fra Italia e l’Europa.

Poiché la Svizzera, “extra-comunitaria” sì, ma multiculturale e federalista, fondata su un equilibrio complesso ma efficace tra democrazia rappresentativa e democrazia diretta, è e rimane un esperimento riuscito proprio nei risolvere quei problemi (comprensione fra mentalità diverse, costruzione democratica del consenso, capacità di adattarsi al nuovo senza gettare alle ortiche le lezioni di saggezza apprese nel passato) con cui l’Europa è sempre più confrontata. Uno sguardo ad essa, combinato con una riflessione sul pensiero di Cattaneo, potrebbe essere di grande aiuto.

Per questo continuiamo, attraverso l’Associazione, a occuparci dei temi cari a Carlo Cattaneo, degli storici legami tra svizzeri e italiani, del comune patrimonio che lega indissolubilmente il Ticino e le vicine regioni di Lombardia e Piemonte. Guardando anche – esigenza oggi imprescindibile – al mondo globalizzato e ai fermenti che lo percorrono, per meglio comprenderne gli echi e le conseguenze che avvertiamo anche a cavallo di una frontiera che ci piace pensare – metafora abusata ma non per questo meno vera – come ad un antico, solido, frequentatissimo ponte. Sul quale vogliamo far sì che le cose importanti – l’incontro, il dialogo, lo scambio – continuino ad essere al centro dei nostri rapporti fra cugini, anzi fratelli d’Oltrefrontiera.