L’inizio della nuova stagione avrà un significato particolare: dopo che il LAC ha riaperto i suoi spazi esterni grazie alla rassegna LAC en plein air, a settembre ha ricominciato a offrirvi la possibilità di assistere, seguendo tutte le indicazioni di sicurezza prescritte dalle Istituzioni federali e cantonali, al nuovo cartellone di spettacoli. In questi mesi ci siamo confrontati, prima di tutto, con noi stessi. Abbiamo improvvisamente preso coscienza in maniera potente della nostra fragilità. Gli artisti, in questi momenti di crisi estrema, si caricano dei compiti più difficili: sono tra coloro che a causa della pandemia hanno sofferto di più la mancanza di un lavoro e di prospettive, ma sono anche quelli che hanno la capacità di leggere l’invisibile che si annida nel presente e riproporlo al mondo con le forme più diverse, in modo che chi li segue possa, di volta in volta, ragionare, trasformarsi, commuoversi, divertirsi, emozionarsi. Mentre costruivamo e regolarmente adattavamo una stagione che faceva fatica a comporsi, ci siamo resi conto che quello di cui avevamo bisogno era parlare al nostro pubblico usando forme diverse e contemporaneamente dare la possibilità agli artisti di provare ad immaginare un futuro. Abbiamo pensato che il lavoro da fare fosse quello di proporre un palinsesto di spettacoli che puntassero su leggerezza e pensiero. Per fare questo, anche quest’anno, ci siamo prima di tutto concentrati sul cuore creativo del LAC che è la nostra produzione: dopo le belle esperienze di Macbeth, le cose nascoste e Lo zoo di vetro, abbiamo deciso, nonostante le mille difficoltà, di proseguire il nostro percorso produttivo. Ecco quindi che rilanciamo La bottega del caffè di Goldoni per la regia del ticinese Igor Horvat, il cui debutto è stato bruscamente interrotto dal lockdown, e a questo aggiungiamo due nuove produzioni: Fedra, una nuova creazione di Leonardo Lidi dopo il successo di Lo zoo di vetro, con un cast di attori cari al pubblico del LAC, mentre nel mese di febbraio firmerò la regia di un nuovo lavoro dedicato a Galileo Galilei. La stagione si concentrerà sulla leggerezza senza dimenticare la necessaria riflessione che il teatro deve muoverci e sarà composta da ospitalità provenienti dal miglior teatro in circolazione: da Paolo Rossi a Maddalena e Giovanni Crippa, da Valter Malosti ad Alessio Boni, da Umberto Orsini insieme a Massimo Popolizio. La varietà di autori rappresentati è interessante per il connubio continuo tra tradizione e novità: Eduardo De Filippo, Carlo Goldoni, Primo Levi, John Steinbeck, Marco Malvaldi, Dario Fo, Cyril Gely. La danza quest’anno avrà un ruolo ancora più centrale nella programmazione del LAC. Avremo l’onore di ospitare la straordinaria Accademia Vaganova di San Pietroburgo con Lo Schiaccianoci: un evento unico e imperdibile con la più importante accademia di danza del mondo in esclusiva a Lugano assieme all’Orchestra della Svizzera italiana. Seguiranno la Yacobson Ballet, il Balletto di Ginevra, il Balletto di Basilea, la Compagnia Hervé Koubi e il grande ensemble Dresda. Un palinsesto dedicato ai musical completerà una stagione che sarà di ripresa e rilancio. Abbiamo inoltre immaginato un nuovo progetto che porterà sul palcoscenico del LAC alcuni dei grandi pensatori, studiosi, scienziati dei nostri giorni: un progetto che si svilupperà in incontri che indagheranno la necessità sempre più impellente, spinta ancora di più dall’esperienza del Covid-19, di rimettere al centro del nostro pensiero collettivo quelle che vennero definite le arti liberali, cioè la filosofia, il linguaggio, la ri cerca scientifica, per cercare di immaginare insieme un nuovo futuro e un nuovo modo di vivere. Gli incontri saranno accessibili anche in streaming; tra i relatori vi anticipo Fabiola Gianotti, direttrice del CERN, e David Quammen, autore del bestseller mondiale Spillover. L’evoluzione delle pandemie.