Dall’11 settembre del 2001 all’attuale guerra della Russia contro l’Ucraina, i giovani occidentali di oggi hanno visto o vissuto infatti sulla loro pelle, ininterrottamente, la violenza del terrorismo o della guerra, in un modo inimmaginabile per le generazioni dei loro padri. La novità dolorosamente evidente – e clamorosa, se si pensa ai sogni di pace universale promessi dall’istituzione delle Nazioni Unite e agli oracoli irenici di politologi come Francis Fukuyama – non è tanto o soltanto che il demone della guerra, bandito o rimosso dall’immaginario collettivo del pacifismo, sia riapparso con il suo corredo di brutalità (dagli sgozzamenti dell’ISIS ai massacri di civili inermi a Bucha).

Guerre barbare, conflitti armati e i peggiori soprusi avevano infatti caratterizzato anche la seconda metà del Novecento. Ma lontano da noi. Senza disturbare il grande e incosciente rave party che andava in scena in Occidente, illustrato sarcasticamente da Federico Fellini in “E la nave va”. Guerre e brutalità ci apparivano definitivamente confinate in retrogradi Paesi incivili, dittatoriali o totalitari. Contro i quali semmai sembrava lecito o doveroso che l’Occidente (per mano dello sceriffo americano) intervenisse militarmente per difendersi dalla minaccia dell’imperialismo sovietico e dai suoi scherani, come in America latina o in Vietnam (dove l’Occidente non ha esitato ad utilizzare armi e metodi di una brutalità inaudita).

Oggi

La vera e drammatica novità odierna è che, dall’11 settembre 2001 ad oggi è l’Occidente – anche a causa dei suoi errori – ad essere bersaglio diretto e teatro della guerra, di attacchi terroristici e bellici. Lo choc dell’Undici settembre, che vide gli Stati Uniti attaccati per la prima volta al cuore pulsante e simbolo della propria egemonia mondiale – Wall Street – è un terremoto di portata planetaria, emblema di un avvenuto capovolgimento di paradigma. Capovolgimento di cui è conferma la guerra della Russia post-sovietica per riacquistare la sua antica potenza imperiale e contrastare il disegno della NATO, assecondato dall’UE, volto a farne una modesta potenza regionale.

Oggi l’egemonia occidentale è minacciata da un fronte vasto ed evoluto come mai, probabilmente, nell’epoca moderna. E le minacce affondano le proprie radici in un risentimento e una volontà di rivalsa da parte di antichi imperi orientali e/o Paesi del cosiddetto Terzo mondo, odi andati in crescendo durante secoli di occupazione e di colonizzazione. La volontà diffusa in aree extra-occidentali di creare una nuova entità finanziaria che sfugga ai diktat del dollaro è il pendant economico-finanziario del capovolgimento di paradigma in atto su scala planetaria.

Nell’autocrate Xi Jinping (che dispone di poteri senza precedenti dai tempi di Mao in un Paese di un miliardo e 400 milioni di abitanti dotato di una gigantesca “force de frappe” militare e tecnologico-industriale) questa volontà di rivalsa è dichiarata. E non a caso la Cina, forte della sua presenza economica capillare in Asia e in Africa e anche in Occidente e risolutamente decisa ad inglobare Taiwan, si propone come guida di una nuova area economica internazionale (la “Nuova via della seta” promossa da Pechino ha i tratti di una colonizzazione economica in senso inverso, per certi versi analoga a quella plurisecolare dell’Occidente in molti Paesi del Terzo mondo).  La volontà di rivalsa e in alcuni casi un odio vero e proprio verso l’Occidente sono profondi e diffusi in numerose aree: si pensi solo all’Iran e ai Paesi islamici (alcuni dei quali in possesso di arsenali nucleari in piena espansione, come il Pakistan) che hanno dato e continuano a dare rifugio e copertura a quel terrorismo jihadista che ha infierito in modo barbaro a Nuova York e in numerose città europee, considerate capitali del “Regno del male” oppure terreno di conquista.

A questa “Internazionale anti-occidentale” (disomogenea ma ormai molto temibile) si è unita con rabbia la Russia – europea e asiatica nel contempo – dopo aver giustificato la brutale invasione dell’Ucraina come reazione alla volontà della NATO e degli Stati Uniti di isolarla e di ridimensionarla. La domanda se non sarebbe stato possibile, all’indomani della caduta del Muro di Berlino, prevenire questo strappo brutale nel bel mezzo del continente, assegnando per tempo alla Russia uno statuto di cerniera euroasiatica all’interno di una nuova zona di sicurezza e cooperazione, resta aperta. Sta di fatto che la guerra in corso e le sanzioni unanimi contro Mosca in difesa del diritto internazionale e territoriale ucraino hanno allargato il fronte anti-occidentale. E si sa che i risentimenti sono un torbido bagno foriero di veleni che attizzano i conflitti. L’ormai piccolo Occidente (a fronte di una vasta e popolosa area orientale e dell’Indopacifico agguerrita, militarmente e tecnologicamente innovativa ed evoluta) è purtroppo alle prese con un altro riflesso di odio foriero di conflitti.

Quello al proprio interno, che divide e indebolisce profondamente la società occidentale. Al limite di una vera e propria guerra civile sociale e culturale. Basta guardare la violenta spaccatura che lacera gli Stati Uniti. Una frattura politica probabilmente senza precedenti dopo la guerra di secessione. Che è anche lacerazione culturale, alimentata da movimenti fanatici di segno opposto. Da un lato quelli che, travestiti da paladini di diritti civili, hanno in odio (facendo di ogni erba un fascio) valori essenziali della civiltà occidentale nonché intere epoche culturali decisive per lo sviluppo della scienza e della libertà di pensiero e non esitano ad usare violenze e intimidazioni sistematiche al fine di cancellarne la traccia per il solo fatto che sono stati promossi e costruiti da uomini di razza bianca. E movimenti, altrettanto fanatici e liberticidi, che incitano alla sommossa in difesa della superiorità della razza bianca. Può un Occidente globalmente minoritario, confrontato con un vasto risentimento internazionale e profondamente lacerato al proprio interno reggere l’urto di questa nuova, violenta fase di ridefinizione degli equilibri geopolitici su scala planetaria?