Una lettura critica del presente sulla base di alcuni insegnamenti del passato per tentare di individuare le possibili opportunità di crescita del Canton Ticino: un tema di tale ampiezza non avrebbe potuto non stimolare una discussione decisamente vivace tra le personalità riunite allo spazio Metamorphosis. Un assemblaggio di ruoli, esperienze e prospettive di profonda diversità ma di assoluta rilevanza nei rispettivi settori di influenza, che oltre a confermare la qualità di questa nuova serie di appuntamenti ha contribuito a offrire al pubblico un’analisi estremamente lucida del contesto in cui il Ticino è chiamato a definire la propria identità.
La presenza del Presidente del Consiglio di Stato Norman Gobbi ha reso evidentemente imprescindibile una breve valutazione del momento politico quantomeno…agitato che è emerso proprio nei giorni precedenti l’evento: con l’annuncio di arrocco tra i ministri della Lega sulla bocca di tutti sarebbe infatti stato impossibile non partire proprio da lì. «Sono situazioni che fanno parte della politica e che abbiamo già vissuto e vivremo ancora: se ne parla, è chiaro, ma non credo sia un vero problema. Personalmente sono abituato a ritrovarmi al centro di questioni che suscitano le reazioni più disparate ma so che a conti fatti la loro reale influenza sull’opinione pubblica non è cosi importante come si vorrebbe far credere. L’ago della bilancia, per fortuna, resta il voto di ogni cittadino».
Ma il Ticino, beghe partitiche e di strategia elettorali a parte, come sta? «Al netto delle condizioni tutt’altro che facili in cui tutti oggi ci muoviamo direi bene: siamo una regione di grandi potenzialità, talvolta frenata magari da alcune sue caratteristiche ma che conserva certamente una notevole attrattività».
Una premessa interessante, che ha riportato in superficie, seppur con toni più sfumati, concetti già emersi nelle tavole rotonde sul mercato immobiliare e sul turismo e che torneranno ad affacciarsi anche in questo dibattito orientato sui possibili modelli di sviluppo del Cantone. Una sorta di “fattore Ticino” – legato forse più alla mentalità che a condizioni oggettive – che sembra costituire talvolta un freno, addirittura un limite ai vari processi che dovrebbero accompagnare la crescita del nostro territorio.
Giò Rezzonico, titolare della rubrica “Città Ticino” sul settimanale La Domenica è l’interlocutore naturale di questa riflessione in quanto convinto sostenitore di un’evoluzione politica e strutturale ormai inarrestabile. «Esiste già una città Ticino: oggi Locarno è collegata direttamente a Lugano e questo è un passo fondamentale per l’edificazione di un Cantone diverso, che non ragioni più in termini regionalistici ma sempre più impegnato a mettere in rete le varie specificità che lo compongono».
Un modello di sviluppo fondato principalmente sul doppio asse delle aggregazioni comunali – il Ticino dei 100 comuni attuali che potrebbero essere ulteriormente ridotti secondo nelle aspettative del governo ma che conosce qualche resistenza nel Mendrisiotto e nel Locarnese – e di una nuova e più sostenibile mobilità, insomma. Soprattutto con la ferrovia di nuovo al centro della storia cantonale, come accadde già nella seconda metà del 19mo secolo quando il tunnel del Gottardo e il ponte diga di Melide decisero di fatto i destini di questa regione.
Un ritorno al passato con uno sguardo sul futuro per Roberta Cattaneo, Direttrice regionale FFS per il Ticino. «La rotaia è la vera e propria spina dorsale del Cantone: ne ha fatto la storia ed è pronta a essere protagonista anche in un’epoca in cui il trasporto su scala locale sarà altrettanto importante di quello che un tempo permetteva di collegare luoghi molto lontani. Nuove tecnologie per essere sempre più performanti, investimenti che creeranno posti di lavoro, contributo indispensabile alla qualità della vita di tutti in un contesto in cui il traffico motorizzato ci imprigiona sempre di più: cosi il treno si prefigge di continuare a essere un elemento irrinunciabile del sistema paese, in Svizzera e in Ticino».
Anche per Rocco Cattaneo, già Consigliere nazionale e Presidente cantonale del PLR, imprenditore molto versatile e organizzatore di grandi eventi sportivi, quella della ferrovia è un’immagine preziosa, che deve ispirare le nostre nuove visioni. «Ogni volta che sono a Zurigo e vedo la statua di Alfred Escher penso alla forza che deve averlo animato per portare avanti il suo straordinario progetto, sfociato nella costruzione della prima galleria ferroviaria nel 1882. Oggi in Ticino dobbiamo essere capaci di mettere lo stesso coraggio e la stessa convinzione in tutto ciò che ci permetterà di costruire il nostro avvenire. In politica sono stato confrontato con i tempi lunghi, troppo lunghi di ogni decisione: il settore privato è in grado di agire più velocemente, a condizione di non essere ostacolato da una burocrazia eccessiva o da forme di invidia che portano a focalizzarsi sull’interesse esclusivo di chi promuove un’iniziativa a scapito dei benefici della stessa per la collettività. In questo senso, in Ticino ci sono ancora molti passi avanti da compiere».
Con un occhio di riguardo, ovviamente, per le finanze pubbliche, al centro dell’attenzione della Camera di Commercio di cui Cristina Maderni, fiduciaria, è Vice Presidente. «Recentemente se ne è parlato molto perché è fondamentale che la politica capisca l’importanza di una solidità finanziaria autentica, che non sottovaluti cioè l’impatto del debito pubblico, e che faccia il possibile per snellire le procedure amministrative».
Considerazioni e appelli del mondo economico che ci era già capitato di ascoltare come detto in circostanze precedenti, ma che in questa occasione trovano un campo di applicazione inedito e molto importante nelle parole di Fabrizio Cieslakiewicz, Presidente della Direzione di BancaStato. «I soldi devono permetterci di investire nel futuro del Cantone: prossimamente, a causa delle fluttuazioni dei tassi, sul mercato potrebbe esserci una grande disponibilità di liquidità e questa opportunità dovrebbe essere colta per intervenire su opere strutturali, in particolare nell’ambito della mobilità. Il Ticino può vantare eccellenze assolute come lo IOSI o l’IRB, che devono essere inserite in un contesto adatto, ma soprattutto devono convincerci delle potenzialità della nostra regione che troppo spesso vengono invece diluite in un sentimento di generale indifferenza o persino di scetticismo».
Il messaggio che si è potuto evincere da tutti gli interventi è stato dunque piuttosto chiaro: dobbiamo tentare di garantire ai vari attori presenti sulla scena cantonale le migliori condizioni per mantenere e se possibile aumentare la qualità e la competitività che spingono tuttora molte persone a trasferirsi nella regione – senza dimenticare di inserire i vari livelli di formazione e di ricerca negli sforzi che dovranno essere intrapresi per evitare di perdere le competenze acquisite e offrire reali sbocchi ai giovani – affinché il Ticino possa davvero riuscire a trovare le migliori opzioni per disegnare il suo futuro in linea con la sua storia.
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