La geopolitica e i modelli commerciali globali si stanno rapidamente riconfigurando. Le tensioni in Medio Oriente, in particolare, stanno esercitando pressioni sulle principali materie prime, interrompendo le rotte commerciali e le catene di approvvigionamento. Dal canto suo, la «transizione verde» non solo aumenta la domanda di materie prime legate all’energia pulita, ma solleva anche importanti questioni riguardanti l’approvvigionamento sostenibile e l’impegno verso una produzione etica delle materie prime.
La Global Commodities Conference 2024 ha dato l’opportunità ai trader svizzeri e internazionali di materie prime, ma anche a banche e assicurazioni attive nel settore, di confrontarsi su questi temi, analizzando come il commodity trading sia in grado di affrontare la frammentazione globale e un nuovo ordine mondiale, gestendo la complessità operativa, apportando i necessari adeguamenti e capitalizzando le nuove opportunità di trading.
La Conference si è aperta con una prolusione di Yves Rossier, già Ambasciatore svizzero in Russia, sui rapporti di causa ed effetto tra guerra, commercio e sanzioni e sul ruolo della Svizzera nello scacchiere diplomatico globale. I lavori sono poi proseguiti al LAC con i saluti iniziali del presidente Matteo Somaini e una mattinata articolata in due sessioni.
Nella prima sessione, Matthew Bryza, già ambasciatore americano in Azerbaigian, si è espresso in merito al nuovo scenario mediorientale. Sono poi intervenuti la studiosa di politica estera Anna Borshchevskaya, membro Senior de The Washington Institute for Near East Policy, Marco Galimberti, CEO di DP Trade, Ano Kuhanathan, Head of Corporate Research di Allianz Trade e James May, Head of Strategy di Duferco SA. Il panel di analisti e di leader di settore ha esaminato gli effetti del conflitto sul commercio di materie prime e sul trasporto marittimo, dagli aspetti logistici all’aumento dei costi, alla gestione dei rischi, evidenziando come gli effetti negativi dell’incertezza si siano riversati sull’Europa e in particolare sulla sua «locomotiva» (la Germania), sempre meno competitiva, non senza però dimenticare le opportunità che si presentano grazie al Medio Oriente, per la prima volta protagonista della transizione energetica.
La seconda sessione è stata introdotta da Deia Markova, Head of Trade Commodity Finance presso Société Générale Corporate & Investment Banking (SGCIB), che si è concentrata sull’«ecologizzazione» delle materie prime e sulla «decommoditizzazione» del settore, guidate dalla transizione energetica, e su come produttori e commercianti di materie prime possano adattarsi a questo ambiente in continua evoluzione.
Il tema è poi stato approfondito da Simone Knobloch, COO di Valcambi, Giulio Macciocchi, Head of Finance & ESG di DXT Commodities, Stephen Thomas, Head of ESG & Sustainability di ArrowResources e dalla stessa Deia Markova in un panel moderato da Dominique Bruggmann, Manager Financial Services Risk Consulting di EY.
I panelist hanno evidenziato il ruolo giocato dai mercati del carbonio nella transizione verso la decarbonizzazione e il fatto che clienti ed istituti finanziari richiedano sempre più materie prime provenienti da fonti sostenibili e responsabili, sottolineando altresì il rischio di sovra regolamentazione e la necessità di trovare soluzioni accettabili per tutti.
Nel concludere i lavori il presidente LCTA Matteo Somaini, ha voluto sottolineare la relatività di concetti come la multipolarità, la volatilità e la stabilità; la possibile affermazione di un nuovo paradigma in cui la politica predomina sull’economia; la necessità per i trader di trarre vantaggio dalle transizioni e, nello specifico, di riuscire a cavalcare con successo la transizione energetica; come questa vada di pari passo con una «transizione senza risorse», che in sostanza richiede l’adozione di nuove strategie di approccio ai mercati.
econLa Lugano Commodity Trading Association (LCTA) è un’associazione senza scopo di lucro con sede a Lugano fondata nel 2010 per rispondere alla necessità delle aziende attive nel settore del commodity trading di rafforzare le condizioni quadro favorevoli del cantone Ticino perseguendo degli obiettivi comuni, quali: il miglioramento della formazione del proprio personale, l’ampliamento delle conoscenze settoriali, lo scambio di opinioni e punti di vista, ma anche lo sviluppo di una piattaforma a 360° formata da commodity trader, compagnie di navigazione, banche attive nel commodity trade finance nonché assicurazioni, fiduciarie e altri attori importanti per il settore.
Oggi la LCTA riunisce alcuni dei maggiori operatori del settore e del suo ecosistema, tutte persone giuridiche ubicate e registrate in Svizzera, con un legame commerciale con il Ticino e con le regioni attigue.
Global Commodities Conference: la Russia non sta a guardare
In occasione della GCC, Dimitri Loringett ha incontrato Anna Borschchevskaya, membro senior, di The Washington Institute for Near East Policy.
«Nel complesso, il Medio Oriente sta attraversando un periodo turbolento ed è improbabile che le cose cambino presto, quindi è importante prepararsi a una situazione di instabilità di lungo periodo. Questa regione si trova in corrispondenza di nodi strategici che hanno un impatto sul commercio marittimo. Si pensi per esempio a come i ribelli yemeniti Houthi nel Mar Rosso riescano, con il lancio di droni “economici”, a indurre gli Stati Uniti a reagire con l’utilizzo di armamenti più costosi. È probabile che altri avversari dell’Occidente possano prendere esempio dagli Houthi e trovare il modo di perturbare i commerci marittimi con simili approcci “a basso costo” per raggiungere i propri obiettivi strategici, che probabilmente includono ulteriori azioni per indebolire gli Stati Uniti e i loro alleati. Anche la Russia è presente nella regione, con la sua cosiddetta «flotta fantasma» che continua a trasportare petrolio in queste acque, seppur con rischi accresciuti. Queste navi, infatti, non sono coperte da assicurazione, il che fa aumentare considerevolmente i rischi associati al loro utilizzo.
Putin vuole cambiare l’ordine mondiale rafforzando il potere e l’influenza russa per indebolire l’Occidente. La Russia di Putin ha sempre visto il Medio Oriente come un campo per competere con l’Occidente. Infatti, l’intervento militare di Mosca in Siria alla fine del 2015 ha rappresentato una sfida all’ordine mondiale liberale. La Russia mira a un mondo multipolare e ha usato il Medio Oriente per raggiungere tale obiettivo. Per anni la Russia si è posizionata come mediatore nella regione, come qualcuno in grado di parlare con tutte le parti. Ma in realtà si è sempre avvicinata alle forze antiamericane della regione, ovvero l’Iran e i suoi alleati insieme al regime di Assad». Fonte LCTA
Immagini:
© studio Daulte / Loreta Daulte