«Pensavo di essere l’unico che facesse i compiti a casa». La battuta è tratta da una scena del film The Post (2017) che vede come protagonista l’attrice Meryl Streep nei panni di Katharine “Kay” Graham, la prima donna a dirigere una grande casa editrice di un importante quotidiano americano, il Washington Post. La battuta, fatta da un membro del consiglio di amministrazione durante una delle prime sedute a cui partecipò la Graham, allude al fatto che solo loro due si fossero preparati per la riunione (avevano infatti dei raccoglitori pieni di documenti). Tutti gli altri membri, invece, portano con sé giusto una matita e qualche foglio per gli appunti. Un tempo – nel film siamo negli anni sessanta del secolo scorso – il massimo organo di un’azienda spesso assomigliava più a una sorta di “club di amici” – per di più quasi sempre solo maschi – che si vedevano ogni tanto per sentire come vanno gli affari, approvare qualche proposta del presidente del CdA (specie quelle legate ai dividendi da distribuire agli azionisti), e poi godersi il tempo assieme per bere qualche drink e fumare sigari. E, naturalmente, incassare il gettone di presenza.
Oggi, invece, con la complessità del mondo globalizzato e sempre più digitalizzato, non c’è più spazio per membri di CdA che “non hanno fatto i compiti”. Anzi, sempre di più le organizzazioni, grosse o piccole che siano, sono dotati di un CdA composto non solo da esperte ed esperti nei vari rami di competenza ma anche da ‘consiglieri professionisti’. Si tratta di persone la cui principale attività è quello di sedere in uno o più consigli di amministrazione e portare al tavolo la loro esperienza e prospettiva da ‘esperti esterni’. Questo fenomeno, in realtà non proprio nuovo, è in crescita perché le imprese, specie quelle medio-piccole o a guida famigliare, spesso non possono permettersi di avere un consigliere per ogni specializzazione.
Per il consulente esperto di corporate goverance e già CEO di Allianz Italia e Axa Assicurazioni Massimo Michaud, «l’attività di Consigliere d’amministrazione è diventata una professione complessa, e non più un’occupazione part-time, non solo presso le imprese quotate, ma presso tutte le categorie aziendali. Una professione che come le altre richiede un’adeguata preparazione e formazione».
Oltre alle tradizionali responsabilità di buon governo d’impresa (vedasi le direttive vigenti in materia di corporate governance) e della gestione finanziaria e dei rischi, oggi il membro di un CdA è tenuto anche a saper relazionare con i vari portatori d’interesse, a gestire la comunicazione pubblica e a considerare in modo strategico la sostenibilità complessiva dell’azienda – non solo finanziaria ed economica, ma anche ambientale e sociale. In questo contesto si intuisce come le molteplici conoscenze che sono richieste per poter tracciare la strategia operativa di un’azienda implica l’adozione di un CdA che abbia sì dei membri di milizia con esperienza, ma anche dei membri professionisti che sappiano consigliare su temi puntuali e di respiro globale
Ancora Michaud: «Confrontate con la crescente complessità dei mercati dovuta alla concorrenza intra-settoriale ed extra-settoriale, all’evoluzione tecnologica e regolamentare, alle esigenze di contribuire al benessere della comunità in cui si opera e di tutti gli i cosiddetti stakeholders, le imprese debbono poter attingere a un insieme di competenze e di esperienze che il vertice aziendale, per quanto versatile non può avere accumulato da solo.
Una delle aree di maggior interesse e di riflessione è l’acquisizione di una più ampia cultura del rischio. Quando si pensa all’impatto che la pandemia di Covid-19 ha avuto sull’organizzazione del lavoro, sulle catene di approvvigionamento e di distribuzione, solo per citare alcuni esempi, si avverte come la Direzione d’impresa possa avere bisogno della collaborazione fattiva del Consiglio di Amministrazione che contribuisca ad analizzare e a indirizzare il contesto di mercato e sociale in tutti i suoi aspetti, rispettando nel contempo le prerogative decisionali degli organi delegati».
La nuova categoria professionale, se la possiamo definire tale, dei cosiddetti Board Member è oggi una realtà conosciuta in Svizzera e ora anche in Ticino, con la recente costituzione, a fine novembre 2021 a Lugano, del Board Forum Svizzera italiana, la prima associazione a sud delle Alpi dedicata alle persone attive nei Consigli di amministrazione di società, aziende e organizzazioni. Lo scopo, come recita lo statuto, è di «valorizzare la competenza e le conoscenze di individui che svolgono l’attività di membro di CdA, propiziando l’interazione fra membri e la promozione di attività formative e informative di interesse per l’esercizio di tale funzione». L’associazione nasce nel contesto del corso di formazione continua ‘Certified Board Member’ promosso da Alma Impact AG (con la collaborazione scientifica delle Avv. Sharon Guggiari e Karin Valenzano Rossi) e organizzato in collaborazione con il Centro competenza tributaria (CCT) della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI). A costituire l’associazione vi sono tre professionisti che credono fortemente nell’importanze delle competenze e dell’aggiornamento continuo dei membri di CdA e che sono anche i tre attuali membri del Comitato direttivo: Massimo Michaud; Karin Valenzano Rossi, avvocato e notaio e membro del CdA di Banca Raiffeisen Svizzera; e Alberto Stival, co-fondatore di Alma Impact AG e presidente di pr suisse.