Roberto Re ha illuminato il cammino di molte persone, condividendo la sua passione per il successo a 360°… Pioniere in Italia e in Europa nell’ambito della leadership, oggi è un Peak Performance Coach rinomato a livello internazionale. È autore di best seller e i suoi seminari sono seguiti da milioni di persone. Come ci racconta in questa intervista, tutto inizia quando negli anni ’90 scopre i primi percorsi di crescita, si appassiona e inizia a viaggiare verso gli Stati Uniti per crescere e formarsi con mostri sacri dello sviluppo personale come Tony Robbins. Tra chi lo sceglie come guida ci sono imprenditori di successo, sportivi d’élite e personalità importanti. Dotato di una personalità solare e travolgente quanto umana e genuina, ama il contatto diretto con le persone e crede nella forza dell’autenticità. Ho avuto il piacere di conoscerlo e di sperimentare la sua energia nell’ambito del seminario “Come dare il meglio di te”, un assaggio della sua Leadership School, ospitato dal Centro studi Villa Negroni a Vezia e organizzatoda Bashkim Sejdiu. Un viaggio guidato dalla sua voce forte e chiara per capire come gestire al meglio le proprie emozioni, il proprio benessere psicofisico, il tempo, le relazioni e la comunicazione, per raggiungere l’obiettivo: una vita soddisfacente e felice.
«A vent’anni ero un giovane studente universitario, non particolarmente motivato, per usare un eufemismo. Avevo scelto di fare l’università per evitare il servizio militare, come si usava fare a quei tempi. Dopo il primo anni di università mi iscrissi a un corso di metodologia di studio, tecniche di memorizzazione e lettura rapida. Si trattava di una delle prime formazioni di questo tipo in Italia… oggi posso dire che mi cambiò la vita! Imparai le modalità più efficaci per studiare scoprendo una cosa fondamentale, ovvero che la mente può essere allenata e ci sono dei metodi per rendere di più e meglio. Scoprii che tutti quelli che mi avevano detto “è intelligente ma non si applica” avevano ragione. Quest’esperienza mi dotò degli strumenti e della motivazione per iniziare ad impegnarmi a scuola raggiungendo ottimi risultati. Se non avessi aperto la mia mente, tramite questo corso, il mio potenziale probabilmente sarebbe rimasto inespresso. Il messaggio di questo corso, al di là delle tecniche, era legato ad avere il giusto atteggiamento mentale ed energetico… Segnò l’inizio dei miei studi e della mia carriera in questo ambito. È sempre impressionante per me, pensando al mio vissuto, riconoscere dove sono arrivato ora. I miei professori del liceo non l’avrebbero mai pensato. È upna cosa potente realizzare come passione, impegno e studio possano portare lontano. Quel giovane ragazzo demotivato è diventato un professionista di livello professionale e questo dimostra che, con il giusto impegno, tutti possono farlo».
A partire dalla tua esperienza è nata la voglia di indicare il cammino verso il successo agli altri…
«Non sono partito con l’idea di fare il coach o di diventare il Roberto Re di oggi. Tutto è partito dal mio desiderio personale di cambiamento, avevo capito che quella era la strada per migliorare me stesso. L’evoluzione è stata naturale, a un certo punto mi fu chiesto di insegnare i metodi che mi avevano aiutato e da lì notai il piacere che provavo nel condividere il mio cammino con gli altri, non facendo una lezione ma stimolando e ispirando al cambiamento. Il bravo insegnante è colui che ti appassiona, stimolandoti ad applicare i contenuti che veicola nella tua vita : ecco scoprii che questo mi riusciva particolarmente bene. Tutt’oggi, a distanza di tanti anni, credo che questa capacità di coinvolgere sia il mio talento principale. La chiave del mio lavoro e il messaggio che porto è che tutti abbiamo un potenziale straordinario e che possiamo imparare a sfruttarlo molto meglio tramite mezzi e tecniche che rivelano la propria forza».
Cosa significa oggi essere donne e uomini di successo?
«Il modello di successo che cerco di comunicare e che è alla base del mio lavoro, essendo oggi riconosciuto come coach per il successo personale, non consiste nell’avere tanti follower su Instagram o nell’essere conosciuto perché sei stato a “Uomini e Donne” o “All’isola dei famosi”… La mia idea di successo è basata su un concetto molto semplice, il successo in primis è soddisfazione e stare bene con se stessi. Di certo nel mondo nel quale viviamo il lavoro è una componente importante perché è il mezzo attraverso il quale riusciamo a mettere a frutto i nostri talenti, le nostre capacità e a generare risultati per noi stessi e per gli altri. Ma l’approccio dove il lavoro è prioritario rispetto alla qualità di vita per me appartiene al passato. Il modello dove il successo lavorativo prevale sulla gioia di vivere a mio modo di vedere è fallimentare, diventi schiavo di ciò che tu stesso hai creato. Il vero successo è sostenibile, si definisce con un equilibrio tra vita privata e vita professionale dove ottieni i tuoi obiettivi senza minare la tua felicità, il tuo benessere e le relazioni… Credo che alla fine dei nostri giorni nessuno si pentirà di non aver passato tre ore in più in ufficio, se rimpiangeremo qualcosa sarà il tempo che non abbiamo dedicato alle cose veramente importanti».
Quali sono i tuoi modelli di successo?
«Professionalmente, tra i tanti maestri che ho avuto, sicuramente Tony Robbins è stato quello che più di tutti ha influenzato la mia vita dal punto di vista professionale ma anche per quello che ho imparato a livello più profondo… Nella seconda metà degli anni ’90 iniziai a studiare con lui e per tanti anni facevo avanti indietro tra America e Italia. Imparai una modalità di formazione e trasmissione del sapere tramite esperienza diretta che qui ancora non esisteva. Sono stato tra i primi a portare questa modalità da noi. Per me non deve esserci distinzione tra ciò che fai e ciò che sei e Anthony Robbins mi ha ispirato tantissimo in questo senso. Uno che fa il mio lavoro non può mettersi la maschera sul volto, recitare un ruolo e poi scendere dal palco ed essere tutti’altro. Una delle cose che ho sempre stimato di Robbins è la sua congruenza, ho avuto modo di conoscerlo anche dietro le quinte e questo mi ha sempre ispirato. E poi mi ispirano tante persone, tante storie di successo in settori diversi, in comune hanno il fatto di aver creato quasi sempre da zero sulla base della passione, della visione innovativa, della tenacia nell’aver tenuto fede a questo camino passo dopo passo. Non si tratta solo di storie di grandi imprenditori, una storia di successo può essere quella del negoziante sotto casa. Con gli occhi aperti si può imparare da chiunque. Aggiungo che di certo io ho avuto una grande fortuna in questi anni che è stata quella di lavorare con tante persone di successo perché i miei stessi studenti ottengono risultati superiori alla media, io lavoro con tantissimi imprenditori e professionisti di grande esito e quindi a volte loro stessi sono fonte di ispirazione. Io do sicuramente a loro contenuti, tecniche e strategie ma poi vedere ciò che alcuni di loro hanno creato è veramente molto motivante. Ho la fortuna di aver messo il naso in centinaia di aziende e di conoscere i successi e le sfide degli imprenditori e questo mi ha permesso di acquisire una grande esperienza. Gli asiatici dicono che quando la mente è pronta il maestro appare e allora puoi apprendere moltissimo sia dai successi che dai fallimenti».
Quali shift di paradigma importanti stanno avvenendo in questa epoca storica?
«Questa domanda richiederebbe ore e molte pagine per offrire una risposta esaustiva. I salti di paradigma che stiamo vivendo sono tantissimi, come mai in passato. Da un punto di vista tecnologico, pratico e lavorativo tutte le professioni stanno cambiando radicalmente. L’era di internet e del mondo digitale, che ora ci portano all’intelligenza artificiale e alla robotica, hanno un impatto su tutto e su tutti. Ci portano a dover fare un salto quantico e credo che nel prossimo decennio questa spinta assumerà una forza ancora maggiore».
Di quali strumenti dobbiamo armarci per trasformare tempi di crisi in opportunità evolutiva?
«Il primo passo fondamentale è la consapevolezza, cioè diventare consapevoli di cosa ci rende più o meno efficaci, di quali dinamiche interne ci condizionano in positivo e in negativo. Bisogna capire come sono state create nel tempo e come possiamo cambiarle. Il mio lavoro consiste nel portare gli studenti a notare cose che prima non vedevano e di offrirgli gli strumenti per cambiarle. Non a caso il mio nuovo corso l’ho chiamato “Be your best”. Accompagnare le persone verso la propria versione migliore è quello amo fare…
Il principale strumento di cui dobbiamo armarci è la capacità di far fronte al cambiamento, di non fare resistenza ma di rimanere flessibili traendo del buono anche dai cambiamenti che non vorremmo. C’è poco da fare… se il fiume va in una data direzione tu non puoi vivere illudendoti di contrastare la corrente. Adattarsi al cambiamento e focalizzarci su ciò che è buono per noi, piuttosto che su ciò che ci da timore o avversione, è la chiave oggi. Tutto, tecnologia inclusa, sta nel modo in cui la usiamo. Le insidie negli anni avvenire, con l’avvento di forme nuove come il metaverso e l’introduzione su larga scala dell’intelligenza artificiale, in questo senso sono molte… Il rischio maggiore è che la dissociazione tra mondo virtuale e mondo reale diventi profonda portando le prossime generazioni a vivere un surrogato della vita dove pensano di vivere, ma senza avere un contatto con il mondo reale. Non sappiamo dove ci porterà tutto questo e anche per questo sarà sempre più importante restare centrati in se stessi e nei propri valori piuttosto che essere proiettati verso il mondo circostante».
Nella tua vita personale quali abitudini e attitudini ti fanno stare bene e ti permettono di essere al massimo della forma?
«Di certo una delle componenti fondamentali della mia vita è che ormai da oltre vent’anni curo la mia alimentazione e la salute fisica. Ho avuto la fortuna di conoscere, a metà degli anni ’90 in America, delle cose che qua sono arrivate molto più tardi. Prendersi cura della propria energia e del proprio benessere psicofisico mi ha permesso, in tutti questi anni, di stupire e stupirmi per i livelli di energia che riesco a mantenere. Quando lavoro spesso i miei studenti fanno fatica a starmi dietro. Senza esasperazioni o fanatismi occuparsi di se è fondamentale. Posso dire di essere una persona che pone in pratica quello che insegna, quindi anche a livello emozionale sono in grado di lasciar andare le emozioni negative, voltare pagina quando necessario e non accumulare stress e pesi legati al passato. La capacità di gestire bene lo stress mi permette di continuare a spingere senza svuotarmi, rimanendo carico. Più che delle tecniche specifiche ciò che mi carica continuamente è il fatto di vivere con passione e gioia quello che faccio. Metto molto amore in quello che faccio e questo mi permette di ricevere indietro tanta energia quanta ne dono e forse anche di più».
Parlami di come si è trasformato il tuo lavoro come leader, coach e motivatore… cosa ti ispira oggi? Cosa cerca il pubblico che ti segue?
«Da un lato il mio lavoro si è trasformato tantissimo, basti pensare che nei primi anni in cui tenevo dei corsi si usavano le diapositive e la lavagna con i lucidi. A livello tecnico è cambiato tutto, il mese scorso ho sperimentato per la prima volta un incontro con un gruppo nel metaverso con gli oculus agli occhi: esperienza impressionante! Sono cambiati soprattutto i modi e la mentalità delle persone, gli strumenti che hanno e quindi il modo di passare conoscenza. Di certo le modalità di trasmissione sono mutate ma non i contenuti perché alla fine le chiavi che ci permettono di avere successo e di avere una vita di qualità sono, per certi versi, rimaste le stesse. Oggi più che mai, questi punti cardinali sono ancora più importanti. Penso alla capacità di entrare in contatto con se stessi, di avere rapporti di qualità reali, di costruire una vita privata preservata dalle pressioni sempre maggiori del mondo esterno. La capacità di stare bene con se stessi e con le persone vicine è diventata sempre più importante. Il tempo da passare con la famiglia, i figli e le persone che amiamo si è ridotto ed ecco che vivere appieno i propri valori, avendo cura di passare del tempo di qualità insieme, è importantissimo. Se da un lato quindi è cambiato tutto, dall’altro alcune regole di base sono diventate ancora più attuali e preziose. Le nuove generazioni, come la Z, stanno cambiando e sto notando con curiosità che hanno valori molto allineati con il modello di successo e di qualità di vita che insegno. Sempre meno l’obiettivo primario è fare tanti soldi, accumulare e perseguire la sicurezza, ma piuttosto stare bene, avere tempo di qualità, benessere personale, essere… davvero felici».