Lo stipendio si sta rivelando sempre più inefficace per trattenere le persone in un posto di lavoro. E d’altra parte le PMI non possono permettersi costi via via crescenti del personale, vista la forbice costi/ricavi sempre più stretta. Morale: le persone hanno intenzione di cambiare lavoro, o addirittura lo fanno, dimettendosi. Ma perché lo fanno?
Una recente ricerca di McKinsey conferma il fenomeno, e avverte che il problema principale in questa situazione è rappresentato dal fatto che i datori di lavoro non sono in grado di capire i motivi che spingono i propri dipendenti a dimettersi.
Nello studio Great Attrition’ or Great Attraction? The choice is yours, ci sono dei dati molto interessanti al riguardo. Quello che trovo più incredibile è che molti CEO credono ancora che, alla base dell’abbandono del posto di lavoro, ci siano ragioni di tipo economico, come uno stipendio troppo basso.
La ricerca, al contrario, evidenzia che il problema delle dimissioni in massima parte non dipende dalla retribuzione. Ha invece a che fare con un modo nuovo di percepire il lavoro. Emerge che “invece di sentirsi apprezzati, i dipendenti si sentono parte di una transazione”.
Insomma, per quanto stipendi e bonus possano aumentare, difficilmente riusciranno a soddisfare i lavoratori. Le reali esigenze dei dipendenti sono altre. Lo studio evidenzia che la maggior parte dei lavoratori cerca un “senso di scopo” in quello che fa, vuole “connessioni interpersonali con i colleghi e con i manager” e, soprattutto, desidera “relazioni, non transazioni”. Addirittura il 40% degli intervistati afferma che molto probabilmente nei prossimi 3-6 mesi cambierà lavoro. Ma a sorprendere ancora di più è il dato relativo a chi ha cambiato occupazione nei sei mesi precedenti: il 36% lo ha fatto senza avere già un nuovo impiego. È quest’ultimo elemento che rende il fenomeno della Great Resignation, o Great Attrition, diverso dai turnover che ciclicamente si manifestano sul mercato del lavoro.
Cosa devono fare allora le PMI per trattenere le persone? Sicuramente pensare a programmi di formazione e sviluppo per i propri collaboratori, visto che la sola leva monetaria non funziona al 100%. Il mondo della formazione per le grandi aziende è sempre stato un pianeta avanti rispetto alle PMI che vogliono risorse già preparate, pronte all’uso. Nelle PMI c’è sempre poco tempo e ci sono risorse finanziarie scarse per fare Formazione e Sviluppo per i propri collaboratori.
Non potendo contare su formazione e sviluppo, nelle PMI finora lo stipendio è stato l’elemento di gratificazione più importante nella transazione economica tra azienda e collaboratori. Ma le cose sono cambiate, e in maniera veloce, negli ultimi tempi. Il cambiamento è stato così repentino da provocare, da una parte, una impennata di dimissioni, o per lo meno l’idea di volerlo fare.
Sarà un fenomeno transitorio o definitivo col quale dovremo fare i conti nel futuro? C’è solo un modo per trovare delle soluzioni: “capire perché le persone si licenziano e agire di conseguenza”, trasformando la Great Attrition in Great Attraction. La formazione e lo sviluppo delle persone giocano un ruolo fondamentale nelle organizzazioni, se veramente riteniamo che le aziende siano fatte di persone e questo non sia solo uno slogan.
Quali esperienze sto facendo nelle aziende a fronte del problema dello sviluppo delle persone, in particolare nelle PMI?
– Noto che il tema principale è la mancanza di tempo da investire sui programmi formativi. La classica formazione frontale, in presenza, se da una parte ha il beneficio di generare una grande empatia con i partecipanti, ed è altamente consigliata per l’interazione che sviluppa, dall’altro risulta altamente dispendiosa in termini di tempo. Chi nelle PMI può permettersi di dedicare giornate intere a fare formazione?
– Per le aziende che non hanno molte giornate fisiche da dedicare, durante l’anno, per la formazione al loro personale, negli ultimi due anni abbiamo sperimentato una forte accelerazione dell’uso della formazione online. I collegamenti Zoom sono all’ordine del giorno. Team di 5/10 persone al massimo, videocollegati con il docente/formatore. Il limite di questa formazione è nella limitata interazione con i partecipanti, a causa dello schermo digitale che si frappone e che non agevola la prossemica
– Lavorando su questi problemi abbiamo creato la formula delle Academy interne alle aziende, che forniscono una formazione chiavi in mano. In pratica ogni azienda, con minimi investimenti, può progettare e gestire una formazione dedicata per il proprio personale. Noi realizziamo l’infrastruttura, i contenuti, e i metodi.
– Le Academy Aziendali sono uno strumento sempre più diffuso per la formazione del personale aziendale, ponendosi l’obiettivo di valorizzare i percorsi di crescita in termini di upskilling (adeguare le proprie competenze) e reskilling (riqualificare le proprie competenze), soprattutto nell’ambito della digitalizzazione e della sostenibilità, temi oggi di estrema attualità.
– Le Academy sono la concreta applicazione di come la formazione rivesta un ruolo fondamentale nel contesto di digitalizzazione del business.
– L’Academy Aziendale è oggi uno strumento di crescita professionale per chi già lavora e, allo stesso tempo, un’opportunità di formazione per l’ingresso nel mondo del lavoro dei giovani. Il cambiamento delle modalità di apprendimento, per cui anche la formazione è sempre più 4.0, impone che le aziende garantiscano la fruibilità dei percorsi formativi anche a distanza e in qualsiasi momento.
Grandi cambiamenti quindi nel mondo del lavoro. E nella tua azienda cosa sta succedendo? Fammi sapere la tua opinione. Scrivimi a info@myacademypmi.com e scambiamo due idee su come progettare e gestire la tua Academy Aziendale.