Quando incontri una donna d’affari che ha dedicato la vita al lavoro e ad un’azienda dal fatturato di 200 milioni all’anno, la immagini rigida, di poche parole e riservata. Silvia Damiani è l’opposto, sorridente, solare e con una voce calda che ti mette subito a tuo agio.

La vostra azienda ha scelto il Ticino come sede della Damiani International in un periodo in cui molte aziende legate alla moda e a lusso se ne sono andate…

«La Damiani International è in Ticino da oltre 20 anni e negli ultimi anni abbiamo costantemente aumentato il numero degli assunti. Mio fratello Guido ed io abitiamo con le nostre rispettive famiglie in Ticino dal 2014: devo dire che noi ci troviamo e ci siamo sempre trovati molto bene qui, sia come azienda, sia come persone. Pensavo che mi chiedesse subito del Covid» (sorride).

Volevo aspettare un po’… ma effettivamente era una domanda che le avrei fatto, visto che anche il settore dell’alta gioielleria ha subito una brusca frenata…

«In questo momento i nostri uffici di Mendrisio sono parzialmente utilizzati: i collaboratori sono operativi a seconda delle specifiche esigenze, a volte in smart working e a volte in ufficio. A Valenza dove si trova la nostra manifattura, dopo la riapertura e specialmente in questi mesi prenatalizi che da sempre rappresentano per noi la parte più importante dell’anno, stiamo fortunatamente lavorando a pieno regime produttivo. Inutile ripetere che se questo virus non ci fosse stato sarebbe stato molto meglio… ma sta toccando tutti, quindi è importante reagire e guardare avanti».

E per quanto riguarda le vendite?

«C’è stato un calo, chiaramente, soprattutto per il mercato europeo, mentre quelli asiatici vanno meglio. Ad esempio, in Corea, benché il Paese sia stato pesantemente colpito dalla pandemia, cresciamo a doppia cifra. Al di là del Covid, le persone continuano ad avere dei bei momenti da celebrare e li vogliono rendere memorabili ed eterni regalando o regalandosi qualcosa di bello. Penso che il nostro settore abbia, anche in una situazione come questa, un potenziale maggiore rispetto alla moda: un gioiello è davvero “per sempre”, è capace di esprimere un patrimonio storico e artistico unico nel suo genere e per questo motivo rappresenta un investimento che accresce il proprio valore nel tempo e si tramanda di generazione in generazione».

Per questo ci sono sempre più persone che investono nei gioielli?

«Indubbiamente se c’è un settore, viste le grandi incertezze, dove investire, o più correttamente diversificare i propri investimenti, è proprio quello del gioiello, ma è importante farlo con chi è autorevole ed affidabile. Una creazione Damiani è un’opera unica realizzata a mano da sapienti maestri orafi, che si caratterizza per il design esclusivo, la grande attenzione ai dettagli, l’eccellente qualità delle gemme. Noi, per esempio, diamo la possibilità di fare un upgrade dei solitari Damiani: se dopo dieci anni di matrimonio desidero un anello più grande e prezioso – perché si presuppone che le cose nelle coppie vadano anche bene (sorride) – noi riconosciamo il valore per il quale il diamante è stato acquistato e diamo la possibilità di permutare l’anello con qualcosa di più importante. Inoltre, siamo attivi anche nel mercato dei diamanti sciolti, con Calderoni, uno dei marchi del Gruppo Damiani. Oltre alle dovute certificazioni di autenticità offriamo un servizio esclusivo agli acquirenti: la nostra azienda si impegna, nel caso il cliente desideri rivendere il prezioso, a riacquistarlo nel rispetto dei valori ufficiali pubblicati».

Damiani, Calderoni… quanti marchi ha il Gruppo Damiani?

«Il nostro Gruppo promuove l’eccellenza e il Made In Italy nel mondo attraverso la sinergia di 6 marchi complementari creati o acquisiti: nel segmento della gioielleria oltre a Damiani, il brand Salvini è attivo nella gioielleria contemporanea mentre Bliss si rivolge ad un pubblico più giovane. Calderoni, lo storico marchio milanese di Alta Gioielleria fondato nel 1840, è oggi una Business Unit del Gruppo Damiani specializzata nella commercializzazione di diamanti naturali sciolti; poi c’è Rocca, l’unica catena di gioielleria e orologeria di alta gamma in Italia, ed infine – ma non per importanza – Venini, prestigiosa azienda di Murano, le cui opere sono esposte nei più importanti musei internazionali, che rappresenta il punto di riferimento per l’arte del vetro».

Da sempre il gioiello rappresenta il potere, più le pietre sono grandi più le famiglie sono ricche. Ma, scusi se mi permetto, delle volte non c’è troppa ostentazione?

«Prima di tutto, per la nostra filosofia, il gioiello Damiani è un gioiello per sé stessi, e solo in un secondo tempo anche per gli altri. Per questa ragione stiamo molto attenti alla qualità di qualsiasi nostra produzione, anche la più piccola ed accessibile. Per quanto riguarda il come indossare un gioiello, nel 1997 ho scritto un libro al riguardo: penso sia importante comportarsi esattamente come con i vestiti: anche se ne abbiamo tanti li indossiamo con cura, abbinandoli a seconda dell’occasione e del nostro stato d’animo. Per me il gioiello deve essere un dettaglio prezioso, che da luce e sottolinea l’eleganza di una persona».

Lei si occupa di comunicazione, ma è anche gemmologa, questo significa che vostro nonno e vostro padre sono riusciti a trasmetterle la loro grande passione…

«Sicuramente la passione che abbiamo per il nostro lavoro, sia io che i miei fratelli – Guido e Giorgio – parte dall’amore che abbiamo per la materia: infatti, tutti e tre siamo diplomati in gemmologia. D’altra parte abbiamo anche ereditato uno spirito imprenditoriale e per questo dobbiamo ringraziare i nostri genitori».

Parla molto spesso dei suoi fratelli, mi chiedo se sia sempre facile gestire un gruppo così importante in famiglia…

«Abbiamo una grande fortuna perché effettivamente andiamo molto d’accordo. Abbiamo talenti diversi e complementari: sinceramente nessuno di noi vorrebbe fare il lavoro dell’altro. La mia attività di relazioni pubbliche mi ha portato spesso a viaggiare nei mercati esteri – asiatico o americano – quindi da sempre sono stata quella che portava e raccontava la filosofia del marchio e la storia della nostra famiglia nelle filiali estere».

E durante i consigli di amministrazione, quando bisogna discutere sul futuro dell’azienda e prendere scelte importanti?

«Tutti e tre vogliamo la stessa cosa: una crescita sostenibile del Gruppo non nel breve termine ma nel lungo periodo, con uno sguardo volto alle prossime generazioni. I nostri investimenti sono sempre mirati a mantenere un alto livello di prodotti e servizi: ci stanno a cuore il Made in Italy, i nostri clienti e i nostri dipendenti oltre all’etica nel nostro settore. Non a caso, mio fratello Guido è stato nominato presidente del Comitato Etico di Assogemme.

Spesso si dice che la terza generazione è quella che riesce a fare fallire anche le aziende più grandi…

«Forse non abbiamo fatto in tempo (ridiamo). Scherzi a parte, ci è stato tramandato in tal modo l’amore per questo lavoro che abbiamo sempre preso molto seriamente le nostre decisioni, con grande responsabilità e con un grande rispetto anche nei confronti dei nostri collaboratori, partner e clienti… per adesso la terza generazione ha creato sviluppo e con grande passione vogliamo continuare in questa direzione.

Un nonno ha dato il via a tutto (sorride). Era un artigiano molto bravo e fin da ragazzo lavorava per le famiglie aristocratiche del tempo e, considerando che noi siamo piemontesi, anche per la casa reale. Ma lo spirito imprenditoriale ce lo ha trasmesso mio padre: grazie al grandissimo aiuto di nostra mamma, lui ha creato il brand e cominciato a strutturare il gruppo Damiani, mentre i miei fratelli ed io abbiamo introdotto nuove strategie di marketing e guidato lo sviluppo internazionale dei marchi e del Gruppo, anche attraverso acquisizioni. Ad oggi, penso che abbiamo fatto un buon lavoro (ride…) …ma c’è ancora tanto da fare».

Quanti siete nel mondo?

«Il nostro Gruppo conta oltre 700 collaboratori e siamo presenti in tutto il mondo con 60 boutiques e circa 2000 rivenditori autorizzati».

Siete una grande famiglia, i vostri figli stanno già manifestando l’interesse a seguire le vostre orme?

«È un po’ presto per dirlo, i nostri figli sono ancora troppo giovani per dire cosa succederà, ma sì, sono già molto curiosi».

Ma la passione può arrivare fin da piccoli…

«Certamente, infatti mio figlio e i miei nipoti parlano di voler lavorare per l’azienda, sarebbe la quarta generazione e riempirebbe d’orgoglio il loro bisnonno. Ma prima, e questa è una cosa importante, dovranno impegnarsi a dimostrare di avere i requisiti per entrare e soprattutto dovranno fare delle esperienze fuori da Damiani. Io non mi stanco mai di dire che un’azienda è una creatura, un essere vivente che va fatto crescere e chi la guida ha delle responsabilità nei confronti di tutte le famiglie che ci lavorano».

Lei però ha iniziato subito a lavorare nell’azienda paterna…

«Si, ma se tornassi indietro cercherei di fare anche altre esperienze. Ho iniziato a lavorare a 19 anni quando ancora studiavo perché ci tenevo tantissimo a capire questo mestiere che già amavo. Vedevo la passione che avevano mia mamma e mio papà e questo mi ha contagiata moltissimo. Rispetto a Guido, che prima ha lavorato con brillanti risultati nel settore immobiliare, mi è mancata un’esperienza esterna, una visione diversa o meglio una visione in più».

Ha seguito in prima persona tutte le campagne pubblicitarie del vostro Gruppo e ha lavorato con molte celebrities…ci dice quali?

«Ho avuto la possibilità di lavorare con star internazionali: personalità uniche caratterizzate da grande talento ed eleganza come Sophia Loren, Brad Pitt e Sharon Stone, senza dimenticare Jennifer Aniston, Gwyneth Paltrow, Isabella Rossellini, Madalina Ghenea ed Eva Longoria».

Il fatto di chiamarsi Damiani, un cognome conosciuto in tutto il mondo, non le è mai pesato?

«Ci sono state esperienze belle e brutte, come penso per tutti. Parto dal presupposto che sia più un privilegio che un problema. Mio padre diceva sempre che eravamo fortunati perché quando qualcuno acquista un gioiello che porta il nostro nome lo fa con gioia, per celebrare qualcosa di bello, scegliendo qualcosa che rimane nel tempo. Per questo è importante soddisfare sempre e pienamente le aspettative del cliente. Tornando al mio cognome… un po’ di invidie e cattiverie le ho subite anch’io, ma questo è normale, in più occupandomi di comunicazione quando in passato dicevo che facevo pubbliche relazioni i più maliziosi pensavano che bastasse vestirsi bene e andare a qualche festa (ride). Ma io ho sempre guardato avanti. Amo il mio lavoro e ne conosco il valore».

Lei ha un figlio, Leonardo, quasi maggiorenne, ma come è riuscita a fare tutto quello che ha fatto – penso ai numerosi viaggi – con una famiglia?

«Non è che sono sempre in viaggio (ride); comunque quando Leo era piccolo ho potuto svolgere i miei viaggi di lavoro affidandolo all’amorevole cura della mia mamma e quando Leo è diventato più grande ho sempre avuto persone fidate su cui appoggiarmi. Come tutte le madri che lavorano mi sono persa alcune cose, ma mai i momenti importanti. Infatti, con la giusta organizzazione sono fortunatamente riuscita e riesco ancora oggi a trascorrere molto tempo con mio figlio».

Da quanto riesco a dedurre non è che le resta molto tempo per coltivare altre passioni…

«I viaggi non sono solo parte del mio lavoro ma anche una mia passione che coltivo con la mia famiglia. Sono anche un’amante della natura. Poi mi piace l’arte contemporanea, il cinema, il teatro e il design».

Lei ama la casa, le decorazioni, ha detto che se non fosse diventata gemmologa avrebbe potuto essere un architetto, un interior designer…

«Assolutamente, anzi, da qualche anno questa mia passione è diventata un vero e proprio lavoro. Nel 2016 la mia famiglia ha acquisito Venini, della quale ora ricopro il ruolo di Presidente. Con i suoi quasi 100 anni di storia, Venini è sinonimo di Made in Italy ed eccellenza nella lavorazione artistica del vetro. È una realtà che ha tanto in comune con Damiani: le professioni di maestro orafo e maestro vetraio sono molto vicine se ci pensiamo bene: la capacità artigianale, la cura per i dettagli e la passione per la bellezza sono elementi chiave. Se viene a casa mia vedrà delle splendide creazioni Venini, cui sono particolarmente affezionata».

Tranne in questo periodo non penso che lei viva molto la casa…

«Al contrario, per me la casa è molto importante. È un nido, un posto accogliente dove stare tranquilla con la mia famiglia e dove posso essere completamente me stessa. Non sono una buona cuoca, questo lo ammetto (ride divertita), ma dicono che sono una brava padrona di casa».

E le pantofole le usa?

«Sì, ma devono essere molto carine e le porto rigorosamente abbinate al mio abbigliamento da casa (ride). Sono del segno della Vergine e sono una precisina. Per me la cura per i dettagli è essenziale».