Quando i miei figli erano piccoli, mi stupiva il numero di “perché” che riuscivano a inanellare partendo da una unica domanda. Ad ogni mia risposta seguiva un altro “perché” fino a quando, esausto, citavo un noto proverbio che metteva fine alla loro inesauribile insistenza.

Oggi, penso a causa dell’avvento dei social media, i ragazzi si fermano sempre più alla superficie delle informazioni, accontendosi della lettura dei titoli e rinunciando di fatto all’approfondimento di qualsiasi tematica.
La pandemia ha costituito l’occasione in cui forse è emersa più palesemente la mala informazione, grazie al fenomeno di emulazione superficiale e di ritrasmissione di qualsiasi informazione che, secondo molti, era corretta solo in quanto riportata dai social, senza preoccuparsi di soffermarsi a riflettere per capire più a fondo, figuriamoci mettere in dubbio l’argomento ri-postato.

L’ignoranza che dilaga su questi nuovi mezzi è davvero imbarazzante ed è figlia della spasmodica ricerca dell’uguaglianza e della mancanza di curiosità dei giovani di oggi, che danno per scontato il fatto che tutto sia dovuto e che comunque loro hanno sempre ragione.
Non si rendono nemmeno conto di quanto stia diventando facile ingannarli usando proprio la loro superficialità come arma per convincerli a compiere qualsiasi azione o scelta negli acquisti, nelle tendenze, nei messaggi politici e così via. Eppure oggi l’accesso alle informazioni è facilitato tantissimo e varrebbe davvero la pena di approfittarne!

Non so dove questo appiattimento generzionale porterà, forse in futuro questi giovani saranno i migliori adulti mai visti prima! In fondo anche noi, quando eravamo ragazzini, eravamo incompresi e messi in dubbio dai nostri genitori e così fu anche per loro nei rapporti con i propri padri.

Sono davvero curioso di vedere dove arriveremo… perché?