Il corso va avanti dal 2011, e in questi 7 anni ha formato alla tecnica ecocardiografica tridimensionale oltre 200 cardiologi provenienti da tutto il mondo, in un crescendo di successo e di richieste alimentato insieme dal passaparola sulla qualità del corso e dalla indiscussa fama del Dr. Francesco Faletra. È lui, il caposervizio di imaging cardiaco del Cardiocentro, il dominus del corso: lo ha ideato e lo gestisce, trasmettendo un sapere prezioso che dà modo di “vedere” il cuore e le sue strutture, di vederle sempre meglio grazie alla sempre più performante evoluzione di macchine di straordinaria complessità tecnologica.
Dr. Faletra, incominciamo dalle basi: cos’è l’ecografia tridimensionale? Qual è il suo ruolo nella diagnosi delle patologie cardiache?
«L’ecocardiografia tridimensionale è la naturale evoluzione dell’ecocardiografia bidimensionale, ma sono stati necessari dieci anni prima che essa fossa accettata da parte della comunità cardiologica e divenisse a pieno titolo parte integrante dell’armamentario di tecniche di immagini diagnostiche non invasive. I motivi sono molteplici: alcuni di ordine tecnico (i primi ecocardiografi con sonde tridimensionali in realtà non fornivano immagini di elevata qualità), altri di ordine psicologico in quanto le immagini bidimensionali tradizionali sono molto differenti dalle immagini tridimensionali, le prime sono infatti comparabili a “sezioni” (appunto bidimensionali in quanto manca la profondità) molto sottili, le seconde mostrano le strutture cardiache così come sono in realtà. Era ed è quindi comprensibile che ecocardiografisti anche esperti e che avevano lavorato per decenni con l’ecocardiografia bidimensionale, avessero una certa “resistenza” nell’accettare una nuova e rivoluzionaria tecnologia che peraltro necessitava di una curva di apprendimento abbastanza lunga. È stato in quel preciso momento che ho pensato di poterli aiutare ideando un corso “ad hoc” per loro. Per completare la sua domanda il ruolo che l’ecocardiografia 3D adesso ha nella diagnostica cardiologica è talmente importante che è difficile pensare ad un reparto di cardiologia e cardiochirurgia sprovvisto dell’ecocardiografia tridimensionale».
Ci parli un po’ della formazione: come ha acquisito le competenze che fanno di lei un’autorità mondiale in questo settore?
«Mi sono laureato a Catania nel 1976 e grazie al fatto che avevo ottenuto il massimo punteggio di laurea “magna cum laude” sono stato subito accettato per il tirocinio post-laurea nel migliore reparto di cardiologia italiano di allora: il “De Gasperis” dell’ospedale Niguarda di Milano, dove ho lavorato per 18 anni approfondando le tecniche di imaging con ultrasuoni allora appena agli inizi. Ho quindi potuto seguire tutta l’evoluzione tecnica e clinica dell’ecocardiografia. Ma direi che il salto di qualità l’ho fatto venendo qui in Ticino al Cardiocentro 12 anni fa. Ho trovato nel Prof. Moccetti una persona assolutamente aperta alle novità che mi ha appoggiato nel progetto di riunificare nello “stesso tetto” tutte e tre le tecniche regine dell’imaging non invasivo, ovvero la tomografia assiale computerizzata, la risonanza magnetica e l’ecocardiografia. Questo servizio è gestito da cardiologici ed è probabilmente uno dei pochi al mondo ad essere strutturato in questo modo. Sono molto orgoglioso nel dire che i giovani cardiologi che frequentano il servizio di imaging cardiaco escono dopo 2 anni con una competenza che li rende indipendenti nell’utilizzare tutte e tre le tecniche sopradette».
La versione completa di questo articolo la potrete trovare all’interno dell’edizione cartacea di Ticino Welcome