Chi è Corinna Adler è come è nato il suo interesse per la filantropia?

«Il cognome Adler, che in italiano significa aquila, corrisponde alla mia attitudine profonda. Come per un’aquila, è importante per me la visione d’insieme. Allo stesso tempo, in quanto agronoma di formazione, mi piace fare le cose per bene. Sono una persona pragmatica, cerco di avere un’ampia visione delle cose e pensare a lungo termine. Sono molto legata alla natura, e nel tempo libero pianto alberi. Sono i polmoni della nostra terra. Anche mio nonno diceva: “Non si pianta un albero per sé, ma per i propri nipoti”. Questa filosofia mi accompagna in tutto ciò che faccio, e da qui nasce anche la mia passione per la filantropia. In questo ambito, infatti, vedo un grande valore aggiunto nel creare partnership strategiche di finanziamento. Questo impegno rappresenta per me una vocazione».

Da quanto tempo dirige la Fondazione dell’Ospedale universitario di Zurigo e quali sono gli obiettivi che si prefigge di raggiungere?

«La Fondazione è stata istituita nel 2017, e da cinque anni ne faccio parte. Ho un obiettivo preciso, consolidare ulteriormente la filantropia medica. Secondo me, l’impegno filantropico in questo ambito deve avere la forza di portare nuovi impulsi e contribuire a far progredire il sistema sanitario».

Quali sono gli scopi statutari della Fondazione?

«La Fondazione dell’Ospedale universitario di Zurigo ha lo scopo di migliorare direttamente la qualità della vita delle persone, attraverso innovazioni mediche. I nostri ricercatori, grazie alle loro eccellenti qualifiche, possiedono un’enorme capacità di innovazione. Ciò che manca, tuttavia, è la disponibilità di tempo e di risorse finanziarie. I partner finanziatori della Fondazione si impegnano a far sì che possano avviarsi ancora più progetti dell’Ospedale universitario di Zurigo».

Parliamo di medicina olistica: quali progetti sta portando avanti l’Ospedale universitario di Zurigo e come collabora con i filantropi in questo settore?

«Il nostro ospedale è uno dei principali centri medici della Svizzera, e spazia dalle cure primarie alla medicina specialistica d’avanguardia. La Fondazione USZ si concentra su progetti per i quali l’ospedale e lo Stato non dispongono di fondi. Per esempio, siamo attualmente alla ricerca di partner che condividano la grande visione del professor Michael Scharl. Il gastroenterologo studia intensamente il microbioma, cioè l’insieme di tutti i microrganismi come batteri o virus- del nostro intestino. Secondo Michael Scharl, il microbioma intestinale ha il potenziale per aiutare il nostro sistema immunitario ad affrontare le malattie. Per tenere conto dell’essere umano nella sua globalità, conduce ricerche insieme a esperti di altre discipline. È sempre affascinante per me vedere come le idee diventino soluzioni utili agli esseri umani, grazie al sostegno dei filantropi. Perciò stiamo attenti a mantenere uno stretto dialogo con i nostri donatori, per capire le loro esigenze e far tesoro dei loro preziosi suggerimenti».

Quali sono i benefici concreti per i pazienti?

«Tutti i progetti sostenuti dai nostri mecenati vanno a diretto beneficio dei pazienti, spesso già in fase di sviluppo. Un esempio: è in corso uno studio mirato a trovare una terapia affidabile che riduca il rischio di un nuovo ictus. Nel processo identificato un cosiddetto biomarcatore, grazie al quale si può chiarire più rapidamente quale sia la causa di un ictus. Innumerevoli persone colpite possono così beneficiare di una diagnosi più precisa già prima del completamento dello studio».

Quando parla di medicina personalizzata e di coinvolgimento dei filantropi, cosa intende esattamente?

«La medicina personalizzata consiste nella possibilità di offrire un trattamento individualizzato e quindi più adeguato per ogni persona. Questo è un tema di estrema attualità nella ricerca, ma nella filantropia è uno dei tanti temi. La cosa affascinante del mecenatismo è che molte cose diventano possibili quando le forze migliori si uniscono e perseguono una visione comune. La salute è il nostro bene più grande, ed è per questo che l’apporto della filantropia è particolarmente importante in medicina».

Quali iniziative, difficilmente realizzabili con fondi pubblici, possono essere sostenute dai filantropi?

«I mecenati possono sostenere idee coraggiose che a volte possono fallire. L’aspetto positivo del mancato successo nella ricerca medica è che non significa necessariamente aver fallito. Nella ricerca, nessuna strada è sbagliata, ma piuttosto un passo in avanti verso nuove conoscenze, magari inaspettate, che ci portano più lontano».

Può farci qualche esempio concreto dei progetti in corso?

«Vorrei tornare alla visione del professor Scharl, che è già riuscito a dimostrare come alcuni batteri aiutino a combattere il cancro al colon. Se comprendiamo ancora meglio i compiti dei singoli batteri, potremo essere in grado di utilizzarli anche per altre malattie. Un altro progetto è quello della professoressa Gabriella Milos. L’esperta ticinese di disturbi alimentari sta lavorando sul tema dell’anoressia, una malattia che mette a rischio la vita. Gabriella Milos include i fattori metabolici, oltre a quelli psicologici, della malattia. Sta studiando un ormone che potrebbe far uscire il corpo dal metabolismo ipocalorico. Questo, in futuro, dovrebbe rompere il circolo vizioso della malattia e supportare la psicoterapia».

Comunicazione e pazienti, un’area che può essere ottimizzata. Cosa possono fare i filantropi in questo settore?

«Le esigenze dei pazienti sono centrali per il nostro ospedale. Pertanto processi e attività sono continuamente perfezionati, per guadagnare più tempo per i pazienti, rispondere al meglio a tutte le esigenze e incrementare la loro soddisfazione. Alcune migliorie comportano dei costi, soprattutto nell’area delle tecnologie. Questo mi riporta a parlare del carico di lavoro dei medici che vorremmo ottimizzare, grazie anche ai mecenati della Fondazione USZ. Una maggiore disponibilità di tempo può essere ottenuta anche da un programma più efficiente per la registrazione dei dati dei malati. Il tempo così guadagnato è disponibile per migliorare la comunicazione con i pazienti. A prima vista, i progetti infrastrutturali possono non essere i più attraenti per un mecenate, tuttavia alleggeriscono il carico di lavoro di infermieri e medici nella routine ospedaliera quotidiana, e quindi sono molto efficaci».

Quali progetti sosterrà la Fondazione USZ tra cinque anni? Cosa vorrebbe aver realizzato per allora?

«Le dinamiche della medicina sono impressionanti e il potenziale di innovazione dell’Ospedale universitario di Zurigo è straordinario. Pertanto, non è ancora possibile dire quali progetti avveniristici decolleranno con l’aiuto di fondi filantropici. La nostra filosofia è quella di sostenere in modo rapido e agile i progetti che hanno un maggiore impatto sulla nostra salute».

Qual è la sua visione? Come passare da una medicina di massa altamente specializzata a un concetto di cura che si concentri sulle persone e sul loro benessere piuttosto che sulla prescrizione di farmaci?

«Ho fiducia nella forza e nella capacità di innovazione di centri come l’Ospedale universitario di Zurigo. Se vogliamo comprendere l’essere umano nella medicina nella sua interezza, dobbiamo prenderlo in considerazione da diverse angolature. Nel nostro ospedale questa possibilità esiste già. La Fondazione USZ ha il potenziale per integrare sempre più visioni, metodi e prospettive nel senso di un approccio interdisciplinare, interprofessionale e olistico».

Chi è Corinna Adler

Corinna Adler è direttore generale della Fondazione USZ. Ha studiato economia agraria al Politecnico di Zurigo. Da 17 anni si occupa della realizzazione di partenariati filantropici di lungo respiro, soprattutto nel campo della medicina e della ricerca universitaria. È membro del consiglio di amministrazione di diverse fondazioni erogative. La Fondazione USZ è la fondazione indipendente di pubblica utilità dell’Ospedale universitario di Zurigo. Grazie ai suoi donatori, promuove innovazioni mediche che migliorano significativamente la qualità di vita delle persone. www.usz-foundation.com.